Il senatore Malan scrive al Premier Renzi: No a norme per “soliti noti”

“Sblocca Italia”: Si può risparmiare un miliardo all’anno

Lucio Malan, senatore di Forza Italia, ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio Renzi, chiedendogli di non includere nel decreto ‘Sblocca Italia’ le norme che si leggono in alcune bozze, che consentirebbero “di prolungare di decenni le concessioni esistenti, in alcuni casi già anche scadute, senza alcuna gara, con il sotterfugio della unificazione del rapporto concessorio mediante la costituzione di un unico soggetto concessionario, dove la scadenza viene parificata a quella più lunga (alcune arrivano a 30 anni!) in cambio di un vago “contenimento della pressione tariffaria”.

Al contrario, Malan chiede di “avviare le procedure per regolari gare per l’assegnazione delle concessioni, secondo le norme europee. Non solo i giovani politici hanno diritto ad avere opportunità ma anche le aziende che lavorano seriamente, e che spesso non sono tra i “soliti noti” cui Renzi vuole togliere dalle mani l’Italia. Quei soliti noti – afferma Malan – che sarebbero i beneficiari di procedure contrarie alle norme europee e che produrrebbero un danno ai contribuenti di almeno un miliardo, a causa della mancata competizione se si prorogano concessioni senza gare.

“Lo strumento della concessione – prosegue Malan – in cambio del pedaggiamento è una sorta di acquisto a rate”, e continuare a pagare dopo la scadenza è “un’assurdità” a spese del contribuente-utente. “In realtà, alla scadenza della concessione, i pedaggi dovrebbero andare verso una  drastica riduzione – non un “contenimento degli aumenti”, visto che servono solo più per la manutenzione, per la quale attualmente basta meno del 16% dell’introito dei pedaggi stessi.

Di qui la perentoria richiesta di non varare la norma che ora si legge nelle bozze.

 

 

Testo integrale della lettera

Al Presidente del Consiglio dei Ministri

Dott. Matteo Renzi

 

e, per conoscenza,

Al Ministro dell’Economia

Prof. Pier Carlo Padoan

Al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti

On. Maurizio Lupi

 

Oggetto:

– decreto “Sblocca Italia”,

– anomalia costituzionale

– proroga concessioni autostradali contraria alle norme europee e agli interessi dei cittadini

 

Signor Presidente del Consiglio,

da molte settimane si parla del decreto-legge,  cosiddetto “Sblocca Italia”, e da altrettanto tempo circolano in ambienti extraparlamentari bozze su bozze, sulle quali evidentemente qualcuno formula pareri, chiede e ottiene modifiche. Questo qualcuno non sappiamo chi sia, ma di sicuro non è il Parlamento, cui la Costituzione assegna il compito di legiferare e rappresentare i cittadini della Nazione. Camera e Senato potranno sì intervenire, ma solo quando le norme saranno già in vigore, e modificarle sarà difficilissimo, tra tempi ristrettissimi in Commissione e apposizione della fiducia quasi immancabile da parte del Suo Governo, in Aula.

Questa è la ragione per cui mi permetto di scriverLe ora, quando il legislature de facto quasi unico, il Governo, non ha ancora approvato l’importante provvedimento.

E vengo al punto sul quale ritengo urgente richiamare la Sua attenzione, oltre a quella del Ministro dell’Economia e del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che mi leggono per conoscenza.

Una delle bozze più accreditate (accade che, per caso, anche un rappresentante della Nazione ne venga in possesso) vede – tra i primi articoli – uno dedicato a “Norme in materia di concessioni autostradali”, argomento sul quale il Governo da Lei guidato, il 23 luglio, nel corso dell’esame al decreto competitività al Senato, ha accolto un ordine del giorno a firma mia e dei senatori Piccoli (FI) e Cuomo (PD) che chiede di avviare le procedure delle gare per le concessioni autostradali scadute o in prossima scadenza – cosa che peraltro è un obbligo che ci deriva dalle norme comunitarie, nonché dalla necessità di trasparenza e di competizione aperta che tutti a parole auspicano. In particolare, hanno avuto grande risalto le Sue parole di appena 4 giorni fa sul “togliere l’Italia dalle mani dei soliti ignoti”, che pare siano tradotte in norma da alcune parti del decreto.

Purtroppo, la bozza del decreto “Sblocca Italia”, per quanto riguarda le concessioni autostradali va esattamente nella direzione opposta, consentendo – con ampie excusationes non petitae consistenti nella menzione della necessità di “assicurare gli investimenti” e altro – di prolungare di decenni le concessioni esistenti, in alcuni casi già anche scadute (!), senza alcuna gara, con il sotterfugio della “unificazione del rapporto concessorio mediante la costituzione di un unico soggetto concessionario”, dove la scadenza viene parificata a quella più lunga (alcune arrivano a 30 anni!) in cambio di un vago “contenimento della pressione tariffaria”.

 

Le mie osservazioni:

1)  Si tratterebbe di una aperta violazione delle norme europee.

2) Gli obiettivi di assicurare gli investimenti e contenere le tariffe, per le norme europee e italiane, si raggiungono con le gare, e non con il prolungamento di situazioni esistenti, spesso non determinate da gare, o che hanno goduto di ampi miglioramenti delle condizioni a favore del concessionario.

3)  Per il contribuente e utente italiano, lo strumento della concessione in cambio del pedaggiamento è una sorta di acquisto a rate, in cui la lunghezza del pagamento è parametro essenziale tanto quanto l’entità delle rate stesse. Prorogare una concessione è come stabilire che, per un’automobile acquistata a rate di 500 euro mensili per tre anni, si continui a pagare per altri quattro o cinque, riconoscendo anche un aumento dell’entità della rata (con il pretesto che si è acquistata anche un altro mezzo con rate a scadenza più lunga, cosa che non ha nulla a che fare con il primo acquisto). Palesemente un affare per chi ha venduto l’auto, un’assurdità per chi la compra. L’acquirente, in questo caso, è lo Stato italiano attraverso il Governo, nella sua veste di legislatore “d’urgenza”, ma chi paga è il contribuente-utente italiano, con riflessi evidenti anche sulla competitività delle aziende che fanno circolare automezzi sulla rete autostradale italiana ovvero che, come quelle turistiche, aspettano clienti che devono circolare su quelle vie.

4)  In realtà, alla scadenza della concessione, i pedaggi dovrebbero andare verso una  drastica riduzione , non un “contenimento degli aumenti”, visto che servono solo più per la manutenzione, per la quale attualmente (dati IVCA 2010) basta meno del 16% dell’introito dei pedaggi stessi.

5)  Quanto meno, sarebbe doveroso non vedere aumenti delle tariffe di gran lunga al di sopra del tasso di inflazione, come avviene da anni (ad esempio 3,1% nel 2012, 3,9% per il 2013 e altrettanto per il 2014).

6)  Secondo l’IVCA, nel 2009 gli utenti della rete autostradale hanno pagato 4,6 miliardi di pedaggi. Gli aumenti dei pedaggi stessi dovrebbero aver portato tale somma a 5,5 miliardi, cioè 500 milioni più che se gli aumenti fossero stati contenuti nei limiti dell’inflazione nei soli ultimi 5 anni. Il risparmio per i contribuenti/utenti sarebbe dunque come minimo di 500 milioni all’anno, almeno raddoppiabili con l’introduzione di una sana competizione nel settore: totale almeno 1 miliardo.

7)   Sono proprio “i soliti noti” quelli che si avvantaggerebbero di quel miliardo, mentre sarebbero “i soliti ignoti” milioni di contribuenti a doverglielo pagare, per decreto e per successiva fiducia nel Governo Renzi. Poiché quel risparmio genererebbe maggiore competitività, andrebbero calcolati i costi anche in termini di maggiore disoccupazione e chiusura di aziende, che a loro volta danno gettito, senza contare le sanzioni per violazione delle norme europee.

Le chiedo perciò, signor Presidente del Consiglio dei ministri, di non includere tale norma nel decreto ma, al contrario, di avviare le procedure per regolari gare per l’assegnazione delle concessioni, secondo le norme europee che, in questo caso, sono del tutto condivisibili. Non solo giovani politici hanno diritto ad avere opportunità, ma anche le aziende che lavorano seriamente e che spesso non sono tra i “soliti noti”, i quali potranno partecipare ma, appunto, competendo con gli altri.

La saluto augurandoLe un proficuo lavoro a favore degli Italiani, che non è esclusiva del potere Esecutivo.

 

Senatore Lucio Malan

Roma, 28 agosto 2014

 

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