La kafala: si rende possibile a tutte le famiglie musulmane in Italia lo sfruttamento, anche sessuale, dei minori

Seconda dichiarazione di voto sulla Ratifica della Convenzione dell’Aja riguardante la responsabilità genitoriale e la protezione dei minori

Signor Presidente, l’articolo 2 chiarisce parecchio su ciò che stiamo per approvare; infatti recita: «Piena ed intera esecuzione è data alla Convenzione, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, inratifica della Convenzione dell’Aja conformità a quanto disposto dall’articolo 61, paragrafo 2, lettera a), della medesima». La lettera a) del paragrafo 2 dell’articolo 61 stabilisce che l’entrata in vigore della Convenzione, per i Paesi che non l’hanno sottoscritta inizialmente, è il primo giorno del mese seguente ad un periodo di tre mesi a far tempo da quando viene ratificata. Vale a dire che oggi votiamo l’autorizzazione, che in pratica è una richiesta al Presidente della Repubblica di ratificare questa Convenzione. Poiché abbiamo apportato alcune modifiche, ci vorrà qualche settimana perché la Camera la approvi, verosimilmente, in un testo conforme; supponiamo che ciò avvenga ad aprile. Questo vuol dire che essa entrerà in vigore a partire dal 1º agosto di quest’anno; rileggo l’articolo che ci accingiamo a votare, spero, per respingerlo: «Piena ed intera esecuzione è data alla Convenzione».

Un soggetto che dal 1º agosto in poi farà richiesta di vedere riconosciuto l’istituto del kafala – del quale ha già chiesto di avvalersi (e credo che sia anche questo ciò che abbia spinto ad andare verso l’approvazione del provvedimento in esame, e abbiamo testimonianze in tal senso) – potrà mostrare la legge che voi oggi state per votare. Pensate che non troverà un giudice di qualche ordinamento, magari amministrativo, che gli darà ragione di fronte ad un rifiuto da parte delle autorità competenti di riconoscere questo bambino? Ricordo che il Comitato italiano per l’Islam, composto da esponenti delle comunità islamiche, e non da chissà quale estremista anti-islamico, ci ha ammoniti sul pericolo di abusi. Ma lasciamo stare gli abusi. Al di fuori di essi, con questa Convenzione diamo vita ad una nuova figura giuridica: in Italia esistono l’affidamento e l’adozione. Il bello è che di questo ci occuperemo in sede di esame del provvedimento che seguirà immediatamente, sul quale si svolgeranno discussioni, perché ci sarà chi ritiene che non bisogna ulteriormente confondere i due piani e chi invece ritiene positivo avere una sorta di affidamento che in molti casi sfocia nell’adozione. Quale che sia l’esito di quella discussione, quale che sia l’opinione che abbiamo su quella discussione, noi qui stiamo introducendo una cosa nuova, che ha le caratteristiche dell’adozione per quanto riguarda la sua stabilità (poiché è permanente) e ha le caratteristiche dell’affidamento per il fatto che non comporta l’ingresso dell’affidato nella famiglia alla quale è affidato; e tutto ciò è concesso soltanto alle famiglie islamiche (lo dice la parola stessa «kafala»).

Dunque, potrebbe esserci un bambino di un qualche Paese a maggioranza musulmana (o anche non a maggioranza musulmana), per il quale una famiglia, che deve per forza essere di religione islamica, ha chiesto di avvalersi di questo istituto. Ma, se questo stesso bambino è oggetto di una richiesta da parte di una famiglia che non sia di religione musulmana, non ci si può avvalere di questo istituto, ma ci si deve obbligatoriamente avvalere degli istituti previsti dalla legge italiana. Non viene allora il lieve sospetto che qui abbiamo una violazione dell’articolo 3 della Costituzione, che prevede che tutti i cittadini siano uguali? Non viene questo lieve sospetto? Non viene il lieve sospetto che ci sia anche una coartazione della libertà religiosa? Non viene il lieve sospetto che dovremmo aspettare prima di votare una cosa sul cui pericolo siamo stati ammoniti da un organismo del Governo, peraltro mai smentito?

Questo è il bello: non è venuto fuori alcun documento di nessun organismo paragonabile che ha detto che quelli del Comitato per l’Islam italiano del 2010 stavano sognando e che questi pericoli non ci sono. Questi pericoli invece non solo ci sono, ma sono riconosciuti in Paesi a stragrande maggioranza islamica, che applicano gran parte del diritto islamico. Il Bahrein – l’ho già detto, ma lo ripeto, forse qualcuno potrebbe pensare che non dovremmo essere più accomodanti del Bahrein nei confronti dell’introduzione di questi istituti – ha abolito questo istituto. In Arabia Saudita, nel Qatar e negli Emirati Arabi Uniti ci sono grandi discussioni, anche a livello delle autorità che non sono precisamente un modello di libertarismo, di garanzia degli individui, di eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne o di tutela dei minori rispetto a matrimoni in età indecenti. Ebbene, in questi Paesi ci sono grandi discussioni perché le autorità stesse (parliamo dei Ministeri di questi Paesi) hanno osservato fenomeni in cui questo istituto viene usato per lo sfruttamento (anche sessuale) dei minori, oltre che dei maggiorenni, poiché in quei Paesi è possibile utilizzare l’istituto della kafala anche per i maggiorenni. Qui sarebbe solo per i minorenni; non mi sembra che la cosa migliori molto e non capisco questa ostinazione nel voler andare avanti.

Io apprezzo molto quello che hanno fatto le relatrici: prima hanno detto che hanno sbagliato quando hanno chiesto lo stralcio; non hanno sbagliato, hanno fatto benissimo a chiedere lo stralcio. Lo stralcio riduce il danno e – dicono – ci dovrebbe dare più tempo per pensare. Ma – ripeto – dal 1º agosto qualcuno, che magari già da anni ha fatto richiesta di poter portare (con le migliori intenzioni) un bambino o una bambina in Italia con lo strumento della kafala, andrà da qualcun’altro a reclamare il suo diritto sulla base di questo articolo 2, dicendo che qui c’è scritto che la Convenzione ha piena e intera esecuzione. Non c’è scritto che poi vedremo il da farsi, né che si rimanda tutto al recepimento nell’ordinamento interno.

Quanto al fatto che si prevede che, comunque, l’applicazione di questa norma non possa comportare pericoli per l’ordine pubblico, mi chiedo se lo sfruttamento di un minore sia forse una questione di ordine pubblico: purtroppo è fin troppo privato. Avverrà in casa e avverrà nel chiuso, nell’ambito di una cultura che spesso – come dire – tutela molto la privacy. Lo fa spesso: ci sono naturalmente anche in questo caso varie gradazioni. Dunque non ci sarà alcun problema di ordine pubblico e non lo verrà a sapere nessuno, tranne le vittime che ci potranno essere. Lo ripeto, ci saranno tante famiglie che lo vorranno fare con le migliori intenzioni, ma lo faranno attraverso un istituto che attualmente non concediamo a nessuno. Nessuna famiglia italiana oggi e nessuna famiglia italiana non islamica domani potrà avvalersi di questo istituto, che consente di prendere un bambino definitivamente con sé senza farlo entrare nella famiglia, senza farlo entrare nell’asse ereditario, senza avere la proibizione di avere rapporti sessuali con questa persona e senza avere alcun altro effetto se non quello di avere un affidamento permanente. Ebbene, ciò sarà invece reso possibile, contrariamente a ogni principio che vale per tutti gli altri cittadini italiani. (Applausi dal Gruppo FI-PdL XVII).

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