Per le coppie eterosessuali, diritti impalpabili. Per le coppie omosessuali pubblicazioni “no”, reversibilità “sì”, e bambini programmati per nascere orfani

Cosa contiene davvero il disegno di legge, a fronte delle sei grandi bugie diffuse finora

Intervento in Aula sul disegno di legge riguardante le unioni civili

Signor Presidente, vorrei approfittare di questo intervento per affrontare alcuni punti che vengono sollevati, a proposito di questo disegno di legge, sia in quest’Aula – durante la discussione generale molto interessante che si sta svolgendo – sia al di fuori, dove la comunicazione, come sappiamo, è schierata in modo almeno inverso rispetto ai cittadini. La maggior parte dei cittadini italiani, come dicono tutti i sondaggi, è contro l’equiparazione delle unioni civili al matrimonio e, in particolare, è contro le adozioni da parte delle coppie dello stesso sesso. In base ai rilevamenti effettuati, questo numero sta aumentando, nel giro di poche settimane, nonostante nella informazione si trovi una proporzione all’incirca contraria: mentre i quattro quinti degli italiani sono contrari, i quattro quinti dell’informazione sono favorevoli, indice di un distacco tra questa sorta di proprietari dei mezzi di produzione delle idee (per usare un termine vagamente marxista) e, invece, coloro che sono titolari di queste idee. Infatti, fintanto che siamo in democrazia, dovrebbe contare di più l’opinione della maggioranza del Popolo italiano piuttosto che quella della maggioranza di qualche autonominatosi intellettuale; poi, naturalmente, basta schierarsi con la Sinistra e diventi automaticamente intellettuale – anche se hai la terza elementare (con tutto il rispetto per chi ha avuto l’opportunità di fare pochi studi).

Vengono sollevate molte questioni che sono del tutto inventate e lontane dalla realtà mentre, invece, altre vengono completamente ignorate pur essendo strettamente connesse a questa legge. Ne affronterò alcune.

Ho sentito un intervento accorato poco fa in quest’Aula, che ho anche apprezzato per certi versi, in cui si diceva – sostanzialmente – che chi è contro questa legge è contro i diritti degli omosessuali: è perché siano discriminati, è per ritornare ai tempi del nazismo, quando gli omosessuali venivano messi nei campi di sterminio; per cui la cosa starebbe così. Non è invece assolutamente così.

Noi tutti del Gruppo di Forza Italia siamo sicuramente contro le discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali e devo dire questa è già la realtà che viviamo nella società. Oggi vi sono omosessuali dichiarati – non si tratta di entrare nella loro privacy, perché lo dichiarano – che sono in pressoché tutti i settori della società, molto spesso in posizione di vertice, senza che il loro orientamento sessuale abbia in alcun modo ostacolato la loro carriera e la loro posizione. Forse, in alcuni casi, l’ha persino favorita, nel senso che è una cosa trendy e di moda, per cui – in certi casi – è addirittura una marcia in più; così come, in certi casi, potrebbe aver fatto loro incontrare delle difficoltà. Ma questo succede a tutti, alle minoranze religiose o a chi ha qualche difetto fisico, vero o presunto. Se andiamo a vedere tutte le ragioni per cui, tra i ragazzini, qualcuno viene preso in giro, l’elenco sarebbe lungo: quelli che sono troppo alti, quelli che sono troppo magri, quelli che sono troppo grassi, quelli che non sono nessuna di queste cose ma che sono magari vittima di sfottò da parte di qualcuno, nelle scuole o negli stadi (le ragioni non mancano). Però, questi che oggi si schierano e che dicono che chi è contro la legge Cirinnà è per le discriminazioni degli omosessuali io non li ho visti reagire molto alla visita del signor Rohani, presidente della Repubblica iraniana, dove l’omosessualità è sempre e comunque punita, spesso con pene corporali molto pesanti, spesso con la morte. Ci sono degli studi, da parte di istituti internazionali che studiano i diritti delle minoranze (in particolare i diritti delle persone omosessuali), che hanno affermato, perché non è molto facile capirlo, che durante gli ormai più di trent’anni (36, anzi 37 anni) di regime teocratico in Iran, gli omosessuali uccisi per questa ragione – cioè per il fatto che lo sono – sono centinaia e forse addirittura, secondo alcuni, migliaia. Bene, quando è venuto il rappresentante di questa bella società a Roma, il Governo, quello stesso Governo che nei fatti spinge questa legge, ha pensato bene di fare una figuraccia a livello planetario inscatolando alcune opere d’arte per non offendere l’illustre visitatore. Di questo episodio nessuno è responsabile; dunque il responsabile è il Presidente del Consiglio perché, se non sai cosa succede nel tuo Governo, il responsabile sei tu. È stata citata una certa funzionaria che, però, sta lì tranquillissima al suo posto; di conseguenza, ciò vuol dire che non è lei la responsabile oppure che è stata ritenuta brava e che ha fatto bene. Mentre invece io, insieme ad alcuni altri, sono stato a manifestazioni contro Rohani. Ma il problema che i gay negli altri Paesi vengano impiccati, emarginati davvero, presi a frustate o incarcerati non si pone; va tutto bene. L’importante è avere le adozioni per le coppie gay, perché questa è la misura dei diritti umani; in Italia, naturalmente, perché di quello che succede altrove chi se ne importa (poi si cita l’estero quando non c’entra).

Altra bugia – e l’ho sentita anche poco fa – è che questa legge mette sullo stesso piano le coppie omosessuali e quelle eterosessuali: semplicemente non è vero. Questa legge mette sullo spesso piano le coppie omosessuali che decidono di accedere alle unioni civili con le coppie sposate, ovviamente eterosessuali, perché questa è la legge che c’è attualmente in Italia: questo sì.

È un matrimonio in tutto salvo in tre cose. In primo luogo, il nome, ma sappiamo che il nome è davvero una cosa poco importante. Se è per questo, in altri Paesi il matrimonio non si chiama così, ma si chiamerà con una parola straniera. Lei, sottosegretario Scalfarotto, l’ha anche detto, e non mi faccia ancora citare l’intervista su «La Repubblica». In essa Lei ha detto che non si tratta di un matrimonio di serie B ma della stessa cosa, che viene chiamata con altro nome per motivi di realpolitik. Ma noi non abbiamo delle scritte autodileggiative in fronte! La prima differenza è quindi del tutto ininfluente.

Seconda differenza. Le coppie unite da unione civile possono accedere all’adozione del cosiddetto figlio del partner, tradotto così in italiano, ma la parola sempre usata, stepchild adoption, vuol dire adozione del figliastro da parte del coniuge, e dunque si conferma che è un matrimonio. Questo lo possono fare, ma non lo possono fare per l’adozione dei figli esterni alla coppia. Chiedo scusa se torno a citarla, Onorevole Scalfarotto, ma sono Sue parole e immagino che, avendole dette, si possano citare. Lei ha detto che agli omosessuali interessa avere figli propri – e la stepchild adoption è proprio questo – e non avere figli che, si sa sin dall’inizio, sono degli altri e vengono adottati. In ogni caso questa differenza c’è, ma è del tutto marginale.

Terza differenza. Non ci sono le pubblicazioni per le unioni civili, mentre invece, come voi sapete – questo sì che sarebbe qualcosa di innovare – ci sono per i matrimoni. Nell’epoca di Internet, quando due si sposano la cosa viene pubblicata nell’Albo del Comune che nessuno guarda più, perché non siamo mica più negli anni Sessanta o prima, quando si andavano a vedere le pubblicazioni per sapere chi si sposava; nessuno va più a vedere l’Albo pretorio. Comunque, è un modo di dare pubblicità perché, come si dice nella formula classica, se qualcuno ha qualcosa contro questo matrimonio parli ora o taccia per sempre. No, per le unioni civili non si può fare perché vengono fatte riservatamente. Questa non è una differenza rispetto al matrimonio che la declassa un po’, bensì un privilegio. Perché, tanto per dire, può succedere che qualcuno faccia un’unione civile con un’altra persona dello stesso sesso – perché con quelle dell’altro sesso non la puoi fare, c’è una certa rigidità; ci si scopre molto moralisti: certe cose non si fanno con persone dell’altro sesso, ma solo con persone dello stesso sesso – senza che nessuno lo sappia; magari non lo sanno neanche i figli, ai quali, magari, nel frattempo viene chiesta una particolare assistenza, o magari se collabora in una ditta si chiede qualche onerosa partecipazione all’attività della ditta familiare e non sanno (mentre invece lo saprebbero, se fosse un matrimonio) che questo padre o questa madre ha sposato una persona dello stesso sesso – pardon, ha fatto un’unione civile – e di conseguenza vengo deprivati di una parte della loro eredità. Tutto bene, ma bisognerebbe saperlo, per cui è addirittura un vantaggio rispetto alle coppie sposate.

Invece le coppie eterosessuali che non si sposano, che non sono sposate (ce sono 1,5 milioni in Italia che fanno così e sono enormemente più numerosi delle coppie omosessuali), fruiscono dei diritti previsti dalla seconda parte di questo disegno di legge e questi diritti sono quasi impalpabili. E, soprattutto, è molto poco chiaro chi accede e chi no, perché è possibile che vengano riconosciuti questi pochi diritti non per volontà dei titolari; è il giudice che decide se una coppia che vive insieme lo fa per caso o per stabilire un patto duraturo: una cosa davvero curiosa.

Ebbene, queste coppie non avranno – tanto per parlare di una cosa che interessa – la reversibilità. Magari un uomo e una donna hanno avuto parecchi figli e la donna ha rinunciato alle opportunità lavorative – e, dunque, contributive – per seguire i figli. E quando muore, ad esempio, l’uomo (o la donna), non ci sarà nessuna reversibilità – il che può anche essere una scelta, e ci sarà la sua motivazione. Ma due signori o due signore che decidono di fare un’unione civile – e, quindi, di sicuro non avranno figli propri; anzi, non avranno figli – questi invece hanno la reversibilità. Questa è la bella eguaglianza che si vuole stabilire.

Altra cosa che si dice è che il presente disegno di legge non c’entra nulla con l’utero in affitto. Per carità, non c’entra nulla con l’utero in affitto. Da dove vengono i figli delle coppie dello stesso sesso? Qualcuno sostiene che magari vengono da relazioni eterosessuali che hanno avuto prima – ed è anche possibile. Vi è, però, un piccolo fatto da considerare: se l’altra persona, per esempio la donna con cui un uomo ha avuto dei figli, è in vita (e ordinariamente succede così: generalmente si muore da anziani, per cui i minorenni sono tutti figli di persone in vita), non è che perché uno sposa una donna può adottare i suoi figli che, però, sono di un altro uomo vivente. Non si può fare, eterosessuali e non eterosessuali.

Questa stepchild adoption è per adottare i figli frutto di fecondazione avvenuta con la partecipazione di una persona esterna, o un uomo o un una donna. In entrambi i casi, questo bambino nasce preventivamente programmato per essere orfano, o di padre o di madre. Dire che non c’è relazione tra la stepchild adoption (l’adozione del figliastro) e l’utero in affitto (la gravidanza per altri) è come dire che non è vero che ad ogni furto corrisponde una persona derubata, che a ogni vendita corrisponde un acquisto; è come dire che abolire il reato di ricettazione non favorirebbe il furto – cioè, una follia. Però la logica è in pericolo quando si vuole imporre a dei bambini di avere due padri o due madri. Se si fa una cosa di questo genere, effettivamente tutto è possibile: è possibile che due più due faccia uno e mezzo; è possibile che un triangolo abbia sette lati e che la somma dei suoi angoli faccia 420 gradi. Tutto è possibile. Se è possibile avere due padri e due madri si può fare anche questo.

Tuttavia, si dice che non bisogna discriminare questi bambini. Ho anche sentito il senatore Mineo dire che chi non vuole la stepchild adoption dice al bambino figlio che è cresciuto da una coppia di donne o di uomini che si deve vergognare di vivere in questa condizione. Chi lo ha mai detto? Il bambino che viene cresciuto, educato, accudito da uno dei genitori e dai nonni o solo dai nonni o dalla zia senza che questi abbiano titolo di essere loro padri, o i bambini dei quali il secondo marito della madre (o la seconda moglie del padre) si prende cura più del loro genitore vero sono forse discriminati perché questa persona magari qualche volta li va anche a prendere all’uscita dall’asilo? Peraltro, questa dell’uscita dall’asilo è un’altra balla gigantesca. I miei figli sono stati presi all’uscita dalla scuola o dall’asilo da una serie di persone; a volte sono andato anche io con un altro uomo e nessuno mi ha chiesto il certificato di matrimonio con quest’altro uomo. Tu fai la delega alla scuola, statale e pubblica, e va a prenderlo chi decidi tu. Poi non hai bisogno di specificare se quello è tuo marito, quello con cui vai a letto, è il tuo collaboratore domestico o è tuo fratello. È una grandissima balla. La balla è quella della discriminazione. Qui sì che si vuol fare discriminazione: si vogliono discriminare questi bambini e condannarli a vita a non avere mai una madre o un padre. Però si dice che questo non c’entra nulla con la stepchild adoption. No, no, non c’entra nulla.

Un’altra balla che viene fatta girare è che questo disegno di legge mette da una parte i cattolici conservatori, che sono contrari, e dall’altra tutti gli altri che sono favorevoli. Innanzitutto, io non sapevo che in Italia ci fosse il 75 per cento di cattolici conservatori, ma ultraconservatori – mica poco conservatori: per dire, Giovanardi sarebbe ancora un moderato. Il 75 per cento degli Italiani è così? No, il 75 per cento degli Italiani pensa – la logica, è una logica – che un bambino ha diritto ad avere un padre e una madre. Possono essere cattolici, conservatori e progressisti; possono essere protestanti e la maggior parte dei protestanti in Italia (non quelli più visibili, ma quelli più numerosi) è schierata su questa posizione, cioè sono contrari all’adozione da parte delle coppie dello stesso sesso. Ci sono ortodossi, ci sono atei, ci sono omosessuali, anche famosi, che, per aver dichiarato queste cose, sono stati attaccati in modo particolarmente violento dagli omosessualisti militanti. Questa è la realtà e io mi sento in dovere di rispondere al senatore Mineo che mi ha detto: come fai tu (e sono io) che sei valdese ad avere queste posizioni? In queste posizioni non c’è nulla di strano.

Il mio popolo-Chiesa è sempre stato sulle mie posizioni finché, ad agosto dell’anno scorso, hanno modificato un documento ecclesiastico riguardante il matrimonio, che fino ad allora era l’unico esistente e vigente (lasciamo perdere che poi fosse ampiamente violato), e che era su posizioni un po’ più conservatrici di quelle di Papa Ratzinger: di divorzio non si parla neppure perché non dovrebbe esistere. Così era trattato in questo documento il matrimonio, quindi lasciamo stare. Io sono sulle posizioni che il mio popolo e la mia Chiesa hanno avuto almeno per ottocento anni (e più, credo) per cui, semmai, sono altri che dovrebbero dare spiegazioni.

Altra mistificazione: con la stepchild adoption si tolgono i bambini dagli orfanotrofi. In primo luogo, non è vero: trattandosi solo dell’adozione del figlio del partner, del figliastro, nessuno di questi bambini è in orfanotrofio, perché il padre e la madre li hanno e quindi non c’entra nulla. Ma cosa succede, potenzialmente, se muore il padre naturale di un bambino che è stato cresciuto da suo padre naturale e dal compagno del padre? Questo bambino non va in orfanotrofio perché, fin dal 1983, vi è una legge che dice che, in caso di mancanza di entrambi i genitori, un bambino può essere adottato con l’adozione speciale, cioè direttamente, oltre che da altri congiunti, da persona con la quale questo bambino abbia una relazione stabile e duratura. Voglio vedere qual è il magistrato, oggi, che non darebbe la preferenza addirittura a questa relazione anche se magari la persona non è così raccomandabile – non perché omosessuale, per carità, ma perché ci sono persone poco raccomandabili di qualunque orientamento sessuale – rispetto a nonni, zii e così via. Con la temperie che c’è adesso, figuriamoci. Comunque questo è già previsto: nessun bambino va in orfanotrofio. Infatti, se per caso non c’è nessun altro, a quel punto è sicurissimo che il bambino possa essere adottato – a meno che il tribunale lo giudichi del tutto inidoneo per altri motivi – direttamente dal compagno del padre o della madre, a seconda delle situazioni.

Va detta, inoltre, una cosa sulla logica di dover prevedere ogni caso. Prima di tutto, anche in caso di morte, la situazione si risolve nel modo che ho detto. Ma allora, con questa logica, si dovrebbe permettere a ciascuno di avere diverse mogli e diversi mariti. Infatti, cosa succede se uno muore, in una coppia? Se muore il padre, accidenti il bambino rimane senza padre: facciamo in modo che la signora possa sposare due o tre altri mariti così non c’è problema e, anche se ne muore uno, ce n’è sempre un altro: come le ruote di scorta (almeno una ci vuole). Sono logiche del tutto folli pensare che, visto che se un genitore muore e poi il bambino rimane solo, allora dobbiamo appioppargli due padri così siamo sicuri: una follia totale. In realtà, è tutto un pretesto e una costruzione per scardinare il concetto di paternità e di maternità (adesso si usa questa orribile parola, «genitorialità», che io rifiuto), per sganciarlo completamente dalla procreazione, infangare il nobile istituto dell’adozione che consiste nel dare un padre e una madre a un bambino che non li ha, e sostituirlo con la cosa opposta: programmare un bambino perché nasca orfano in modo da poterlo adottare da parte di due uomini o di due donne.

Chiudo sull’ultima frottola: i matrimoni e le adozioni sessuali stanno dilagando nel mondo, sono dappertutto in Europa e siamo noi gli ultimi. Piccolo elenco dei Paesi, solo in Europa (in tutto il mondo sono 160), che non hanno le adozioni da parte delle coppie dello stesso sesso: Albania, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Cipro, Cipro del Nord, Città del Vaticano (sarebbe strano), Croazia, Estonia, Fær Øer, Georgia, Gibilterra, Grecia, Kosovo, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Macedonia, Moldavia, Principato di Monaco, Montenegro, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, San Marino, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Svizzera, Ucraina, Ungheria. Il 28 febbraio di quest’anno la Svizzera farà anche un referendum per stabilire se il matrimonio è solo tra un uomo e una donna: i sondaggi dicono che il “sì” è in testa tra gli elettori di tutti i Partiti, ivi inclusi quelli di Sinistra. Auguri, Partito (mica tanto) Democratico!

Torna in alto