Con un atto di forza contro la Costituzione e il Regolamento del Senato, un provvedimento mai discusso in Commissione approda direttamente in Aula

Intervento in Aula sull’inserimento nella discussione dell’Assemblea di un secondo disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili

Signora Presidente,

vorrei sottolineare che il disegno di legge – ricordo che l’articolo della Costituzione dice «Ogni disegno di legge» e non «ogni argomento» – che la Conferenza dei Capigruppo, a maggioranza e contro il Regolamento, ha voluto portare in Aula, è stato depositato il 6 ottobre, è stato portato all’attenzione della Commissione due giorni fa e l’attenzione della Commissione è consistita nella semplice relazione (per la verità ben fatta) svolta dalla relatrice, che si trova a essere anche la prima firmataria del disegno di legge. Pertanto, l’esame in Commissione si è ridotto alla mera relazione sul suo contenuto.

Il fatto che l’argomento fosse discusso da tempo può avere il suo peso, ma la Costituzione è chiara, così come lo è il Regolamento: qui c’è stata dunque un’aperta violazione. Il provvedimento è stato semplicemente brevemente relazionato (in cinque minuti) in Commissione. Se questo viene ritenuto il modo di applicare la Costituzione, c’è poco da stare tranquilli. Già sulla riforma costituzionale non vi è stato neppure un voto (e anche questo è contro la Costituzione), ma perlomeno se ne era potuto parlare; in questo caso, invece, addirittura non è stato possibile.

Signora Presidente, si noti – aggiungo – che ci sono state parecchie iscrizioni a parlare, prese da chi presiedeva la Commissione. Il vice presidente Casson ha dato atto delle diverse iscrizioni a parlare e ha aggiunto che gli interventi si sarebbero potuti svolgere in seguito al dibattito, ma nessuno ha potuto parlare, neanche per un secondo, sul provvedimento che è all’esame dell’Assemblea: un atto di forza non contro chi si oppone a questo provvedimento, ma contro la Costituzione e contro il Regolamento il Senato.

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