Fondo europeo unico di risoluzione: mezz’ora per valutare un provvedimento che tratta miliardi

Intervento in Aula per dichiarazione di voto sulla ratifica dell’Accordo sul trasferimento e la messa in comune dei contributi al Fondo di risoluzione unico (Bruxelles, 21 maggio 2014 – rettificato il 22 aprile 2015)

Signor Presidente,

si dice spesso che il Parlamento dedichi ai provvedimenti un tempo inversamente proporzionale alla loro portata finanziaria: più alto è l’importo, meno se ne parla. Questo è quanto si sta verificando anche oggi. Il provvedimento in esame potenzialmente tratta di somme pari a decine e forse a centinaia di miliardi, anche se nell’immediato non c’è nessun esborso. Ci viene presentato e il Governo ne sottolinea l’urgenza, tanto che è stato calendarizzato forse mezz’ora fa e ora lo abbiamo in discussione. Forse ci sarebbe stato bisogno di un maggiore approfondimento. Se il Governo, come è comprensibile, lo riteneva così importante, visto che il Trattato è stato rettificato il 22 aprile scorso (con ulteriori documenti allegati, nessuno dei quali è più recente del 27 maggio), forse si poteva accelerare maggiormente la fase di istruzione della pratica e dare più tempo al Senato per conoscere ciò di cui sta decidendo.

In sé, il provvedimento presenta un aspetto che potrebbe e dovrebbe essere positivo, anche se questo fondo di garanzia è alimentato in modi che fanno venire qualche dubbio circa il rischio che possa interessare anche coloro che depositano delle somme in quegli istituti, che poi, eventualmente, si verranno a trovare in difficoltà. Queste risorse andranno comunque ad alimentare un fondo di risoluzione unico; qui ci sarebbe un aspetto positivo, perché dovrebbe trattarsi di una garanzia più forte. Il fatto è che noi abbiamo avuto delle esperienze non molto positive per quanto riguarda le politiche bancarie dell’Unione europea. Ricordiamo le decisioni prese dall’European Bank Agency alla fine del 2011, quando, da un giorno all’altro, senza particolari motivazioni se non quella di favorire certi Paesi e di sfavorire l’Italia, si cambiò il criterio di conteggio dei titoli di Stato per quanto riguarda le riserve proprio in quelle poche settimane o in quei pochi mesi in cui i titoli di Stato erano quotati molto al di sotto del valore facciale (molto sotto 100). Potremmo citare anche altri casi, ad esempio la proporzione con cui l’Italia è stata chiamata a partecipare al fondo per salvare la Grecia, che era soprattutto una necessità della Francia e della Germania, ma alla quale l’Italia è stata chiamata a partecipare non in proporzione all’indebitamento delle proprie banche ma in proporzione alla propria economia (quindi in misura molto maggiore).

Pertanto, mettendo insieme le cattive esperienze e il tempo assolutamente insufficiente per dare una valutazione su ciò che il relatore stesso ha definito “un provvedimento molto complesso”, Forza Italia esprimerà un voto di astensione, auspicando che l’Italia riesca in generale a pesare di più nelle politiche europee, in particolare nelle politiche economiche e bancarie (visto che l’argomento di oggi è questo), perché le regole devono essere fatte per tutti e non solo per qualcuno. E, se devono essere fatte solo per qualcuno, al limite vengano fatte per difendere l’Italia e non per difendere altri Paesi, che si difendono già da soli.

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