“Sentinelle in Piedi”: il Governo assicura la passata e futura protezione della manifestazione del pensiero, ma dimentica di perseguire le organizzazioni che rivendicano le aggressioni su Internet

Nel frattempo, il Dipartimento per la Pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri mette per iscritto che chi la pensa al contrario di ciò che dice la Costituzione deve essere privilegiato

 

Risposta del sottosegretario all’Interno alle interrogazioni del senatore Malan

Signor Presidente, Onorevoli senatori,

[…] Generalmente, le Forze di Polizia si sono limitate a impedire il contatto tra le Sentinelle e i loro contestatori, i quali, ricorrendone i presupposti, sono stati video-ripresi, identificati e denunciati all’autorità giudiziaria per reati di vario tipo individuati, di volta in volta, nel mancato preavviso di riunione pubblica, nell’inosservanza all’ordine dell’autorità, nella violenza, resistenza od oltraggio a pubblico ufficiale, nel rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale, nel disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone e in reati consimili. […]

Si assicura, comunque, che sullo specifico punto l’attenzione dei prefetti è e rimane alta, e il Ministero dell’Interno continuerà a esercitare una vigile attività di monitoraggio e impulso. […]

Con l’occasione rappresento, più in generale, che il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica durante le pubbliche manifestazioni costituisce uno degli impegni più delicati per le Forze di Polizia, che operano attraverso sperimentati moduli operativi consistenti nell’attivazione in via preventiva di opportuni canali informativi e nella predisposizione, in loco, di accurati servizi di ordine pubblico commisurati al livello di rischio atteso – fatte salve, all’occorrenza e ove possibile, successive integrazioni del dispositivo che si rendano necessarie a manifestazione in corso. I fatti illeciti posti in essere nel corso degli eventi in questione, attentamente monitorati da operatori di Polizia specializzati, vengono sottoposti, al termine delle relative indagini, alle valutazioni dell’autorità giudiziaria.

Assicuro che, a tale consolidato modus operandi, le Forze di Polizia si atterranno anche in futuro, in modo da garantire il sereno e regolare svolgimento di ogni iniziativa pacifica che sia espressione della libertà di manifestazione del pensiero costituzionalmente garantita – comprese, ovviamente, quelle delle «Sentinelle in piedi».

Replica del senatore Malan

Signor Presidente,

ringrazio il rappresentante del Governo per aver risposto agli atti di sindacato ispettivo da me presentati.

Non dubito che siano state date le istruzioni necessarie – che sarebbero peraltro perfino superflue – per garantire, in generale, la libertà di manifestazione ai Cittadini che lo fanno nel rispetto delle leggi e dell’ordine pubblico. Conosco gli interventi che, in più di un’occasione, sono stati fatti dalle Forze dell’Ordine e dalle autorità di pubblica sicurezza per garantire questo diritto ma occorre constatare che, in più di un caso, questo diritto è stato di fatto impedito – ledendo davvero, di conseguenza, la libertà di manifestazione dei Cittadini.

Nella mia prima interrogazione ho sottolineato il fatto che, dopo quanto accaduto il 31 maggio 2014 a Lecce, dove le «Sentinelle in piedi» sono state fatte oggetto di una serie di aggressioni verbali e fisiche, queste stesse aggressioni sono state poi rivendicate via Internet (su Facebook e su vari siti) da varie organizzazioni che, evidentemente, tollerano male chi ha idee diverse dalle loro, pur professandosi per l’apertura, per il rispetto e per la tolleranza. Non mi risulta, tuttavia, che tali organizzazioni siano state perseguite. La stessa rivendicazione su Internet è una cosa gravissima. Se, infatti, in altri casi i responsabili possono essere magari i singoli che si recano sul luogo e magari poi si lasciano prendere la mano – anche se è un reato lasciarsi prendere la mano in modo criminoso – il fatto di rivendicare addirittura certe azioni su Internet e teorizzare che quello sia il modo per affrontare le future manifestazioni è davvero inquietante. Mi auguro che ci sia dunque un’attività, sia di prevenzione che di repressione, di questi episodi.

Concludo osservando che, paradossalmente, coloro che sono vittime di queste aggressioni stanno comunque manifestando un’opinione che, evidentemente, è opposta a quella dei loro aggressori ma totalmente in linea con quanto stabilisce la Costituzione italiana, mentre gli altri vorrebbero delle profonde innovazioni. Fino a prova contraria, invece, chi sta dalla parte della Costituzione dovrebbe avere, semmai, una ragione in più rispetto a chi sta contro, premesso che pacificamente è legittimo cambiare anche la Costituzione.

Vorrei ricordare altresì che, nelle “Linee guida per una informazione rispettosa delle persone LGBT”, il Dipartimento delle Pari opportunità ha scritto – a proposito del principio del contraddittorio nell’informazione anche privata, non rivolta soltanto a organi di informazione pubblica – che, quando si tratta dei cosiddetti diritti LGBT, questa parità non deve essere rispettata perché si tratta di una scelta di valore, e cioè che chi la pensa al contrario di ciò che dice la Costituzione deve essere privilegiato. Questo documento, datato 11 dicembre 2013, è firmato da un rappresentante del Dipartimento delle Pari opportunità, con tanto di timbro della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Sono quindi preoccupato, perché su questi aspetti c’è un atteggiamento paradossale di protezione particolare verso chi va contro la Costituzione. E, visto che oggi l’argomento è specificamente l’ordine pubblico, mi auguro che dal punto di vista dell’ordine pubblico si sia assolutamente determinati nel garantire la libertà di manifestare per tutti: per coloro che vogliono cambiare le leggi dal punto di vista delle associazioni LGBT ma, naturalmente, anche per gli altri. Perché è gravissimo che, anche solo raramente, vi siano persone che non possono manifestare la propria opinione nel modo più pacifico immaginabile.

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