Per la mera convenienza della Maggioranza si abolisce la Costituzione e si cancellano le regole democratiche

Chi dice che, con questa riforma, si creeranno le condizioni per il regime, da oggi si sbaglia perché il regime c’è già

Intervento in Aula nella discussione sulla riforma costituzionale (illustrazione degli emendamenti presentati all’articolo 2)

Signora Presidente, non sono primo firmatario di emendamenti, ma intervengo in sostituzione dei colleghi del mio Gruppo.

Signora Presidente, in realtà non so di cosa stiamo parlando. La sostanza non c’è nella discussione perché, se ogni regola viene travolta, sono inutili anche l’articolo 2 e la stessa Costituzione.

Se chi ha la forza in mano la adopera senza freno e non applica alcuna regola, norma e consuetudine, di cosa stiamo parlando? Aboliamola proprio la Costituzione, in quanto già lo stiamo facendo. L’articolo 72, comma 1, della Costituzione, prevede che ogni disegno di legge venga esaminato dalla Commissione e dall’Assemblea. La Commissione non ha però esaminato il provvedimento in oggetto. La cosa paradossale è che, siccome la Commissione non l’ha esaminato, in Aula non c’è diritto di presentare emendamenti perché qualcuno ne ha presentati troppi. Un domani, questo qualcuno potrebbe essere uno d’accordo con il Governo, d’accordo con la Maggioranza (ché, in teoria, non c’entra il Governo e sappiamo benissimo che è un atto d’imperio del Governo). C’è dunque qualcosa che il Governo vuole approvare senza discuterlo? Benissimo. Qualcuno presenta quei famosi algoritmi, poi bisogna stabilire – perché non sappiamo qual è – il limite: 500.000 andava bene? Quant’è, 501.000 che è troppo? 600.000? Quando si toccano le sette cifre del milione? Non si sa.

Io mi sono letto il resoconto stenografico del discorso in cui il Presidente ha dichiarato l’irricevibilità – se ho capito bene, perché francamente non è stato chiarissimo o, almeno, io non l’ho capito completamente – di tutti gli emendamenti presentati per l’Aula. Pertanto, in Commissione non si discute e in Aula ci si basa su quelli della Commissione: è davvero una cosa paradossale. Sarebbe come dire che un domani – visto che il Senato non avrà più voce, se non nei cambiamenti della Costituzione – si potrà dire che, poiché il Senato non l’ha discusso, non si discute neanche alla Camera: è lo stesso criterio, ossia un criterio demenziale, contrario a ogni regola.

Si tratta dunque solo di quelli presentati su supporto magnetico? E questo, nell’epoca in cui in quest’Assemblea, con la massima solennità e con l’unanime voto, si dice che bisogna smaterializzare? “Il nostro obiettivo” – ha detto la Presidente dell’altro ramo del Parlamento, però qui si fanno le analogie quando fa comodo – “è una Camera a zero carta”. Zero carta, dunque zero emendamenti, le due cose vanno insieme: se li presenti su carta, non va bene perché danneggi l’ambiente; se li presenti su supporto elettronico, non va bene perché, poi, una cosa tira l’altra e magari ne presenti anche tanti.

Allora: lo so che 85 milioni di emendamenti è sicuramente un eccesso, ma qui si è caduti in quello opposto. Mi ero immaginato che qualcuno, facendo una forzatura veramente enorme, applicasse il Regolamento della Camera, là dove prevede la possibilità che venga imposto un numero massimo di emendamenti, con il solo vincolo posto dal Regolamento – e limiti più alti possono essere trovati dalla Presidenza – di garantire per ogni Gruppo almeno due emendamenti per ogni articolo. Qui si è andati oltre. Perlomeno, ci sarebbe stato un supporto reale e un qualche pezzo di carta, con, da qualche parte, un simbolo o lo stemma della Repubblica italiana, che diceva la stessa cosa: sarebbe stato applicare al Senato cose della Camera, cosa che è già stata fatta, quando ha fatto comodo, in altre circostanze. Qui, invece, secondo quanto ho letto, prendiamo l’articolo 55 del Regolamento, di cui francamente credevo di avere già una conoscenza, però mi sono detto “forse mi è sfuggito qualche giro di frase”. L’ho riletto, ma non c’è assolutamente nulla che neanche suggerisca la possibilità di escludere neppure un subemendamento, altro che 85 milioni.

Allora, se da un eccesso passiamo ad un altro, si comprende l’eccesso; che, peraltro, è già quello precedente, quello per cui in Commissione non è che non si sia votato perché gli emendamenti erano 500.000 (in passato si è sempre comunque provato a votare, perché poi ci possono essere ritiri, come infatti è avvenuto) ma perché i Signori della Maggioranza non avevano la maggioranza. Questa è l’unica ragione, cioè la convenienza della Maggioranza o, per meglio dire, del Governo o, per meglio dire, del signor Matteo Renzi – l’unico uomo al comando. E dunque non si è votato in Commissione: questa è una forzatura. Questa era la forzatura tremenda: gli 85 milioni sono una risposta ad essa.

A questo ci poteva essere un’altra risposta, cioè una proposta di cambiare il Regolamento introducendo una norma analoga a quella della Camera, che a me non piace ma è chiaro che di fronte a certi eccessi sarebbe stata giustificabile. Qual era il problema? Questa modifica al Regolamento poteva prendere due settimane – anche perché non c’è da scrivere un poema, è già scritta nel Regolamento della Camera, quindi bastava copiarla. Si modificava il Regolamento, con le norme prescritte dal Regolamento stesso, e poi si faceva una cosa rispettosa delle regole, perché non è spaventoso il fatto che sono stati cancellati 85 milioni di emendamenti, ma che sono state cancellate le regole unicamente per questioni di convenienza, in nome del fatto che la Conferenza dei Capigruppo, a stretta maggioranza, ha stabilito il 13 ottobre come data ultima. Siccome la Conferenza dei Capigruppo a maggioranza (stretta o larga che sia) può anche stabilire che il voto finale si può fare tra 10 minuti (se trovate nel Regolamento qualcosa che lo impedisca me lo segnalate), di conseguenza se, tra 10 minuti, si stabilisce il voto finale, non si può né parlare né dichiarare il voto – perché lo ha stabilito la Conferenza dei Capigruppo, lo hanno stabilito i cinque signori che credo siano i rappresentanti dei Gruppi di maggioranza. Nella futura Camera sarà una persona, sarà il Capogruppo del Partito Democratico, probabilmente sarebbe normale che lo facesse lo stesso Presidente del Consiglio per conglobare ma, tanto, sarà un suo designato. Pertanto, questa persona da sola stabilisce la data finale e, sulla base di ciò, si può concedere di fare qualche voto formale se la cosa aggrada a Sua Maestà, altrimenti, se così non è, non si fa nulla.

Oggi stiamo stabilendo questo, altro che una sola Camera e i nove tipi di lettura! Questo stiamo stabilendo! È una cosa mostruosa e totalmente inaccettabile: non per il suo contenuto, ma per il suo metodo, perché se l’unico criterio è la convenienza della Maggioranza, ogni eccesso è possibile. Quando si dice che con questa riforma si creeranno le condizioni per il regime si sbaglia, da oggi si sbaglia, perché il regime c’è già.

Si tratta di un Governo che non rispetta le regole, che le asfalta, che ci ride sopra: con una risata cancelleremo gli emendamenti. Immaginavo che questa fosse una tronfia, tracotante, inaccettabile smargiassata fatta per compiacere il pubblico grasso, il pubblico incolto; invece era proprio così: con una risata. Ma come? C’è una regola che dice di fare in un certo modo, e chi se ne importa? Le regole valgono per gli altri, valgono sempre per gli altri; le regole valgono quando fa comodo. Sentiamo cianciare a proposito degli appalti che devono essere fatti bene, che devono essere fatti rispettando i criteri; la cosa più semplice è non fare l’appalto, così lo dai subito agli amici del Governo e qualcuno si intasca i miliardi mentre i Comuni devono penare facendo appalti per 100 euro. Questo è ciò che stiamo introducendo oggi.

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