Se l’Europa è democratica, si devono poter sottoporre a referendum anche leggi di carattere tributario e trattati internazionali

Intervento in Aula in dichiarazione di voto sull’introduzione del principio di ammissibilità per i referendum abrogativi sulle leggi tributarie e la ratifica dei trattati internazionali

Signor Presidente,

il Gruppo di Forza Italia voterà a favore di questa proposta di deliberazione, che noi riteniamo coerente con il voto che abbiamo espresso ieri a favore di una rinegoziazione dei trattati europei per un’Unione europea più democratica, con istituzioni direttamente espresse dai cittadini e davvero rappresentative, che i cittadini sentano non come un nemico esterno o un’entità astratta ma come espressione democratica. L’Europa o è democratica o non si vede bene che senso possa avere. Di conseguenza, se è democratica, si devono poter sottoporre a referendum gli ulteriori trattati che possono essere stipulati.

Noi sappiamo bene qual è l’origine storica dell’esclusione dei trattati internazionali dall’ambito delle leggi sottoponibili a referendum che i Padri costituenti vollero. La ragione era l’appartenenza alla NATO che, sebbene non ancora formalmente fondata, di fatto già funzionava come un’alleanza militare tra i Paesi democratici dell’Europa occidentale – tra i quali, naturalmente, c’erano l’Italia e gli Stati Uniti d’America. Ricordo che il principale Partito d’opposizione dell’epoca, il Partito Comunista – i cui eredi sono in quest’Aula – era contro la NATO, essendo a favore del blocco dei Paesi comunisti guidati all’epoca da Stalin. Il timore, da una parte, dei filo-occidentali di perdere un referendum di questo genere e forse, dall’altra, del Partito Comunista di vincerlo, spinse a introdurre questo divieto che evidentemente, visti i tempi cambiati, non ha più ragione di essere. Allo stesso modo, credo che siamo in un momento tale per cui si possano sottoporre a referendum anche leggi di carattere tributario. Basta ricordare che gli Italiani sono abbastanza maturi e responsabili da non dire “sì” a qualunque cosa abbia l’apparenza di creare un vantaggio.

Ricordo il referendum che si tenne nel 1992 sulla cosiddetta scala mobile e l’indennità di contingenza: gli Italiani, con una maggioranza tale da includere per forza anche un gran numero di dipendenti che ne beneficiavano, ritennero comunque – certamente, anche l’altra scelta era rispettabile – che, anche se nell’immediato poteva avere l’apparenza di portare un beneficio, per quell’epoca, secondo le scelte fatte, era più conveniente non avvalersene. Ebbene, al di là del fatto che quella scelta fosse giusta o meno – e io ritengo che lo fosse – gli Italiani hanno dimostrato anche in quell’occasione di non essere irresponsabili. E, se qualcuno proponesse un referendum per abolire una tassa importante, credo davvero che non si farebbero mosse avventate.

Pertanto, coerentemente con il nostro programma che chiede un rinnovamento profondo dell’Unione europea – ivi inclusa l’elezione diretta del Presidente della Commissione, peraltro voluta da ordini del giorno presentati anche con il voto del PD – siamo d’accordo su questa proposta. Mi sorprende che coloro che votarono a favore degli ordini del giorno che chiedevano una maggiore democratizzazione degli organismi europei, e in particolare l’elezione diretta del Presidente della Commissione europea, ieri abbiamo votato contro il referendum sulla revisione dell’Unione europea e oggi contro la possibilità di sottoporre i trattati internazionali a referendum. Direi che, dal 1947, dovrebbe essere cambiato qualcosa ma forse, per qualcuno, non è cambiato molto.

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