Si chiede rigore sugli appalti da 50mila euro per, poi, regalare decine di miliardi a partecipate amiche

A che serve un provvedimento sugli appalti se gli appalti non si fanno più?

Intervento in Aula nella discussione della delega al Governo in materia di concessioni, appalti e contratti pubblici

Signora Presidente, Signor Ministro, Onorevoli Colleghi,

il provvedimento che stiamo esaminando fa sicuramente passi avanti rispetto all’attuale disciplina: introduce misure di garanzia maggiore; ho perplessità su alcuni punti ma sicuramente, nel complesso, crea una situazione migliore di quella precedente – anche grazie al lavoro fatto al Senato e, purtroppo, in parte disfatto alla Camera sotto alcuni aspetti. Ad ogni modo, sicuramente rappresenta un progresso, perché gli appalti sono una questione estremamente importante.

Gli appalti devono essere gestiti in modo trasparente, perché garantiscono la concorrenza; sono la sede privilegiata, in alcuni casi, di ciò che è l’opposto della concorrenza, e cioè la corruzione: appalti pilotati, appalti turbati da varie manovre, e quindi è importante introdurre norme che tutelino rispetto a queste degenerazioni. Lei stesso, signor ministro Delrio, l’11 novembre alla Camera, rispondendo ad un’interrogazione, ha detto che la politica di ordine generale è che le concessioni – si riferisce alle autostrade, probabilmente gli appalti più importanti, quelli i cui singoli atti sono tra i più corposi dal punto di vista sia dell’impatto sulle nostre infrastrutture, sia dell’impatto dei costi, e di conseguenza dei costi sui cittadini che pagano attraverso i pedaggi autostradali – si affidano tramite gara, e quindi attraverso il libero mercato per efficientare la spesa, per il nostro interesse ad aumentare gli investimenti e l’efficienza dei servizi, a garantire la sicurezza sulle autostrade e così via. Ebbene, questi nobili intenti si raggiungono, per l’appunto, come ha detto Lei, Ministro, se le gare si fanno, e se si fanno con norme ottimali come quelle che stiamo per approvare, che migliorano indubbiamente la situazione degli appalti (ci sarebbero alcune osservazioni da fare, ma non voglio soffermarmi su questo). Poi, però, proprio in tema di concessioni autostradali di cui Lei ha parlato alla Camera, mi chiedo se non siamo in una fase di presa in giro, perché Lei ha elencato le bellissime conseguenze prodotte dagli appalti (concorrenza, beneficio per i cittadini, beneficio per lo Stato, libero mercato, per cui – aggiungo – le imprese sono stimolate a lavorare bene, nessuno pensa di essere garantito a vita) ma la realtà qual è, signor Ministro e signori Colleghi? La realtà è che la prima autostrada d’Italia, quella del Brennero – che comporta 335 milioni di ricavi all’anno, 152 milioni di margine, su cui forse una concorrenza potrebbe esercitarsi in modo positivo attraverso maggiori risorse, eventualmente, se lo Stato decide di fare così, attraverso gare di concessione che prevedano nuovi lavori oppure riduzione delle tariffe, che sono altissime e che incidono sulla libertà di spostamento dei cittadini e sulla competitività delle nostre aziende; ebbene – dicevo – l’autostrada del Brennero sarebbe la prima a cui applicare quei principi che Lei, Ministro, ha detto essere buoni; e invece cosa fa, Ministro? Ha già annunciato che venerdì – probabilmente il giorno dopo che questo provvedimento, di cui si vanta, sarà approvato al Senato – lo ignorerà completamente e firmerà un accordo per dare in concessione questa autostrada per trent’anni. A quell’epoca il giovane Presidente del Consiglio sarà ormai anziano – e probabilmente ricchissimo, aggiungo io. Una concessione per trent’anni, con incassi per 10 miliardi e profitti per 5 miliardi solo su questa autostrada, con la legge non ancora in vigore. E lo farà anche per un’altra autostrada che è al sesto posto nella classifica, anche in quel caso per altri trent’anni con 180 milioni di ricavi e 86 milioni di profitti. E perché? Perché saranno due partecipate. Eppure quello stesso venerdì ha annunciato un provvedimento per dare una stretta alle partecipate. “Basta con questi sprechi!” Però lo stesso giorno, signor Ministro, Lei regalerà a due partecipate profitti per miliardi. E da dove vengono questi soldi? Dai pedaggi che pagano ogni giorno i cittadini, i lavoratori e le imprese italiane e i turisti che, anche per questo, vengono scoraggiati a venire nel nostro Paese. Questo per quanto concerne la prima autostrada del Paese, con la concessione già scaduta due anni fa. Giustamente il Governo Berlusconi – ma guarda un po’! – nel 2011 fece partire la gara che poi, con una serie di giochini, è stata sospesa. E il suo Governo, che ormai è in carica da due anni, non ha fatto nulla per ripristinare la gara, anzi, adesso non espleta più una gara ma affida la gestione in house ad una partecipata – quelle partecipate contro cui si è annunciata, peraltro da anni senza che si sia mai giunti a nulla, una crociata per ridurre gli sprechi. Ebbene, lo stesso giorno se ne creano due di colossali.

La seconda autostrada d’Italia è la Brescia-Padova, che si è vista rinnovare nel 2007 la concessione fino al 2026 a patto che presentasse il progetto per il completamento di una tratta della Valdastico Nord. E che succede? Che nel 2013 questo termine – e sono mesi che aspetto risposta ad interrogazioni su questo e sulle altre questioni autostradali – viene, da una mano misteriosa di cui ancora non conosciamo il nome, prorogato di due anni, per cui per due anni ancora la società continua a gestire gli enormi profitti portati da questa autostrada, con un aumento record delle tariffe, che sulla Brescia-Padova è stato del doppio dell’inflazione negli ultimi nove anni. Sembra sia stato il Governo Monti alla fine del suo mandato; anzi, probabilmente dopo le scorse elezioni, quando era ancora in carica: una mano misteriosa ha prorogato, probabilmente di un anno e mezzo, e, visto che c’è totale mancanza di trasparenza (altro che gli appalti!), neppure sappiamo chi sia stato. Ho presentato una interrogazione e non mi è stata data neppure questa informazione. Poi qualcuno – ma, a questo punto il Governo è quello attuale e probabilmente il Ministro era Lei – ha concesso una proroga, se ho ben capito, fino alla fine del 2016. Grazie a questa proroga di tre anni, la società concessionaria di questa autostrada, che non ha mai vinto una gara benché la gestisca da sessant’anni, cioè da prima che io nascessi, ha già preso contatti per vendere questo regalo ottenuto dal Governo per 1,2 miliardi ad una società spagnola. E poi il presidente Renzi ha detto che dobbiamo prorogare le concessioni per garantire l’Italianità! Cominciamo a garantire gli Italiani, poi garantiremo l’Italianità. E poi l’Italianità sarebbe regalare una concessione ad una società perché la venda ad una società spagnola? Guarda caso, chi vende è una grande banca, la stessa della quale un altissimo dirigente è stato Ministro in qualche Governo prima di Lei, probabilmente durante il quale è stata apposta la prima delle firme per prorogare questa concessione! Questo è ciò che concerne la seconda autostrada.

La terza autostrada d’Italia è la Torino-Milano, con 225 milioni di ricavi all’anno e 145 milioni di margine: un affare sicuro. Non esiste una attività in Italia che sia così redditizia e garantita. Ebbene, cosa succede a questa autostrada, per la quale mai è stata espletata una gara? Grazie al provvedimento ‘Sblocca Italia’, il gestore pensa di associarla – con la scusa di un accorpamento che è del tutto pretestuoso – alla Torino-Piacenza, che è la quinta autostrada d’Italia e la cui concessione ha scadenza imminente. Dal momento che tale concessione scadrà tra un anno, le gare avrebbero già dovuto essere indette, Signor Ministro, perché ci vogliono almeno due anni per espletare una gara di questo genere. Si fa invece il decreto ‘Sblocca Italia’ con un articolo che definirei ‘Svendi Italia’; in questo articolo si concede a questo concessionario il prolungamento della concessione fino al 2035 o, addirittura, al 2046. Si concede questo prolungamento addirittura forse fino al 2046 prendendo lo spunto della famigerata autostrada Asti-Cuneo, mai completata da questo gestore, nonostante abbia dovuto farla. E potremmo andare avanti.

Signor Ministro, a cosa serve un provvedimento più o meno buono e, comunque, positivo sugli appalti se poi gli appalti non si fanno? Io ho citato tre delle sei principali autostrade italiane. Si sta trovando – Lei, Signor Ministro, e il suo Governo lo state facendo – ogni pretesto e ogni trucco per non fare questi appalti. A cosa serve questo provvedimento? Per gli appalti da 50.000 euro? Ben venga, anche quelli devono essere fatti bene, ogni centesimo del contribuente deve essere trattato con il massimo rispetto; ma qui ci si sta prendendo in giro perché si stabilisce il rigore sugli appalti da 50.000 euro e poi, quando parliamo di decine di miliardi di incassi e di profitti sulle spalle delle imprese e degli automobilisti italiani, invece le gare non si fanno. Si trova ogni pretesto.

Su questo, Ministro, sarebbe stato decente che, prima di annunciare queste firme, Lei avesse risposto alle interrogazioni, così come sarebbe decente che le accuratezze e il rigore, che si chiedono a chi fa gli appalti da 50.000 euro, si richiedano anche quando Lei fa dei regali da miliardi a soggetti che, guarda caso, sono quelle partecipate contro le quali avete dichiarato una guerra fasulla e che, guarda caso, sono partecipate molto vicino a una Partito che è stato decisivo per votare questa sciagurata riforma costituzionale. Per cui, va bene il provvedimento, ma va malissimo prendere in giro gli Italiani, varando un provvedimento buono per poi essere i primi a non rispettarlo in modo radicale e spudorato.

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