Libero: «No a fretta e trucchi, Sì al proporzionale»

Il senatore azzurro: «Prima attendiamo il giudizio della Consulta, poi si discute. Ma in Parlamento»

di Salvatore Dama

Senatore Lucio Malan, sulla legge elettorale Renzi vuole trovare un accordo con Forza Italia subito, ha fretta di andare al voto. Voi?

«Lo stato dei fatti è questo: siamo in attesa della sentenza della Corte Costituzionale. Dopodiché nelle sedi parlamentari si inizierà il lavoro di confronto. La decisione della Consulta stabilirà i confini del campo di gioco. Non capisco chi, nell’attesa, pretende di stabilire già quale sarà il risultato della partita e se i gol si segnano di testa, di destro o di sinistro». Malan, senatore questore azzurro, è uno dei componenti della commissione incaricata da Silvio Berlusconi di occuparsi delle nuove regole di voto.

I giudici costituzionali decideranno a fine gennaio ma le motivazioni arriveranno il 10 febbraio.

«Verosimilmente sì. E le motivazioni, per quanto ci riguarda, saranno quasi più importanti del responso in sé».

I renziani sperano che la Consulta “partorisca” un Italicum bis, senza ballottaggio, ma salvando tutto il resto.

«Questo è solo uno dei tanti possibili responsi della Corte Costituzionale. Se dovesse andare così, non è che il problema è risolto. Faccio notare che il cosiddetto Consultellum, il sistema di voto vigente per il Senato, ha un enorme problema relativo ai collegi elettorali».

Dove è il problema?

«Gli elettori si troverebbero a votare esprimendo una sola preferenza in collegi enormi, comprendenti fino a dieci milioni di aventi diritto al voto».

Qual è la controindicazione?

«Campagne elettorali dai costi stellari, un privilegio per pochi. Sarebbe il paradiso delle celebrità e dei “mercanti delle preferenze”».

Anche per le elezioni europee ci sono collegi molto grandi e le preferenze.

«Sì, ma alle Europee si eleggono 70 persone. Qui si tratta di mandare in Senato 300 persone. La riconoscibilità dei candidati sarebbe praticamente impossibile. E si perderebbe ogni rapporto diretto tra elettore ed eletto, che è la peculiarità del sistema delle preferenze».

Quindi per voi non sono sufficienti le decisioni della Consulta. È indispensabile un passaggio parlamentare?

«La Corte Costituzionale rileva l’illegittimità delle norme che gli vengono sottoposte. Cancella e corregge, non riscrive. Almeno non dovrebbe farlo. Vedremo come ne verrà fuori l’Italicum, tenendo conto che il sistema del Senato è totalmente proporzionale. Tuttavia, mi sembra altamente improbabile l’idea di saltare il passaggio parlamentare, limitandosi a piccoli interventi di coordinamento per amalgamare i meccanismi di accesso alle due Camere».

Avete già avviato il confronto con il PD e gli altri?

«Aspettiamo la Consulta, poi ci confronteremo in Parlamento».

La vostra proposta è un sistema proporzionale?

«Noi siamo orientati in questa direzione. È chiaro che non abbiamo la presunzione né i numeri per dettare la linea. Siamo aperti alla trattativa. Ma la nostra posizione di partenza è il proporzionale con ben giustificati motivi».

Il proporzionale in Spagna e in Germania, ultimamente, ha prodotto solo grandi coalizioni e nessun vincitore.

«Se è per questo, è accaduto anche in Inghilterra – la culla del bipartitismo. Questo per dire che, di fronte alla frammentazione politica, non c’è maggioritario che tenga. Se gli Italiani indirizzano il proprio voto su tre poli diversi, non è colpa della legge elettorale se poi nessuno vince le elezioni».

Si troverà un accordo con Lega e Fratelli d’Italia, per sedere al tavolo con una posizione comune?

«Io spero di sì. Salvini ha detto di essere favorevole a qualsiasi legge elettorale purché si vada presto al voto. Non ritengo che la sua opzione per il Mattarellum sia definitiva. Noi collaboreremo con tutti. A partire dai nostri alleati».

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