Milioni di voucher, interventi in perdita e pensionati che, temendo il futuro, diminuiscono ancora di più i consumi

Un Governo i cui provvedimenti vanno in senso contrario alle dichiarazioni

Interrogazioni a risposta immediata al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Poletti

 

Prima interrogazione del senatore Malan

Signora Presidente, i dati che ci vengono forniti dall’INPS e dagli altri istituti a ciò deputati ci parlano di 563.000 nuove posizioni lavorative nel 2015, un numero che non può che renderci contenti. Tuttavia, c’è il sospetto che questi numeri siano dovuti a uno svuotamento di altre categorie di lavoro, specialmente se la cosa va in parallelo con altri due dati. Penso, innanzitutto, all’aumento straordinario dei voucher. A novembre dell’anno scorso si era registrato un aumento del 67 per cento e a gennaio di questo anno sono stati venduti 9 milioni di voucher. Vorrei sapere come il Ministro giudica questo aspetto.

In secondo luogo, dividendo la somma spesa per incentivi – che, secondo fonti governative, risulta superare i 9 miliardi – per i 563.000 nuovi posti, abbiamo una spesa da parte del Governo di 16.000 euro per ogni lavoratore. Probabilmente sarebbe costato di meno assumere delle persone da parte dello Stato, anche se con minori effetti sull’economia, piuttosto che usare questa forma d’incentivazione. A mio parere, evidentemente, qualcosa è andato male. Spendere 16.000 euro per ogni posto di lavoro direi che non è un incentivo, ma un acquisto di posti di lavoro. Verosimilmente sono più i soldi spesi dei soldi finiti nelle tasche dei lavoratori.

[Nessuna risposta da parte del Ministro]

Seconda interrogazione del senatore Malan

Signor Ministro, ho posto un tema che è molto tecnico, me ne rendo conto, e lo ribadisco qui nel dichiararmi insoddisfatto, perché non mi ha risposto (forse potrà farlo un’altra volta). Io ho qui dei dati più completi: secondo l’INPS sono stati fatti l’anno scorso, nel 2015, 1.442.000 assunzioni con lo sgravio contributivo e, calcolando gli 8.060 euro a testa previsti come limite dalla legge, abbiamo una spesa di 11.600 milioni. Questa cifra, divisa per i 563.000 posti in più che si sono creati, fa 20.600 euro all’anno per ogni posto, cioè 1.721 euro al mese. Calcolando che la grande maggioranza delle assunzioni sono state fatte nella fascia che sta tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese, direi che è un conto in perdita.

Terza interrogazione del senatore Malan

Signora Presidente, signor Ministro, senza una ripresa dei consumi è impensabile una ripresa dell’economia e dell’occupazione in un Paese come il nostro: in Italia ci sono, infatti, molti milioni di pensionati (e rappresentano una parte importantissima della nostra economia) e poi ci sono tutti gli altri che sperano un giorno di arrivare alla pensione, magari molto presto se si ha l’età giusta. Ebbene, se queste persone non hanno fiducia nel futuro e temono dei tagli alle loro pensioni non consumano.

Possono temere i tagli alle loro pensioni per le continue dichiarazioni del presidente dell’INPS di voler andare verso un sistema contributivo per tutti, anche per coloro che devono ancora andare in pensione e che oggi usufruirebbero di un sistema pro quota e persino per coloro che sono già in pensione. Inoltre, abbiamo visto le proposte di passare le pensioni di reversibilità dalla parte previdenziale alla parte assistenziale, il che vorrebbe dire che molte persone, vedovi o vedove, si troverebbero privati della pensione se hanno avuto il torto di mettere da parte qualcosa e chiaramente ciò non può consentire un rilancio dei consumi.

La mia domanda è perché il presidente dell’INPS, nominato dal Governo, così come la previsione di altri provvedimenti continuino a terrorizzare i contribuenti e a indurli a ridurre i consumi? Ciò riguarda persino coloro che potrebbero consumare; poi c’è chi non ha i soldi e non può consumare, ma se chi li ha li spende, magari si crea qualche opportunità per tutti.

Risposta del Ministro Poletti

Vorrei risolvere in prima battuta l’osservazione del senatore Malan intorno al rischio di intervento attraverso tagli e altre tipologie di situazioni che si possono produrre, come dato d’incertezza e con effetti negativi sui consumi. Il Governo ha detto e ribadisce qui per voce del suo Ministro alle politiche sociali che non ha allo studio alcun intervento che manometta e cambi le pensioni dei cittadini italiani, né quelle di reversibilità, né di nessun altro tipo. Da questo punto di vista le riflessioni, le valutazioni, gli articoli di stampa e tutto ciò che gira intorno a queste vicende, dal punto di vista del Governo è privo di qualsiasi fondamento. Quindi, io credo che questo tema possa essere risolto in questo senso.

Risposta integrale

Replica del senatore Malan

Signor Ministro, sono soddisfatto della risposta che ha dato, e cioè che il Governo non intende fare interventi di tagli alle pensioni, ma allora il Governo deve provvedere a rimuovere il presidente dell’INPS – che non piove dal cielo ma è stato nominato dal Governo – visto che continua a fare dichiarazioni in senso contrario. Dovrebbe anche ritirare il disegno di legge recante misure di contrasto alla povertà, approvato dal Consiglio dei ministri, che prevede il passaggio della reversibilità dalla previdenza (dunque, come diritto incondizionato da altre situazioni economiche del soggetto), all’assistenza, che dunque è condizionata alle possibilità economiche del soggetto (dunque, a chi possiede una casa non si dà più la pensione). In ultimo, bisognerebbe anche dirlo al Presidente del Consiglio, il quale, in una nota trasmissione televisiva, per rendere chiaro l’esempio, ha detto che bisognerebbe ridurre la pensione a sua nonna ultranovantenne. Va benissimo la risposta, ma altre cose vanno in direzione del tutto opposta. Non vorrei che il sunto fosse: «Stai sereno, pensionato», che ci ricorda lo «Stai sereno, Enrico», che fu riservato a Enrico Letta due settimane prima di essere fatto fuori.

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