Cattolici senza crediti, ma gli altri senza diritti costituzionali
“Le polemiche sollevate sulla sentenza del Tar, a proposito dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, dimostrano la necessità di aggiornare finalmente le norme sulla libertà religiosa, regolata oggi da una legge del 1929 resa necessaria dal Concordato firmato da Mussolini. Il Concordato è stato rivisto, alla luce della Costituzione, nel 1984, ma la legge sui cosiddetti ‘culti ammessi’ no. Diverse sue parti sono state dichiarate incostituzionali dalla Consulta, ma per il resto resta in vigore il testo dei tempi del fascismo. Dal 1996 si tenta di modificarla, con iniziative sia dei Governi di centrosinistra sia di quelli di centrodestra, sempre senza successo.
In mancanza del pieno riconoscimento dei diritti delle minoranze, diventa così difficile anche per la maggioranza cattolica vedere tutelati quelli che vengono percepiti come diritti.
Per un verso è difficile capire perché l’insegnamento della religione cattolica non dovrebbe dare crediti scolastici, mentre attività anche fuori dalla scuola danno questo vantaggio. Ma è ancora più difficile spiegare perché sei confessioni religiose attendono, anche da oltre dieci anni, le Intese previste dalla Costituzione all’articolo 8. Penso che nessun cattolico voglia privare gli altri dei propri diritti, né i non cattolici vogliono fare alcunché contro la confessione di gran lunga maggioritaria in Italia.
Spero perciò si affronti presto l’intero argomento della libertà religiosa, senza pregiudizi e senza demagogia”.