La riduzione degli oneri e dei tempi della Pubblica Amministrazione rischia di essere vanificata dall’inserimento, a ogni nuova legge, di nuovi adempimenti

Interrogazioni sulla riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, centrali e territoriali, e sulla riforma della disciplina del pubblico impiego e della dirigenza

 

Prima interrogazione del senatore Malan

Signor Ministro, la gravosità degli adempimenti burocratici è indicata da molti imprenditori come il principale ostacolo alla nascita di nuove aziende e iniziative imprenditoriali – e, dunque, di posti di lavoro. Quesiti, questionari e relazioni destinate ad altri uffici pubblici occupano una parte rilevante del tempo di lavoro dello stesso personale della Pubblica Amministrazione, in particolare nei Comuni, ad esempio in osservanza alle norme asseritamente volte a contrastare gli sprechi e la corruzione. Tali norme vengono sempre inserite attraverso la legge con la dicitura «senza ulteriori oneri per lo Stato»; tuttavia, l’onere non è in denaro, bensì in tempo della Pubblica Amministrazione che viene sottratto ad altri impegni.

Esiste uno studio che accerti quanta parte del tempo di lavoro della Pubblica Amministrazione è dedicato ad adempimenti interni e quanta invece al reale servizio dei cittadini? Cosa intende fare il Governo per porre un limite al dilagare quasi in ogni legge di nuove autorizzazioni, relazioni, controlli sovrapposti, limitazioni e simili che gravano sui cittadini, le aziende e gli uffici pubblici?

 

Risposta del ministro Madia

[…] Prima di tutto, due aspetti citati in due domande – quella del senatore Malan e quella del senatore Crimi – ovvero la mole di autorizzazioni diverse che oggi ci sono nel nostro Paese. Per fare uno stesso intervento, spesso in ognuno degli 8.000 Comuni chiedono autorizzazioni diverse, danno la possibilità al cittadino di chiedere autorizzazioni attraverso moduli disparati, non standardizzati, che a volte non necessitano di autorizzazione espresse e prevedono la possibilità di farlo con la SCIA – quindi con Segnalazione Certificata di Inizio Attività – salvo poi richiedere insieme alla SCIA tante altre autorizzazioni. È in questa giungla che ci muoviamo con una parte importante di deleghe, che vanno dalla Conferenza dei servizi (decreto legislativo che porteremo in Consiglio dei ministri prima di Natale), alla delega che deve chiarire una volta per tutte cosa si può fare con Segnalazione Certificata di Inizio Attività e cosa invece necessita di autorizzazione espressa – passando però per una standardizzazione delle autorizzazioni, per una modulistica unica e per un unico punto di contatto tra cittadino, impresa e amministrazione, in modo che si semplifichi tutta la giungla delle autorizzazioni.

Sottolineo che noi tutto questo lo facciamo senza introdurre nuovi istituti giuridici. In questa riforma, e a maggior ragione negli importanti interventi attuativi che portiamo avanti sulle autorizzazioni, non introduciamo nuovi istituti giuridici ma – dopo un attento confronto con i cittadini, le imprese e le diverse realtà territoriali – agiamo modificando profondamente i blocchi che ci sono stati negli attuali istituti giuridici e negli attuali meccanismi delle autorizzazioni, per fare in modo che non si rimanga più ostaggio di incertezze dovute a eccessive complicazioni. […]

Testo integrale dell’intervento

 

Replica del senatore Malan

Signor Ministro, La ringrazio per la sua risposta e per il proposito di ridurre gli oneri e gli adempimenti interni della Pubblica Amministrazione attraverso l’attuazione della riforma della Pubblica Amministrazione stessa. La mia domanda era però un pochino più ampia e si riferiva al fatto che, nelle altre norme e nelle altre leggi, si introducono a piene mani nuovi e nuovi adempimenti. Confido, per il bene di tutti quanti, che i suoi propositi riescano a essere implementati, però devono anche prevenire l’inserimento di nuovi e nuovi adempimenti. Indubbiamente ci sono delle norme che, se ben attuate, garantiranno la possibilità di adempiere più rapidamente o in modo meno oneroso a quanto già viene imposto però, se a ogni legge se ne aggiunge un’altra, andiamo contro quell’obiettivo importantissimo di rendere efficiente la Pubblica Amministrazione – come Lei stessa ha detto. Si tratta di un obiettivo importantissimo; più che i tagli alla Pubblica Amministrazione, è necessario renderla efficiente, perché può e deve essere una risorsa per il nostro Paese e non essere considerata semplicemente un costo.

 

 

Seconda interrogazione del senatore Malan

Signor Ministro, io avevo preparato una domanda riguardante l’applicabilità del licenziamento, applicando le norme del jobs act alla pubblica amministrazione; poiché a questa domanda ha già risposto nella tornata precedente, mi permetto di suscitare il punto opposto, cioè la premialità nella pubblica amministrazione. Come intende inserire delle norme che premino davvero il merito nella pubblica amministrazione, tenendo conto che il merito, ovvero il non demerito, consiste anche nell’evitare un eccessivo fiscalismo o, addirittura, un ostruzionismo da parte della pubblica amministrazione? Pur non costituendo questo un reato, come chiaramente lo è prendere una tangente per dare una autorizzazione, anche negare questa autorizzazione a priori, o farla aspettare anni e anni, produce danni gravissimi alla nostra economia. C’è addirittura il rischio che il funzionario che si comporta in questo modo venga visto come un ferreo e lodevole difensore del diritto mentre, invece, procura un danno alla collettività.

 

Risposta del ministro Madia

Signor Presidente, credo che la retorica dei fannulloni non abbia fatto bene all’Italia e soprattutto alla pubblica amministrazione migliorandone i servizi per i cittadini. Da questo punto di vista, colgo con soddisfazione la domanda del senatore Malan, che ha chiesto quali saranno i meccanismi di premialità, quali saranno le modalità per fare in modo che il dipendente pubblico che lavora bene si veda riconosciuto che quel lavoro è fatto bene. E rispondo a tale domanda unendovi quella sul ruolo unico e sulla dirigenza.

Credo che la vera risposta sulla premialità stia nei meccanismi che noi profondamente cambiamo nella carriera dei dirigenti, e cioè di chi ha le maggiori responsabilità nella pubblica amministrazione, con l’introduzione del ruolo unico. Il ruolo unico nella sua attuazione continuerà – come ci dice la nostra Costituzione – a puntare sui dirigenti di ruolo assunti per concorso, creando però una competizione vera nel conferimento degli incarichi a questi dirigenti. Significa che gli incarichi che assumeranno i dirigenti saranno di maggiore o minore responsabilità di volta in volta, a seconda di come l’incarico precedente è stato svolto. […]

Credo che questo nuovo meccanismo che introdurremo attuando la delega sul ruolo unico ci consentirà davvero, e non a parole, di introdurre altri meccanismi che, portando la premialità vera a chi fa bene nella pubblica amministrazione, riconoscono che i dipendenti pubblici sono il motore della stessa pubblica amministrazione e del cambiamento dei servizi che noi dobbiamo offrire ai cittadini e alle imprese per una maggiore competitività del Paese, e non solo. Serve anche ad avere un Paese più giusto, con pari opportunità e più umano, dove le persone non sono obbligate a perdere troppo tempo tra gli uffici, tempo che magari potrebbero dedicare alla loro vita, agli affetti e alle scelte che liberamente vogliono fare.

Questo è un punto importante che si lega a una norma già in vigore, e cioè quella del silenzio-assenso tra amministrazioni, e anche in tale caso rispondo a un inciso del senatore Malan. Quella disposizione, che è stata anche strumentalmente contestata sostenendo che dovrebbe prevedere costruzioni ovunque, in realtà non è nient’altro che quel principio di civiltà per cui gli uffici devono rispondere e anche rispondersi tra di loro. Altrimenti il procedimento si forma con l’assenso dell’ufficio e quindi del dirigente che non ha risposto, che però con quell’assenso si assume anche la responsabilità della formazione del procedimento. Io credo che questa norma garantirà davvero che non ci siano più blocchi tra amministrazioni e, quindi, mancate risposte e incertezze per i cittadini e le imprese.

Testo integrale dell’intervento

 

Replica del senatore Malan

La ringrazio, Ministro, per quanto ha detto riguardo alla premialità rispetto ai dipendenti dello Stato, in particolare ai dirigenti. Io sono meno ottimista di Lei per quanto riguarda l’efficacia delle norme che sono state approvate e che il Governo, in gran parte – com’è normale che sia – deve ancora attuare, ma condivido pienamente con Lei gli obiettivi.

Alla luce di quanto ha dichiarato, c’è un elemento sicuramente positivo: poiché, secondo quanto ha detto, il dirigente sarà effettivamente responsabile non soltanto di adempimento burocratico in sé, ma del risultato effettivo che si otterrà, ovvero del beneficio concreto derivante dalla sua azione, a sua volta evidentemente il decisore politico, che nomina o comunque colloca o dà incarico ai dirigenti, sarà direttamente responsabile. Credo che questo sia un aspetto sicuramente positivo.

Mi permetto di dire che, quando nel 2002 fui relatore di un provvedimento che andava in questa stessa direzione, fummo attaccati ed accusati di occupare la pubblica amministrazione. Credo che sbagliassero coloro che allora ci attaccavano, e alcuni sono gli stessi che sostengono oggi la riforma.

L’obiettivo è la responsabilità: chi fa bene deve andare avanti e deve poter continuare a fare bene, e chi sbaglia deve quantomeno avere incarichi di altro tipo, e su questo sicuramente concordo.

 

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