Si equipara il poveraccio al grande criminale, con una pena superiore a quella prevista per l’omicidio colposo

“Sì” alla lotta all’evasione fiscale, “no” alla condanna fino a 8 anni di carcere per una legge nebulosa

Dichiarazione di voto sul provvedimento concernente il rientro dei capitali detenuti all’estero e l’autoriciclaggio

Quante volte abbiamo sentito dire «Mai più condoni!» quando li hanno fatti i Governi non di sinistra o non di sinistra con qualche aggiunta. Infatti, ci viene detto che quello al nostro esame non è un condono ma è una voluntary disclosure. Il fatto di usare dei termini in un’altra lingua non cambia molto la sostanza perché, leggendo il provvedimento senza bisogno di avanzare interpretazioni maliziose, leggiamo di un dimezzamento delle pene, della riduzione di certi termini e, per l’appunto, di una serie di misure di riduzione di quelle sanzioni che colpiscono coloro che non hanno rispettato certi adempimenti per quanto riguarda, ad esempio, la costituzione di capitali all’estero. Pertanto, la frase «Mai più condoni!» si deve interpretare come: «Mai più condoni se li fanno gli altri ma, se li fa il Governo nostro, della Sinistra, i condoni ci piacciono».

Il condono ha sicuramente degli aspetti problematici, ma – che si chiami condono o voluntary disclosure – esso dovrebbe comportare dei benefici, nel senso che dei capitali rientrano in Italia e le casse dell’erario incassano qualcosa che non erano riuscite ad incassare nel passato. Pertanto ci dovrebbe essere un aspetto positivo, in termini di maggiore denaro che circola nel nostro Paese: visto che ci sono tanti e tanti modi per cui il denaro se ne va dal nostro Paese, se esso ritorna è il benvenuto, per il solo fatto che comporta un’iniezione di liquidità e di ricchezza. Se poi lo Stato incassa anche qualcosa, riuscirà a coprire delle spese, a ridurre l’aumento dell’indebitamento e, in teoria, dovrebbe magari porre i presupposti per ridurre qualche imposta. Ma così come è fatto – allo stesso tempo si vuole fare il condono e dire che non è un condono, in altre parole si fanno le cose a metà – non porterà alcun beneficio. Pertanto, dovremmo renderci conto che da qui verrà fuori assai poco.

Sappiamo bene che si è voluto completare a tutti i costi questo provvedimento senza apportarvi cambiamenti, che pure noi abbiamo proposto per renderlo più efficace e non più accomodante nei confronti degli evasori fiscali o, comunque, di coloro che hanno infranto le regole finanziarie. Abbiamo proposto dei cambiamenti per renderlo più efficace, per fare in modo che il denaro rientri davvero in Italia, per fare in modo che il denaro che dovrebbe incassare il fisco venga incassato per davvero. Noi abbiamo fatto le proposte, ma bisogna correre perché si spera che gli effetti finanziari del provvedimento si avverino sin dal 2014, in modo da aggiustare alcuni problemi di bilancio. Sono tutte cose comprensibili che però, fatte in questo modo, non verranno realizzate.

In realtà, sarebbero altri i modi per indurre a riportare il denaro nel nostro Paese. Desidero ricordare che un cittadino italiano che porta il danaro all’estero non commette reato: commette reato se porta all’estero del danaro di cui è venuto in possesso in modo illecito, ma il solo fatto di trasferire del denaro dal nostro Paese in un altro non è un illecito. Pertanto, dobbiamo puntare alla ricchezza che può venire nel nostro Paese in termini di investimenti, e intendo riferirmi agli investimenti imprenditoriali e alle attività che creano posti di lavoro.

Dovremmo puntare ad attirare le imprese con quanto serve davvero e non con questo finto condono che vuole non essere tale e non ha gli effetti positivi dello stesso condono. Bisognerebbe – per esempio – non rendere il nostro Paese una sorta di Stato di Polizia tributaria, per cui chiunque sia in possesso di qualcosa, chiunque abbia il torto di fare un’attività è immediatamente, sin dalla partenza, dalla parte del torto: di base è un evasore, di base è un delinquente e, solo se dimostra di non esserlo, può godere della clemenza. Un tale atteggiamento, che è burocratico, a cui aggiungere i controlli (doppi o tripli) e i moduli da compilare all’infinito, per evitare il riciclaggio, questo e quest’altro, sono tutti motivi che fanno andare via i soldi dal nostro Paese. Altro che farli rientrare!

Queste sono le cose che bisognerebbe fare. Bisognerebbe riformare sul serio la Giustizia, evitare casi come quello che ha visto coinvolto l’amministratore delegato di Fastweb (ma potremmo citarne anche altri), per mesi agli arresti per un fatto che si è rivelato totalmente infondato: una azienda ha rischiato di essere distrutta per un errore giudiziario che nessuno pagherà, perché non si vuole introdurre la responsabilità civile dei magistrati. Sono questi i fatti che tengono lontani gli investimenti dal nostro Paese e tengono lontano i soldi degli italiani e degli stranieri che vorrebbero venire nel nostro Paese.

Si vogliono fare le cose, ma poi non si fanno. Il Presidente del Consiglio ha detto in più di una occasione che il meccanismo di pagamento delle imposte è incomprensibile. Ha detto che ci sono delle norme poco comprensibili, prendendosi naturalmente gli applausi della platea che aveva davanti quando lo affermava. Se le norme fiscali sono poco comprensibili, può accadere che uno compie evasione fiscale senza rendersene conto, proprio per l’estrema complessità delle norme, oltre che per l’opinabilità della loro interpretazione.

Un ex vice Ministro – che l’attuale Presidente del Consiglio finge di non conoscere, nonostante sia del Partito Democratico – l’onorevole Stefano Fassina, ha anche detto che in certi casi ci sono degli imprenditori che evadono le tasse per poter pagare i propri dipendenti o per far sopravvivere la loro azienda; e non nel medio ma, addirittura, nel breve termine – anche per poter domani pagare le imposte dovute. Di fronte a questo qual è la reazione? Cercare di rendere il Fisco più umano? Non ne abbiamo tracce. C’è un’ottima delega fiscale che è stata approvata nel febbraio scorso (il cui iter era già partito con il Governo Berlusconi e gran parte del lavoro è stato poi fatto con il Governo Letta): il 70 per cento dei decreti attuativi di questa norma non sono stati emanati. Quelle sì che sono cose, anche senza bisogno di fare condoni o condoni mascherati, che potrebbero restituire fiducia a chi vuole intraprendere, a chi vuole lavorare e a chi vuole pagare le tasse, di conseguenza, in questo Paese, non misure fatte a metà come questa e neanche misure come il cosiddetto antiriciclaggio.

Succede sempre così: si parte con un nobilissimo proposito – quello di colpire i criminali che accumulano, con delle attività illecite, delle grandi ricchezze – e poi, con metodi vari di riciclaggio, facendo circolare i soldi, trasferendoli all’estero da un conto all’altro e intestandoli ad altri, diventano una potenza economica e sfuggono al Fisco e alla Giustizia. Poi si approva una norma per cui il poveraccio che inconsapevolmente, o comunque per piccole somme o per necessità, ha evaso un po’ di tasse, se utilizza questi soldi in modi che questa norma che ci accingiamo ad approvare mi pare non definisca assolutamente in modo chiaro (non si capisce bene l’uso personale come si limita), corre il rischio, oltre alle sanzioni già previste per l’evasione fiscale e per eventuali altri reati connessi, di vedersi infliggere una pena da due a otto anni di reclusione. Ricordo che per l’omicidio colposo (sia pure colposo, vuol dire sempre che una o più persone sono morte) la pena non è superiore a cinque anni. Qui si prevede una pena da due a otto anni per chi usi in un modo che è piuttosto nebuloso capire quale sia, il denaro provente o da reati come rapimenti, ma anche da evasione fiscale. Si equipara quindi il poveraccio al grande criminale che fa girare miliardi e che verosimilmente li ha nascosti molto meglio dell’artigiano che magari ha investito i soldi che ha risparmiato dalle tasse nel suo laboratorio, magari per metterlo a norma nel rispetto di una delle 1.000, 2.000, 5.000 norme che regolano tutte le attività produttive nel nostro Paese.

Pertanto, il nostro voto sarà contrario, in quanto siamo favorevoli a combattere l’evasione fiscale – tant’è che con i governi Berlusconi, in particolare dal 2008 al 2011 c’è stato un grande rientro dell’evasione fiscale mai vista né prima né dopo di allora – ma, soprattutto, siamo a favore della possibilità di fare impresa, di lavorare senza avere il terrore di essere condannati magari da due a otto anni di carcere per un’interpretazione opinabile della legge. Siccome l’Italia non è l’unico Paese al mondo, come si vede bene dall’articolo 1, il rischio è che qualcuno, di fronte a queste norme nebulose, punitive e poliziesche decida di andare in altri Paesi dove le norme sono normali; e non parlo di paradisi fiscali, ma di Paesi normali, dove il contribuente è visto come un lavoratore innanzitutto, e solo se viene accertata la sua colpa viene visto come uno che viola la legge. Il rischio è molto grosso e purtroppo è l’Italia vera che rischia di esserne impoverita.

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