PdL Senato: “Editoria. Malan: Misure immediate per non affossare giornali di opinione”

Approda oggi all’esame dell’Aula il decreto sull’editoria relativo al riordino dei finanziamenti alle imprese e alla vendita della stampa quotidiana e periodica. Si tratta di un tema molto delicato e necessario, secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per l’Editoria, Paolo Peluffo, “per dare trasparenza al meccanismo di erogazione dei contributi che si stanno riducendo nella misura in cui tutto il Paese è chiamato allo sforzo impegnativo di risanamento del bilancio pubblico”.

Dopo la stretta sui fondi per la Stampa nel 2011, infatti, il Governo ha deciso di ripristinarne una parte. Dai 47 milioni di euro inizialmente previsti, si passerà a 120 milioni, in attesa della definitiva riforma del 2014. Un rinnovamento atto a garantire la trasparenza ed evitare il perdurare di situazioni anomale, come il rimborso a giornali che addirittura non arrivano in edicola o non vendono nemmeno una copia. Il tema è al centro di discussioni accese: il monito della Fnsi al Governo è di ‘tenere in considerazione non solo elementi tecnici economici, ma anche di garantire il pluralismo dell’informazione’, valore assoluto da tutelare.

Ne parliamo con il senatore Lucio Malan, relatore del testo.

Quali sono i punti essenziali del provvedimento, senatore Malan?

“Il dl è volto a regolare le modalità d’erogazione dei finanziamenti all’editoria per l’anno in corso, a seguito di una misura approvata nel cosiddetto decreto ‘Salva Italia’ che prevedeva una loro integrale rimodulazione e riduzione. Alla Camera, contemporaneamente, c’è un disegno di legge per definire come dovranno essere questi rimborsi ‘a regime’, ossia nel 2014. Ci sono molte imprese e cooperative che, senza queste somme, non sopravvivrebbero. Pertanto, nell’ambito di una giusta riduzione, è anche ragionevole il loro mantenimento, sia pure con una nuova disciplina”.

Quali sono state, nello specifico, le istanze che hanno portato al dl?

“Oltre a non affossare imprese e cooperative in difficoltà, la necessità era quella di far fronte ad una realtà dove c’è stata una forte riduzione di questi contributi per necessità di bilancio e a seguito di fenomeni di abuso. Essendo i rimborsi in parte proporzionati al numero di copie distribuite, infatti, si sono verificati casi in cui molte copie sono state distribuite in maniera fittizia per poter dar diritto al finanziamento ma che, in realtà, sono state diffuse gratuitamente attraverso canali poco identificabili quali vendite in blocco e strillonaggio. Si tratta di atti non certificabili e dietro ai quali possono nascondersi gli illeciti più spettacolari”.

Quindi è necessario fare ordine?

“Certamente. Questo lo si ottiene attraverso una informatizzazione che, oltretutto, è necessaria per molte altre ragioni. Basti pensare ad una maggiore efficienza produttiva e di distribuzione. Il buon funzionamento di quest’ultima consentirà agli edicolanti e agli operatori di avere il consuntivo dei resi, delle copie vendute e invendute semplicemente controllando sul computer a fine giornata. Per quel che riguarda le spese, il Governo ha pensato – io credo in modo opportuno – di muoversi così: anziché ridurre la percentuale di rimborso per ogni singola voce, diminuire le voci degli indennizzi eliminando, in tal modo, quelle che potevano prestarsi agli abusi. Pertanto continuano ad essere rimborsate le spese per i dipendenti – ossia giornalisti e poligrafici – quelle per l’acquisto della carta, la stampa e le spese di distribuzione. Sono invece state eliminate, salvo poi un futuro recupero di qualcuna di esse con gli emendamenti, altre voci che avrebbero certamente allargato la somma, rendendola impossibile visti i tagli necessari”.

Non vi è ancora molta chiarezza tra i cittadini su chi usufruisce realmente di questi fondi. Vuole chiarire?

“E’ vero, circolano molte voci contrastanti a riguardo. E’ bene specificare che il rimborso per i grandi giornali non esiste più. Resta una aliquota IVA molto agevolata che, peraltro, c’è anche in altri Paesi. Ma gli indennizzi multimilionari che prendevano testate come il Corriere della Sera, Repubblica o il Sole 24 Ore sono un ricordo del passato. E non è un caso che, proprio in coincidenza con la cancellazione di questi contributi, i grandi quotidiani abbiano iniziato la cosiddetta ‘crociata anti-casta’. Rimangono, quindi, solo i contributi per testate con determinate caratteristiche societarie, ad esempio cooperative, ma anche giornali collegati ad una fondazione – come ad esempio l’Unità, Il Manifesto, l’Avvenire, la Padania e Libero”.

Il problema di un ‘riassetto’ dell’editoria non è solo italiano ma globale, anche alla luce dell’avvento di internet. Molte testate storiche hanno recentemente chiuso i battenti. Ritiene che il provvedimento possa contribuire a svecchiare l’editoria italiana?

“C’è un provvedimento specifico per quelle testate che, avendo le caratteristiche per fruire di questi rimborsi, decidono di passare direttamente al digitale. Quanto al discorso dello svecchiamento, dipende dalle iniziative delle singole realtà editoriali. Il decreto è volto più che altro a non affossarle continuando a dare, sia pure in forma ridotta, quel supporto che alcuni vorrebbero addirittura sopprimere ma che, di sicuro, non sarebbe leale abolire da un giorno all’altro. Ognuno dovrebbe ‘campare del suo’, ma bisogna fornire gli strumenti affinché ciò avvenga”.

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