A due anni dalla prima interrogazione, la domanda sul perché non si facciano le gare resta senza risposta

Ma, ogni giorno, i gestori delle concessioni in scadenza guadagnano almeno due milioni di euro

Risposta del sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Del Basso De Caro, all’interrogazione del senatore Malan sulla proroga della concessione per la A22 Modena-Brennero

In relazione alla concessione dell’autostrada A22 Modena-Brennero, il 14 gennaio 2016 è stato sottoscritto presso il Ministero infrastrutture e trasporti (MIT) il protocollo di intesa per l’applicazione del modello di gestione, di cui all’articolo 17 della direttiva europea n. 23 del 2014 – sull’aggiudicazione dei contratti di concessione – concernente l’affidamento dei contratti a società a prevalente partecipazione pubblica. Per addivenire a suddetta sottoscrizione, il MIT, tenuto conto dell’esigenza di assicurare la realizzazione delle opere strategiche di sviluppo stradale senza soluzione di continuità, ha eseguito nel corso del tempo una valutazione sulle possibili modalità di gestione del rapporto concessorio. Nell’ambito dei contatti tra il Governo italiano e la Commissione europea nel primo semestre 2015, è stata riscontrata la possibilità di applicare il modello operativo previsto dal citato articolo 17. Tale norma prevede la possibilità per l’amministrazione aggiudicatrice, rappresentata dal MIT, di affidare direttamente una concessione qualora vengano rispettati i requisiti ivi previsti e precisamente che: l’amministrazione aggiudicatrice eserciti sul concessionario un controllo analogo a quello che esercita sui propri servizi; nella compagine societaria del concessionario non vi sia alcuna partecipazione di capitali privati diretti, ad eccezione di forme di partecipazione di capitali privati che non comportino controllo o potere di veto, prescritte dalle disposizioni legislative nazionali, in conformità dei trattati, che non esercitano un’influenza determinante sulla persona giuridica controllata. Relativamente a tale ultimo requisito, il MIT si è, peraltro, orientato nel senso di richiedere che i futuri concessionari siano interamente partecipati da soli soci pubblici e, in aggiunta, ha manifestato l’esigenza che le società, preposte a subentrare nei rapporti concessori vigenti, non siano ricomprese nel perimetro della pubblica amministrazione, così da risultare irrilevanti ai fini della finanza pubblica. Siffatta peculiarità è avvalorata dalla autonomia economico-finanziaria delle tratte autostradali in questione, in grado di generare un flusso di ricavi superiore ai costi di costruzione e di gestione.

Lo Stato e le amministrazioni pubbliche interessate hanno, quindi, convenuto di attivare la procedura di collaborazione ai sensi dell’articolo 2 della citata direttiva 2014/23/UE, secondo il quale le autorità nazionali, regionali e locali possono liberamente organizzare l’esecuzione dei propri lavori o la prestazione dei propri servizi in conformità del diritto nazionale e dell’Unione.

L’attività di collaborazione tra le amministrazioni pubbliche è stata regolata dal predetto Protocollo d’Intesa, nel quale si delineano e si definiscono i punti salienti dell’affidamento della concessione; in particolare, le amministrazioni pubbliche territoriali e locali socie di Autostrada del Brennero sanciscono che la tratta autostradale gestita rappresenti un’infrastruttura fondamentale per la promozione dell’economia dei territori attraversati e che, quindi, vada gestita in forma diretta – avendo riguardo dello sviluppo territoriale, della gestione ambientale e dei proficui risultati gestionali ed economici conseguiti fino ad oggi – attraverso un’impresa di loro emanazione, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 17 della citata direttiva. Il Protocollo prefigura successive iniziative dei soci pubblici interessati, dirette a modificare le attuali configurazioni societarie sia in termini di regolazione statutaria che in termini di compagine azionaria. Nello specifico, si definiscono l’individuazione e l’adozione delle misure da attuarsi, con i necessari strumenti normativi e amministrativi, per l’affidamento da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti delle concessioni autostradali attualmente assentite ad Autostrada del Brennero SpA a società interamente partecipate da amministrazioni pubbliche territoriali e locali aderenti all’accordo. A conclusione della procedura di cui all’articolo 17 e secondo quanto previsto dal protocollo, dovrà essere stipulato con la società concessionaria un atto convenzionale che fissi la durata della concessione, il programma degli investimenti e le modalità di finanziamento.

Da quanto riportato, emerge che con la sottoscrizione del protocollo non è stata autorizzata alcuna proroga alla concessione dell’autostrada A22.

Replica del senatore Malan

Signora Presidente, ho il piacere di ringraziare nuovamente il Sottosegretario Del Basso De Caro per la sua risposta. È vero, avevo sbagliato prima, nell’interrogazione precedente: la più antica era quella del settembre 2015, qui siamo ad agosto del 2014.

Alcuni interrogativi restano senza risposta ma, su uno, sicuramente la risposta c’è stata. Nel lontano agosto del 2014 chiedevo le ragioni del ritardo delle procedure per indire la gara per la A22, sulla quale ogni anno la società gerente ha un margine operativo lordo – in altre parole, un guadagno (so bene che non siamo molto lontani da questa cifra) di 150 milioni di euro. Allora, la prima ragione è nelle cose; e cioè che, se non c’è una nuova gara, gli attuali concessionari continuano a gestirla tranquillamente, con grande beneficio loro e dei loro dipendenti, pagati più del doppio della media della pubblica amministrazione e di tutto quel sistema di potere che c’è intorno all’Autostrada del Brennero.

L’altra ragione l’abbiamo capita per l’appunto il 14 gennaio, cioè un anno e mezzo dopo aver presentato l’interrogazione: che l’intenzione era di non fare la gara – che, peraltro, era già stata indetta dal Governo Berlusconi nel 2011 e, poi, era stata annullata per varie vicende. Non ho avuto risposta su quali siano i tempi in cui si sarebbero indette le gare per le concessioni autostradali scadute o in scadenza, anche se ho avuto assicurazione dal Ministro stesso, forse qualche settimana fa in quest’Aula, che sarebbero state fatte. Ancora non ho ricevuto risposta su questo.

Ogni giorno, i gestori delle concessioni in scadenza guadagnano almeno due milioni di euro: parliamo di margine, non di incasso; un margine di guadagno che potrebbe essere ben assottigliato dal meccanismo della concorrenza che si attua attraverso le gare. Ogni giorno che si ritarda, sono 2 milioni in più che il contribuente, attraverso i pedaggi autostradali, conferisce a queste società. È giusto che guadagnino, ma questo guadagno potrebbe essere assottigliato a beneficio o dello Stato o dell’utente automobilista. Su questo non ho ancora ricevuto risposte.

Quanto all’affidamento dell’Autostrada del Brennero e delle Autovie Venete, che portano sostanzialmente da Venezia a Trieste, è vero che si intende applicare una norma europea ma non c’è l’obbligo di applicarla: è una possibilità e non un obbligo.

Resta senza risposta la mia domanda sul perché non si facciano le gare. La risposta non può essere «perché si può anche fare così»: si possono fare tante cose ma bisognerebbe tutelare innanzitutto l’interesse dell’erario e dei cittadini.

Anche l’autostrada del Brennero ha goduto di incrementi tariffari, per la verità di poco superiori all’inflazione, ma pur sempre superiori. Forse, anzi sicuramente, saremmo più concorrenziali se i soldi che avanzano non finissero nelle tasche di una partecipata che è molto vicina a qualcuno, essendo controllata da enti locali, il cui governo è facile individuare in mano a chi sia.

Mi ritengo, pertanto, soddisfatto, per i punti che ho citato, delle risposte ottenute e faccio notare che anche questi atti erano stati chiesti fin da gennaio scorso (anzi, in realtà erano stati chiesti un anno e mezzo prima) e ancora non li ho ottenuti benché abbia fatto richiesta di accesso agli atti ai sensi della legge che dovrebbe tutelare ogni cittadino; anche la Commissione per l’accesso è in ritardo nel darmi una risposta. Auspicherei dal Governo quella trasparenza di cui sempre si parla: bisognerebbe parlarne di meno e praticarla di più.

Torna in alto