Gli 80 euro (destinati solo ad alcuni) arrivanno al prezzo dell’aumento (per tutti) delle tasse su risparmi, casa, fondi pensione, benzina e passaporto

Nel frattempo, dall’arrivo del Governo Renzi, 1500 disoccupati in più al giorno e 10 milioni di euro di debito pubblico in più ogni ora

Intervento in Aula durante la discussione della fiducia richiesta dal Governo sul decreto Irpef

Signor Presidente,

nel novembre del 2011 il Partito Democratico fece affiggere dei bei manifesti su cui era scritto: «Berlusconi vattene! La disoccupazione giovanile è al 20 per cento. La pazienza è finita».

Berlusconi se ne è andato (poi abbiamo anche scoperto – da rivelazioni che vanno dall’ex Ministro del Tesoro del Presidente Obama all’ex Primo Ministro spagnolo Zapatero – che se ne è andato per un complotto internazionale). In ogni caso, quale fosse la causa, se ne è andato, e da allora la disoccupazione giovanile – quella che spingeva il Partito Democratico a dire «Berlusconi vattene! La pazienza è finita» – è passata dal 29 per cento al 46 per cento, mentre il livello di disoccupazione generale è passato dall’8 al 13,6 per cento. Sono fredde percentuali – che vogliono, però, dire che ci sono un milione e 430.000 disoccupati in più. Vuol dire 1.500 in più al giorno, più di uno al minuto. Ogni minuto, quindi, un disoccupato in più da quando Berlusconi è stato rimosso dalla carica che aveva ottenuto attraverso elezioni democratiche.

Certo, però questi sono i sacrifici – si dice – che il Paese deve affrontare per risanare i conti. E i conti sono stati risanati nel modo seguente. Quando il Presidente del Consiglio Berlusconi ha lasciato il Governo, il debito pubblico ammontava a 1.888 miliardi di euro: a fine febbraio (ultimo dato fornito dalla Banca d’Italia), a 2.107 miliardi. Quindi 219 miliardi in più, cioè circa 10 milioni di euro di debito pubblico in più ogni ora, costantemente da novembre ad oggi. Però ci riferiamo a fine febbraio.

Poi è arrivato il compimento della Storia ed è arrivato, finalmente, il salvifico Governo Renzi.

Il Governo Renzi, fra le altre cose, ha varato questo provvedimento sul quale oggi è stata posta l’ennesima fiducia, con tempi ridotti a nulla – praticamente – per la discussione generale. In questo decreto, all’articolo 50, comma 7, c’è scritta una cosa molto chiara: l’emissione di titoli di Stato aumenta rispetto alle previsioni. La cifra che è contenuta all’articolo 50, comma 7, è infatti di 40 miliardi, il che non significa un aumento di 40 miliardi ma è il totale cui porta l’ulteriore aumento del debito pubblico: questo sarebbe come si risanano i conti.

Gli effetti sull’occupazione li abbiamo visti, perché ci sono già dei dati nuovi da quando la Storia ha cambiato verso e l’Italia ha cambiato verso: l’Italia ha cambiato verso e, infatti, la disoccupazione è aumentata ulteriormente. E in questo provvedimento, purtroppo, non solo non c’è nulla per farla diminuire, ma ci sono tutte le premesse perché aumenti ancora di più. Ve ne spiego le ragioni: ci sono i famosi 80 euro per alcune categorie di persone, che indubbiamente li riceveranno con piacere (e sarà una buona cosa che facciamo oggi, se la guardiamo isolatamente dal resto), ma quegli 80 euro arrivano al prezzo dell’aumento per tutti dell’imposizione sui risparmi, dell’aumento per tutti della tassa sulla casa, dell’aumento per tutti delle tasse sulla benzina, dell’aumento delle tasse sui fondi pensione e dell’aumento delle tasse sul passaporto. Per cui è un’ignobile partita di giro, una sostanziale truffa che aveva lo scopo di far vincere le elezioni.

Lo scopo è stato raggiunto, ma le elezioni si devono vincere per poi fare il bene del Paese, perché non è un gioco. Non è come il campionato di calcio che, una volta vinto, il risultato è raggiunto. Qui, invece, quello che conta è quello che si fa dopo e, purtroppo, in questo provvedimento che reca pure nel titolo le parole «giustizia sociale», c’è ingiustizia sociale; perché, a parità di reddito, nonostante l’articolo 53 della Costituzione dica che ciascun cittadino deve contribuire secondo le proprie possibilità, ci saranno coloro (e sono i lavoratori dipendenti) che avranno il beneficio degli 80 euro (è solo una piccolissima parte dei lavoratori italiani) e ci saranno invece i lavoratori autonomi e i pensionati che, a parità di reddito, non avranno un bel niente. O, meglio: non solo non avranno un bel niente, ma subiranno anche gli aumenti che ho già citato – l’aumento delle imposte sul risparmio e altri aumenti di tassazione.

Pertanto, ci sono tutte le premesse – e, infatti, stanno già esplicando i loro effetti – per un aumento della disoccupazione, un ulteriore impoverimento del nostro Paese e una minore competitività delle nostre aziende, con effetti – ahinoi – di ulteriore danno per l’Italia. Crediamo davvero che bisognerebbe cambiare verso ma non in questo modo, e cioè aggiungendo alla politica di declino e alla politica depressiva portata avanti dai Governi precedenti anche mosse demagogiche, che non fanno altro che creare ulteriori squilibri nel Paese, portando esattamente nella direzione sbagliata.

Ecco perché noi voteremo – la mia non è una dichiarazione di voto – molto convintamente contro questo decreto, pur sapendo che c’è un effetto positivo del tutto secondario che sono gli 80 euro per questi pochi fortunati. Che sono, in realtà, una partita di giro. Anzi, una partita di raggiro, perché dall’altra parte si portano via molti più soldi. Il tutto, con meccanismi di ulteriore burocratizzazione, di ulteriore difficoltà e di ulteriori adempimenti per le aziende e gli uffici pubblici, che renderanno il nostro Paese ancor più inefficiente.

Di conseguenza, il nostro voto sarà contrario, perché noi siamo a favore della crescita e non per il declino. Siamo del parere che solo dando modo agli Italiani, alle aziende e ai singoli cittadini di esplicare le proprie possibilità nel lavoro e nell’intrapresa ci potrà essere una ripresa, e non con la mano dello Stato sempre più pesante e sempre più invadente, che distrugge le possibilità delle aziende e dei singoli di esplicare i propri talenti e di creare ricchezza a beneficio di tutti.

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