L’Opinione delle Libertà: “Le lettere fuorilegge spedite dalle Entrate”

Quarantadue senatori interpellano Mario Monti sulle “lettere fuorilegge” dell’Agenzia delle Entrate. Primi firmatari dell’appello al Presidente del Consiglio, qui interrogato nel suo ruolo di ministro delle Finanze, sono i pidiellini Lucio Malan, Anna Bonfrisco, Filippo Saltamartini e Valerio Carrara. Ma il documento, spiegano i proponenti, è assolutamente “multipartisan”, e porta le firme di senatori appartenenti a ben sei degli otto gruppi di Palazzo Madama: tra loro anche Stefano Ceccanti (Pd), Elio Lannutti (Idv) e Franco Bruno (Api). Tutti impazienti di ricevere una risposta celere: «L’interpellanza, essendo oggi sostenuta da più di un decimo del Senato, ha assunto carattere di urgenza, cosa che, per il regolamento, impone al Governo di rispondere entro due settimane» dichiara il senatore Malan.

Ma perché i senatori parlano addirittura di “missive fuorilegge”? La vicenda è questa: nei giorni scorsi, l’Agenzia delle Entrate ha inviato ad oltre un milione di contribuenti altrettante richieste di documentazione relative alle detrazioni contemplate nella dichiarazione dei redditi, «imponendo – spiega Malan – una scadenza di soli 30 giorni, in violazione dello Statuto del Contribuente (legge 212/2000), che ne prevede invece 60, e pretendendo inoltre che si producessero documenti già in possesso dell’Agenzia, anche qui in violazione di numerose norme». Ma non sarebbero questi gli unici errori commessi dall’Agenzia. Prosegue infatti il senatore del PdL: «Queste richieste che, per di più, giungono nelle settimane in cui si deve presentare la denuncia dei redditi, non solo indicano come “front-office per ottenere informazioni numeri di telefono cui non risponde mai nessuno ma, in violazione del Codice dell’Amministrazione Digitale, non offrono nemmeno la possibilità di avvalersi della posta elettronica».

Insomma, ancora una volta l’Agenzia delle Entrate, che già non gode di una straripante simpatia da parte degli italiani, ha pensato bene di fornire un nuovo spunto per inimicarsi l’opinione pubblica: «Non manchiamo mai di condannare nel modo più deciso gli episodi di violenza a danno dei dipendenti delle agenzie fiscali – dichiarano i 42 senatori – ma imporre ai contribuenti adempimenti in violazione della legge è il modo più sicuro per attirare la simpatia, sia pure ingiustificata, sugli autori di tali episodi».

L’interpellanza è stata pubblicata in occasione della seduta del senato del 17 maggio. Ora i firmatari si attendono una risposta a giorni. «In caso contrario – assicura Malan – ci faremo sentire finché non riceveremo una risposta esauriente». Ma intanto, seppur indirettamente, una risposta ufficiale è arrivata dalla stessa Agenzia delle Entrate, che attraverso un comunicato stampa ha confermato non solo l’invio delle missive “incriminate”, giustificandosi con il fatto che si tratta di una procedura “consuetudinaria”, ma asserendo per giunta che i destinatari delle lettere sono stati circa il 4% del totale dei contribuenti. Vale a dire, a conti fatti, molti di più del milione paventato da Malan e dagli altri senatori firmatari dell’interpellanza. «Praticamente i burocrati si giustificano dicendo che “si è sempre fatto così”» dice Malan. «Viene da chiedersi se ciò avvenga per una sorta di eccesso di zelo senza secondi fini, per il semplice gusto di vessare il cittadino, oppure per il fatto che esista qualche meccanismo premiale in favore dello “zelante” funzionario che va a caccia di ogni presunta evasione. In questo caso sarebbe un fatto gravissimo».

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