Luoghi di culto dove si fomenta la violenza, assegnazione dei migranti a società già indagate o condannate per corruzione e scomparsa di 5000 minori non accompagnati

Interrogazioni a risposta immediata al Ministro dell’Interno sulle misure di pubblica sicurezza verso il terrorismo di matrice fondamentalista e il sistema nazionale di accoglienza dei migranti

 

Prima interrogazione del senatore Malan

Signor Ministro, sempre nell’ambito della prevenzione del terrorismo, io le vorrei fare una domanda molto specifica.

Si leggono sui giornali di oggi – e non è una novità – notizie di leader religiosi, di imam che vengono allontanati a seguito della scoperta del loro attivo impegno per fomentare alla violenza, alla guerra santa, ad atti di terrorismo. Le notizie, tuttavia, riguardano sempre segnalazioni provenienti da fedeli di questi centri religiosi o culturali (che dir si voglia), ma non risulta mai che vi siano state azioni di prevenzione. La domanda è dunque la seguente: c’è un’azione di prevenzione? In questi luoghi esistono controlli? Le Forze dell’Ordine e le autorità fanno effettuare dei controlli perché ci possa essere davvero la prevenzione e si possano individuare gli individui e le attività pericolose che, da lì, possono scaturire, e che possono spingere delle persone a compiere atti simili a quelli di cui abbiamo notizia in tutta Europa? Credo che sia importante saperlo. Io sono dell’idea che i luoghi di culto debbano essere rispettati ma certamente controllati, visto che – chiaramente – la matrice religiosa estremistica di questo terrorismo è sotto gli occhi di tutti.


Risposta del Ministro dell’Interno
(estratti)

[…] Noi, come Governo, stiamo tenendo una linea, e lo dico anche ad altri colleghi, come il senatore Mazzoni e il senatore Malan che hanno posto il problema specifico dell’integralismo religioso, della prevenzione e del rapporto con i musulmani italiani. Noi, come Governo, abbiamo adottato una linea che riteniamo giusta ed anche utile: ossia, separare sempre chi prega da chi spara. Un conto è la preghiera, un conto è l’assassinio in nome di un Dio che non ha autorizzato quella preghiera. Il nostro lavoro sta nel rendere efficace questa separazione. Otto imam sono stati espulsi. Noi riconosciamo, infatti, il diritto alla preghiera. La nostra Costituzione lo riconosce, ma questo è un diritto naturale che viene prima ancora della nostra Costituzione. Ma se tu inneggi alla violenza, se tu fai una predicazione, magari anche antisemita, come frequentemente accaduto, tu vai fuori, perché quella non è predicazione ma un inneggiare alla violenza incompatibile con i valori della nostra Costituzione. In otto casi si è verificato che noi abbiamo espulso imam.

Altra cosa è il ragionamento sulle moschee. Noi stiamo avviando ancora un altro lavoro, che è la costituzione di un Consiglio per le relazioni con l’Islam, dove siedono per la gran parte uomini di cultura e intellettuali italiani che hanno studiato il mondo arabo e l’Islam in Italia, e, contemporaneamente, abbiamo incontrato i vertici delle comunità musulmane in Italia. Dopo che questo Consiglio per le relazioni con l’Islam ci ha fatto una proposta, li abbiamo fatti incontrare, sotto mia presidenza, al Viminale. È venuta così fuori l’ipotesi di realizzazione di un modello italiano di Islam che, ovviamente, non significa entrare nella dottrina di fede, ma significa dire basta agli imam fai-da-te. Stop agli imam che arrivano in Italia avendo avuto una formazione radicale, e predicazione in italiano. Adesso stiamo lavorando per qualcosa che sia condiviso dalle comunità musulmane, al fine di tracciare sempre di più i finanziamenti delle moschee.

Vado a descrivere l’utilità di tutto ciò, dicendo che non è mica conveniente dimostrare a un milione e seicentomila musulmani che sono rigettati dalla comunità nazionale, perché farli sentire fuori dalla comunità nazionale alimenta quel clima di odio che è la base e l’humus per atti violenti. Noi stiamo infatti facendo una strategia che attiva tutte le leve, perché non esiste una sola leva in grado di affrontare questa questione. C’è la risposta militare, della quale si occupa la comunità internazionale. Noi facciamo parte di quella coalizione che lotta al terrorismo dal 2001. C’è la risposta di prevenzione e di intelligence. C’è la risposta legislativa e c’è anche la risposta culturale, della quale ho parlato ora. Dal punto di vista normativo, alcuni colleghi mi hanno fatto presente specificatamente il tema delle norme. Prima di passare a questo argomento, però, io dico al senatore Malan che è vero che ci sono state segnalazioni dei fedeli. E noi plaudiamo alle segnalazioni dei fedeli che ci consentono di fare gli arresti. Ma è altrettanto ovvio che, se io le dico che noi facciamo intercettazioni, arresti e perquisizioni, stia tranquillo che non arrestiamo individui sospetti solo perché ogni tanto qualche fedele ci fa la segnalazione. Quindi, la nostra intelligence antiterrorismo e quella delle forze di polizia è senz’altro al lavoro. […]

Risposta integrale


Replica del senatore Malan

Onorevole Ministro, il fatto di appartenere ad una forza di opposizione non mi impedisce di esprimere apprezzamento per quanto Lei ha espresso nella Sua risposta e, per suo tramite, di esprimere apprezzamento e riconoscenza a tutti gli uomini e le donne che ogni giorno nelle nostre strade, in tutti i modi, in tutte le strutture, in tutta la complessa attività che si fa per prevenire il terrorismo, sono impiegati per difendere tutti noi cittadini. La invito certamente a continuare ad agire in questo senso, tenendo altissima l’attenzione e sapendo che, in tutto questo, c’è grande solidarietà, da parte di tutti gli italiani, verso tutti coloro che hanno un compito così gravoso e importante.

 

Seconda interrogazione del senatore Malan

Signor Ministro, la gestione dei profughi, o degli immigrati a seconda dei casi, è stata chiaramente oggetto di una serie di episodi, molti dei quali sono raccolti nel libro «Profugopoli» di Mario Giordano, dove si citano alcuni casi inquietanti. Non si tratta soltanto di gravi inadempienze da parte di coloro che sono chiamati a gestire e accogliere queste persone, ma anche del fatto che, dopo che tali inadempienze, agli stessi soggetti vengono affidate molte altre persone, molti altri immigrati o profughi.

Si sa di moltissimi casi di persone stipate in ambienti di dimensioni non adatte, di persone che non vengono per nulla assistite – quando, invece, le cooperative vengono pagate per farlo – o di episodi in cui addirittura intere palazzine, interi immobili vengono riempiti di queste persone e poi vengono venduti a soggetti che sono legati alla cooperativa che gestisce questi centri. Insomma, esiste un’attenzione reale prima dell’assegnazione? Com’è possibile che si verifichino casi in cui avvengono nuove assegnazioni nei confronti di soggetti che sono già stati chiaramente segnalati e oggetto, anche in via definitiva, di provvedimenti?

In questo ambito, voglio sollevare anch’io l’attenzione sui minori stranieri non accompagnati. Purtroppo, in mancanza di una normativa specifica, sono affidati alle normative generali esistenti per questo settore, per i minori fuori famiglia – normative assolutamente insufficienti e applicate in maniera preoccupante anche per i minori italiani. Il fatto che si siano perse le tracce di 5.000 minori stranieri è estremamente preoccupante e non paiono esserci delle misure per contrastare questo fatto e neppure per spiegare questo fenomeno. Vorrei avere una risposta su questi problemi.


Risposta del Ministro dell’Interno

[…] Rispondo al senatore Malan, assorbendo la sua domanda nella risposta relativa ai controlli delle Prefetture.

Senatore Malan, noi abbiamo i controlli delle Prefetture, il controllo della Magistratura e anche delle forme di partenariato per i controlli dell’Agenzia dell’anticorruzione. Se vi sono punti specifici e ulteriori oltre a quelli citati nel libro, le segnali.

È chiaro che le procedure di trasparenza sono procedure degne delle nostre prefetture. Noi abbiamo un sistema di controllo efficiente. Poi, il ragionamento che ho fatto poco fa, del topo e del formaggio, appartiene a tutti gli investimenti che ci sono stati nel nostro Paese. Noi ancora paghiamo i conti di appalti che ci sono stati 15 anni fa, con processi di corruzione. […]

I minori non accompagnati affaticano molto i nostri Comuni, soprattutto per quanto riguarda quelli siciliani. Il dramma, infatti, è nei Comuni siciliani, ed è inutile fare ragionamenti nazionali su questo argomento. La equa distribuzione ha funzionato, ma non vale per i minori non accompagnati. Sicilia e Reggio Calabria: questi sono i luoghi in grande sofferenza. L’articolo che correttamente la senatrice Guerra citava relativamente al decreto enti locali serve per alleviare i Comuni. Infatti, non è che, prima di uno sbarco, ci arriva una telefonata per avvisare che sono stati prenotati diecimila posti per il week end. Parli anche con il presidente dell’ANCI Sicilia o con altri Comuni siciliani: se arrivano diecimila profughi e ci sono molti minori non accompagnati, i Comuni non sono in grado di affrontare l’emergenza. Abbiamo, quindi, previsto questa valvola di sfogo dei 50 posti in emergenza (che certamente, Lei ha ragione, non possono rischiare di diventare permanenti) proprio per consentire loro la possibilità, attraverso le Prefetture, di non prendersi tutti i minori non accompagnati. Fermo restando che dobbiamo essere anche molto onesti al riguardo. Un conto il bambino di circa anni, che è minore non accompagnato; un altro conto è un ragazzo alto un metro e novanta e che dice di avere 17 anni, ma che non ti dà l’impressione di essere un ragazzo debole e indifeso. Quindi, noi abbiamo una serie di problemi che sono problemi reali, e altri che lo sono per la qualificazione giuridica che riconosce la maggiore età in Italia a 18 anni ma che, dal punto di vista della sostenibilità dell’urto dell’arrivo in Italia dopo quel viaggio, ci hanno preoccupato meno, per le ragioni che ho appena illustrato.

Risposta integrale


Replica del senatore Malan

Onorevole Ministro, credo che le direttive siano sicuramente quelle per cui ci sono dei controlli, però poi abbiamo dei casi eclatanti. Cito la “Camelot” di Ferrara, che si è aggiudicata tutti gli appalti. Ci sono state delle iniziative da parte della Procura, della Corte dei Conti e dell’Autorità nazionale contro la corruzione e poi si continua ad assegnarle degli ulteriori profughi, a volte persino dalla Prefettura, magari attraverso un subappalto. Su queste cose c’è qualcosa che non va.

Temo, purtroppo, che non sia strano, visto che la questione dei minori fuori famiglia italiani, che non arrivano con un afflusso improvviso e difficilmente gestibile, ha episodi di questo genere. Basta citare il caso del Forteto, dove persone condannate per sevizie e violenze sessuali su minori si vedono affidare degli altri minori. Proprio per questo, in questo settore occorrerebbe incidere molto profondamente.

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