Cordoglio per la scomparsa del collega Franco Mazzola, con un omaggio al suo grande lavoro al servizio della Repubblica

Intervento in Aula

Signora Presidente,

a nome del mio Gruppo, mi unisco al cordoglio per la scomparsa del senatore Mazzola, che proveniva dalla mia Regione, dalla provincia di Cuneo. Nella sua carriera politica è stato parlamentare per sei legislature, tre da deputato e tre da senatore, e parecchie volte Sottosegretario. Un uomo frutto di quella che oggi chiamiamo Prima Repubblica, nella quale ha svolto un grande lavoro che bisogna valorizzare.

Apprezzo sia stato il presidente Zanda a iniziare questa breve commemorazione poiché, al di là delle appartenenze, al di là dell’evoluzione politica che c’è stata da allora, credo che Mazzola sia stato uno di quei tanti uomini che nel passato si è adoperato per far funzionare meglio – secondo i suoi concetti e secondo la sua cultura, politica e generale – la nostra Repubblica che, all’epoca aveva determinate regole, che bisogna guardare con rispetto; egli si è adoperato per far funzionare le istituzioni, con collaborazioni anche molto difficili, in anni molto difficili a livello nazionale e internazionale.

Assistente del senatore Mazzola per un certo periodo fu il famosissimo dottor Cencelli, autore del celebre manuale che rappresentava la traduzione, in termini proporzionali, di quel proporzionalismo che ha improntato l’intera cosiddetta Prima Repubblica, con un senso di equilibrio e dei frutti che, certamente, oggi possiamo guardare con occhio critico per certi aspetti ma che, sicuramente, hanno assicurato una continuità e certezza che ha coinciso con un periodo anche molto positivo per l’economia del nostro Paese e per l’economia della provincia di Cuneo e del Piemonte.

Credo quindi si debba esprimere riconoscenza per il contributo dato dal nostro collega Franco Mazzola. Pur consapevoli che la politica, l’Italia intera, si è evoluta da allora, non per questo dobbiamo omettere di dare il giusto peso e il giusto omaggio al grande lavoro svolto.

Bene ha fatto il senatore Zanda a ricordare che le accuse contro di lui caddero in sede di processo. È bene ricordarlo oggi, giacché l’aspetto finale rappresenta l’elemento più importante, e cioè che non fu trovata alcuna evidenza nei suoi confronti e che fu del tutto scagionato dalle accuse di cui era stato fatto oggetto. Certamente, all’epoca fecero molto più scalpore le accuse che non l’assoluzione.

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