Corriere della Sera: “Ma su autonomi e Partite IVA sarà assalto in Senato”

Non sarà una passeggiata. Il decreto legge col bonus da 80 euro entrerà nei prossimi giorni nel vivo della discussione parlamentare. E le opposizioni si preparano a presentare una serie di richieste capaci di far saltare il già fragile equilibrio finanziario su cui si regge l’operazione. Ma anche dall’interno della Maggioranza arriveranno proposte di ampliamento della platea dei beneficiari degli 80 euro in busta paga. Ieri, per esempio, la portavoce del Nuovo Centrodestra Barbara Saltamartini ha annunciato che il suo gruppo presenterà «emendamenti per allargare gli 80 euro anche alle famiglie monoreddito con figli, ai lavoratori autonomi e alle partite IVA che sono sotto i 25mila euro». Il decreto comincia il percorso parlamentare dalle commissioni riunite Bilancio e Finanze del Senato. Il termine per la presentazione degli emendamenti scade martedì alle 14, poi partirà la discussione. Che rischia di diventare un palcoscenico per la campagna elettorale per le elezioni europee del 25 maggio. Forza Italia è scatenata.

Spiega Lucio Malan: «Noi proporremo interventi decisi per evitare la palese incostituzionalità del bonus. Che non può essere limitato solo ai lavoratori dipendenti, discriminando, a parità di reddito, gli altri contribuenti, dai pensionati ai lavoratori autonomi, perché ciò è in contrasto con l’articolo 53 della Costituzione». Ora, visto che gran parte dei pensionati e dei lavoratori autonomi (circa 19 milioni in tutto) ha un reddito fino a 28mila euro (il tetto entro il quale viene dato il bonus), significa che l’attuale platea di beneficiari (10 milioni) rischia di triplicare o almeno raddoppiare, escludendo gli incapienti (redditi fino a 8mila euro). Le coperture? «Non le abbiamo ancora individuate, saranno pronte per martedì — risponde Malan — ma, del resto, coperture credibili non ci sono neppure sul bonus del Governo». Forza Italia proporrà anche un taglio «più incisivo» dell’Irap e la cancellazione della norma che anticipa in un’unica soluzione il pagamento sui beni rivalutati dalle imprese, che prima si poteva fare in tre anni: «Anche questa una norma incostituzionale, perché viola il patto fatto con i Contribuenti», dice Malan.

Anche il Movimento 5 stelle prepara un pacchetto di emendamenti per rilanciare, in campagna elettorale, i suoi cavalli di battaglia: introduzione del reddito di cittadinanza; taglio dell’Irap per le aziende sotto i 10 dipendenti; pene severe contro il falso in bilancio; abolizione di Equitalia; limiti alle pensioni d’oro; aumento della tassazione per l’indennità dei parlamentari e tetto di 5mila euro mensili per la stessa; più tagli alla difesa.

«Aspettiamo gli emendamenti e poi decideremo cosa fare», dice Antonio D’Alì (Ncd), uno dei due relatori di maggioranza al decreto (l’altro è Cecilia Guerra, Pd). «Noi siamo disponibili alla discussione, ma tutte le proposte devono essere coperte». Nelle due commissioni riunite (50 senatori) il vantaggio della maggioranza sulle opposizioni, spiega D’Alì, è di 6-7 voti. Non tantissimo. Bisognerà evitare imboscate. Per prudenza, il voto finale in commissione è previsto per il 27 maggio. Dopo il voto europeo, quindi. E in Aula, se sarà necessario, il Governo ricorrerà al voto di fiducia. Perché, come ha detto il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il decreto non può essere stravolto.

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