Attraverso una fantomatica selezione pubblica, il Governo aumenta la fetta di dirigenti pubblici e si appresta a metterci la propria gente, anche se non laureata, purché amica

Con lo stesso provvedimento, Il Governo strangola l’attività dei Piccoli Comuni – probabilmente nel tentativo di sopprimerli

Intervento in Aula nella discussione sulla semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari

Signora Presidente,

ci troviamo di fronte all’ennesimo decreto palesemente privo dei presupposti che la Costituzione prescrive per i decreti stessi. Questa volta, la novità sta nel fatto che è lo stesso Presidente del Consiglio che l’ha ammesso quando ha detto che va bene togliere la norma che riguarda le pensioni nel comparto scuola perché non era congruente con le altre norme. È palese che, anche tolta quella parte, continua a non essere congruente, perché ci sono norme che riguardano pensioni di altri settori che non hanno nulla a che fare con il resto del decreto, il quale è in gran parte fatto di norme che non hanno questa uniformità di contenuto – requisito richiesto dalla Corte costituzionale – e spesso non hanno il carattere di urgenza e tanto meno di straordinarietà che prevede la Costituzione.

Mi soffermo su alcuni punti in particolare. All’articolo 11 abbiamo il ricambio generazionale, anche detto turnover. Non conoscendo la lingua italiana, bisogna ricorrere alla lingua straniera, ma in Italiano ci sono parole che forse sono più comprensibili e che in passato venivano usate in modo più chiaro: l’opposizione parlava di occupazione del potere, mentre la maggioranza usava l’espressione «nomina di persone di fiducia».

Essendo stato il relatore del disegno di legge (perché all’epoca si usavano ancora i disegni di legge e non solo i decreti-legge) che poi è diventato il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ricordo le fortissime critiche che erano state fatte, proprio dalla Sinistra, per l’introduzione di quel 10 per cento di dirigenti che potevano venire dall’esterno delle strutture dell’amministrazione. Si trattava di critiche gravissime: occupazione del potere, spoil system– cioè impadronirsi delle spoglie del nemico, ovvero dello Stato occupato. Oggi, questo 10 per cento tanto criticato diventa 30 per cento. Ma non basta: questo 30 per cento viene individuato attraverso una fantomatica selezione pubblica, che non c’è da nessuna parte nella Costituzione e tanto meno nel nostro diritto, mentre la Costituzione, all’articolo 97, prescrive il concorso pubblico. In Commissione, il Gruppo Forza Italia ha presentato degli emendamenti per parlare di concorso pubblico, oppure per definire in modo più dettagliato questa selezione. Il Governo, invece, ha voluto mantenere la versione originale – segno, evidentemente, che si vuole togliere altra gente e mettere la propria.

A completamento di questa bella operazione, al comma 4 viene introdotto, per sottinteso, che queste persone che ricoprono incarichi dirigenziali possono anche non essere laureate. Questa è la meritocrazia di cui tanto si parla e che si pratica all’incontrario. Con tutte le migliaia di giovani laureati – altro che migliaia: forse sono centinaia di migliaia – che non trovano occupazione in posti dove sarebbe normale richiedere la laurea, si scrive che si può anche non avere la laurea purché si sia amici di qualcuno. Questo è: si è amici di qualcuno e, dunque, si fa una pubblica selezione tra i propri amici e così il problema è risolto. Direi che – davvero – queste non sono norme; non dovrebbero naturalmente entrare in nessuna legge, tanto meno in un decreto-legge.

Chiudo sottolineando un altro aspetto del tutto specifico. All’articolo 23-ter, introdotto dalla Camera dei Deputati, è stata giustamente prorogata, con un barlume di buon senso, l’entrata in vigore dell’obbligo della Centrale di committenza unica per i Piccoli Comuni. Poi, però, si è fatta una norma, anche questa di buon senso, per esentare da quest’obbligo gli acquisti inferiori ai 40.000 euro ma solo per i Comuni superiori ai 10.000 abitanti. Questo vuol dire strangolare l’attività dei Comuni sotto i 10.000 abitanti, probabilmente nel tentativo di sopprimerli. L’ho già detto in Commissione e lo ribadisco ora: chi nel passato ha pensato di sopprimere – non incentivare, ma sopprimere – con la forza i Piccoli Comuni, non ha avuto fortuna. Ripeto: lo ribadisco anche adesso al Governo.

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