Abusi da parte dell’Agenzia delle Entrate: si parte dal presupposto che il Contribuente è un evasore e come tale va trattato

I Cittadini devono vedere i loro diritti rispettati: l’obbligo di rispettare le leggi dello Stato vale anche per l’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate non può fare irruzione nella vita dei Cittadini, sprecando ore del loro tempo per cose cha ha già e minacciando con sanzioni ingiuste

Interpellanza sulla richiesta di adempimenti fiscali ai Contribuenti da parte dell’Agenzia delle Entrate

Signor Presidente,

Signori rappresentanti del Governo, Colleghi,

come segnalato nell’interpellanza presentata insieme a oltre 40 Colleghi, che ringrazio, nel mese di maggio sono giunte ai Contribuenti migliaia di lettere che chiedono loro adempimenti fiscali relativi alla denuncia dei redditi.

Purtroppo, da qualche anno, i documenti relativi alle detrazioni fiscali non si devono più fornire in allegato; vanno però conservati da parte dei Contribuenti e forniti all’Agenzia delle Entrate nel caso quest’ultima chieda conferma delle detrazioni operate.

Le lettere in questione giungono, in tutti i casi riscontrati, almeno venti giorni dopo la data che riportano e chiedono di inviare all’ufficio competente, entro trenta giorni dal ricevimento, una serie di documenti – altrimenti verranno ritenute nulle tutte le detrazioni operate, il che comporterebbe oneri per migliaia di euro per il Contribuente.

Allora, vi è una legge dello Stato, la n. 212 del 27 luglio 2000, che, all’articolo 3, comma 2, prevede che: «In ogni caso, le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei Contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore o dell’adozione di provvedimenti di attuazione in esse espressamente previsti». Ebbene, neanche per legge si dovrebbe imporre ai Cittadini un adempimento in tempi inferiori ai sessanta giorni e, invece, viene imposto a migliaia di cittadini (pensavamo, ma poi l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che sono molto di più) di farlo entro trenta giorni, con una lettera non raccomandata; lettera che, molto spesso, può non raggiungere il destinatario, e che la stessa Agenzia delle Entrate, per lo strumento postale scelto, non ha idea di quando venga consegnata (e comunque arriva oltre venti giorni dopo la sua spedizione).

In questa lettera viene richiesta al Contribuente una serie di documenti, alcuni dei quali sono in possesso non soltanto della Pubblica Amministrazione nel suo insieme, ma addirittura della stessa Agenzia delle Entrate. Ad esempio, viene chiesto ai Contribuenti l’atto notarile relativo all’acquisto dell’immobile il cui mutuo ipotecario viene portato, per la parte relativa agli interessi, in detrazione nella denuncia. Ebbene, nel “cassetto fiscale” che ogni Cittadino ha presso l’Agenzia delle Entrate e alla quale egli può accedere con determinate procedure, peraltro non semplicissime, si possono reperire tutti gli atti notarili da questo stipulati nel corso della sua vita. Quindi, l’Agenzia delle Entrate chiede, in tempi illegali, dei documenti che non solo ha la Pubblica Amministrazione nel suo insieme, ma che ha essa stessa (sarebbe come se il Comune ti chiedesse di portare il certificato di residenza): un’assurdità in cui vengono impiegati dipendenti dello Stato e che viene imposta a Cittadini che dovrebbero, innanzitutto, lavorare per pagare quelle tasse che, giustamente, l’Agenzia delle Entrate chiede che vengano pagate.

Come se non bastasse, in questa lettera di ben tre pagine non è riportato alcun indirizzo di posta elettronica, e c’è un’altra disposizione che dice che deve essere data al Cittadino, nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, la possibilità di usare le comunicazioni elettroniche: si tratta dell’articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82; una norma quindi alla quale anche l’Agenzia delle Entrate avrebbe avuto il tempo di adeguarsi.

Lodevolmente, nella lettera viene indicato il funzionario responsabile del procedimento, con tanto di nome e cognome e di numero telefonico. Ebbene, in tutti i casi che mi sono stati segnalati, le “vittime” di queste comunicazioni mi hanno riferito (e io ho avuto modo di verificare, componendo io stesso questi numeri) che il funzionario non risponde mai, a nessuna ora del giorno o della notte o del fine settimana, e – naturalmente – soprattutto nelle ore di ufficio. Alcune volte la linea risulta libera; altre volte risponde una voce che dice che il numero non è disponibile; altre volte ancora la linea è occupata, segno che il funzionario le telefonate le fa ma non le riceve. Allora, uno chiama il centralino della sede dell’Agenzia delle Entrate interessata. I risultati dei tentativi esperiti sono illustrati nel testo dell’interpellanza: nella maggior parte dei casi, non si ottiene risposta alcuna. A questo, poiché è stata rivolta una certa attenzione da parte di alcuni organi d’informazione ed è anche apparso un titolo in prima pagina addirittura su un quotidiano nazionale, l’Agenzia delle Entrate ha risposto indirettamente con un comunicato del 15 maggio.

Avevo già sottolineato, nell’anticipare questa interpellanza, l’incongruità di chiedere tutti questi adempimenti che sono illegali, così come illegali sono anche i tempi che vengono imposti; in più, vengono chiesti proprio nel periodo in cui devono essere presentate le dichiarazioni dei redditi. Ora, dal momento che l’Agenzia delle Entrate ha tempo fino alla fine dell’anno 2012 per controllare le denunce relative ai redditi 2009, perché deve richiedere tali adempimenti proprio nel periodo in cui si devono presentare le dichiarazioni dei redditi? Ebbene, l’Agenzia delle Entrate ha risposto che si tratta di un fatto di routine, cioè fanno sempre così.

Nel comunicato del 15 maggio, l’Agenzia precisava che queste lettere sono state inviate al quattro per cento dei Contribuenti, cioè a un milione e mezzo di Italiani; quindi, un milione e mezzo di Italiani è colpito dalla minaccia di dover pagare tasse che non gli spettava pagare dal momento che, se queste persone hanno diritto a delle detrazioni, devono anche poterne godere. E tutto questo accade con date false o, quanto meno, attraverso spedizioni che non si capisce come avvengano, tanto che le lettere inviate dagli uffici locali dell’Agenzia delle Entrate vicini ai destinatari vengono recapitate anche dopo 20 giorni. Inoltre, vengono richiesti documenti già in possesso della Pubblica Amministrazione.

Il 28 maggio, l’Agenzia delle Entrate compie poi un atto parzialmente, molto parzialmente, lodevole: in un comunicato stampa (naturalmente, non certo rivolto al milione e mezzo di Italiani vittime di queste comunicazioni, i quali, si suppone, debbano guardare tutti i giorni i comunicati stampa dell’Agenzia delle Entrate) viene scritto che, data l’eccezionalità della situazione, coloro che hanno ricevuto le lettere del 19 aprile (evidentemente le lettere sono state inviate a tutti in questa data, peraltro artificiosa, o meglio falsa) possono presentare la documentazione entro il 30 giugno. È già un progresso, ma siamo ancora una volta di fronte a una scadenza illegale: i Cittadini, infatti, hanno ricevuto queste comunicazioni non prima del 10 maggio, e dal 10 maggio al 30 giugno passano 51 giorni, quando la legge dello Stato (articolo 3, comma 2, della legge n. 212 del 2000) stabilisce che non possono essere imposti adempimenti a carico dei Contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente a sessanta giorni. Pertanto, abbiamo presentato questa interpellanza chiedendo al Ministro dell’Economia, che si trova a essere anche Presidente del Consiglio, quali interventi intenda mettere in atto per porre fine a questi che sono dei veri e propri abusi.

Dobbiamo ribadire – lo faccio sempre e lo ribadisco anche qui, anche se non c’entra nulla – che è sommamente, totalmente condannabile ogni episodio di violenza, di prevaricazione e di minaccia nei confronti del personale delle Agenzie fiscali, perché tutti devono rispettare la legge. La legge, però, deve essere rispettata anche dall’Agenzia delle Entrate, che non può fare irruzione nella vita dei Cittadini, facendo loro sprecare milioni e milioni di ore lavorative, spaventando la gente che magari ha già delle difficoltà a gestire il mese con il proprio stipendio e minacciandola di sanzioni ingiuste per migliaia di euro.

Chiedo anche quali provvedimenti verranno adottati nei confronti di coloro che, indicati come responsabili del procedimento, non sono mai reperibili. Chiedo anche, in generale, se – per caso – questi Signori che non sono mai reperibili abbiano usufruito della esenzione dal blocco delle retribuzioni che ha colpito tutti i dipendenti pubblici, in virtù dell’articolo 35, comma 6, del decreto-legge n. 1 del 2012 sulle liberalizzazioni, in cui – senza che avesse molto a che fare con la materia – si specifica che, a differenza di tutti gli altri dipendenti dello Stato, quelli delle Agenzie fiscali non subiscono il blocco delle retribuzioni, eventualmente anche facendo ricorso al fondo per l’incentivazione delle prestazioni lavorative. Mi chiedo se questo comportamento non sia forse incentivato dal fatto che maggiore è la presunta evasione che viene scovata, maggiore è il premio che viene concesso. Conto di ricevere delle risposte.

Sottolineo che quanto comunicato dall’Agenzia delle Entrate il 28 maggio conferma l’illegalità di queste richieste, e non tratta per nulla il problema della documentazione pretesa, che non dovrebbe essere richiesta innanzitutto in base al buon senso ma anche in base a un’altra norma, l’articolo 43 del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, che stabilisce che le amministrazioni pubbliche e i gestori di pubblici servizi sono tenuti ad acquisire d’ufficio tutti i dati e i documenti che siano in possesso delle Pubbliche Amministrazioni. Dovrebbero farlo anche se i dati fossero in possesso di altre Pubbliche Amministrazioni, ma lo fanno anche per quanto riguarda i dati in loro possesso.

Aggiungo un’ultima richiesta assurda che viene fatta: in queste lettere viene chiesta la documentazione relativa alla data a partire dalla quale l’abitazione, il cui mutuo per la parte degli interessi viene portato in detrazione, è stata adibita ad abitazione principale. Si tratta di dati che sono sempre nel “cassetto fiscale” dell’Agenzia delle Entrate (per altri versi, anche con documentazione di carattere anagrafico), ma che sono riportati addirittura due volte nelle dichiarazioni sulla base delle quali viene fatta questa richiesta di documenti. Nel frontespizio dei modelli Unico e 730, viene infatti chiesto di indicare la variazione di residenza, per cui è scritto lì; inoltre, nella parte relativa alla denuncia dei fabbricati si deve indicare il numero di giorni in cui un determinato fabbricato è stato posseduto come prima abitazione. È dunque scritto due volte, eppure si chiede ai Cittadini di comunicarlo, non mediante posta elettronica ma, naturalmente, in violazione del Codice sull’amministrazione digitale, con una busta sull’esterno della quale deve essere riportato un certo numero. Viva la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e la semplificazione!


Risposta del Sottosegretario di Stato per l’Economia e le Finanze

Signor Presidente,

i senatori interpellanti chiedono al Governo chiarimenti in merito a presunti abusi e disfunzioni nelle attività espletate dall’Agenzia delle Entrate. In primo luogo, occorre precisare che i casi di cui trattasi riguardano il controllo formale delle dichiarazioni dei redditi che l’Agenzia esplica ai sensi dell’articolo 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973. Il Contribuente può essere invitato dall’ufficio a esibire o trasmettere la documentazione probatoria di oneri deducibili o detraibili, nonché di crediti d’imposta esposti in dichiarazione e a fornire chiarimenti qualora emergano situazioni di difformità tra quanto dichiarato e quanto trasmesso all’Agenzia sia direttamente dal Contribuente, che da parte degli enti previdenziali ed assistenziali, delle banche e delle imprese assicuratrici.

In riferimento al mancato rispetto dei termini prescritti dalla legge per le richieste documentali di cui al citato articolo 36-ter, va sottolineato che la data riportata nelle comunicazioni recapitate al Contribuente corrisponde a quella di estrazione dalla banca dati reddituale delle posizioni segnalate in base agli elementi in essa risultanti. Pertanto, tutte le comunicazioni riportano la medesima data e vengono inviate in modo centralizzato in tutta Italia. Esse vengono recapitate in media entro sette-dieci giorni dalla data di estrazione. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate fa presente che la data riportata nella comunicazione è del tutto ininfluente per il Contribuente ed è un riferimento solo relativamente all’attività svolta dalla stessa Agenzia.

Infatti, nelle comunicazioni è ben specificato che la documentazione e gli eventuali chiarimenti devono essere inviati dal Contribuente entro trenta giorni dalla data di ricevimento della comunicazione stessa. Tale termine è individuato ai sensi dell’articolo 6, comma 5, della legge n. 212 del 27 luglio 2000, meglio nota come Statuto dei diritti del Contribuente, che disciplina la conoscenza degli atti e la semplificazione e non presenta il carattere della perentorietà. In base a tale articolo, vige l’obbligo per l’amministrazione finanziaria, cioè per l’Agenzia delle Entrate, prima di procedere alle iscrizioni a ruolo derivanti dalla liquidazione dei tributi, qualora sussistano incertezze su aspetti rilevanti della dichiarazione, di invitare il Contribuente a fornire chiarimenti o a produrre documenti entro un termine congruo. […]

L’articolo 3 stabilisce che le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei Contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore o dell’adozione dei provvedimenti di attuazione in esse espressamente previsti. L’articolo 6, comma 4, del citato Statuto dei diritti del Contribuente, riguardo alla documentazione richiesta nelle comunicazioni, vieta di richiedere documenti e informazioni «già in possesso dell’Amministrazione finanziaria o di altre amministrazioni pubbliche indicate dal Contribuente».

Risposta integrale


Replica del senatore Malan

Signor Presidente,

ringrazio il Governo per aver risposto e ringrazio in particolare il Sottosegretario per aver spiegato quali sono i numerosi modi attraverso cui si può raggiungere l’Agenzia delle Entrate, anche se ostenta di non ascoltarmi – né prima né ora.

Purtroppo, però, i fogli che vengono mandati a milioni ai Cittadini italiani non contengono le informazioni che Lei ci ha molto cortesemente dato, e sono indicati dei numeri di telefono, con tanto di nome e cognome dei responsabili, a cui non risponde nessuno. Quindi, questi fogli si potrebbero forse studiare in modo da includere queste informazioni. Ci vorrebbe qualche rettifica.

Queste cose, Signor Sottosegretario, non possono essere fatte per norma di legge, come Lei afferma. Non capisco quale altra norma di legge ci voglia per evitare di imporre ai Cittadini adempimenti in tempi che lo Statuto del Contribuente vieta, tanto più che l’articolo 6, comma 5, che Lei cita, si riferisce a quando sono riscontrate delle irregolarità. Qui siamo davvero alla mentalità per cui il Contribuente è, fin dall’inizio, un evasore, pur trattandosi di un Contribuente che ha pagato le tasse e che ha la documentazione. Lei, però, dice che si deve applicare l’articolo 6, comma 5, che si riferisce all’iscrizione al ruolo di tributi dovuti. Invece, all’articolo 3 viene prevista un’altra scadenza – e, per altro, con mezzi di fortuna: ho verificato che l’articolo 6, comma 5, dice: «un termine congruo e comunque non inferiore a trenta 30 giorni». Ma, poiché c’è una legge dello Stato che dice «non meno di 60», direi che il termine giusto sia: «non meno di 60».

Aggiungo questo: qual è la ragione per cui si impone ai Cittadini un termine così ristretto? È necessario a tutti i costi scendere sotto i 60 giorni? L’unica spiegazione a questa domanda, alla quale non ha risposto, è la volontà di imporre tempi tali per cui i Cittadini non hanno la possibilità di effettuare questi adempimenti, trovandosi poi qualche migliaio di euro da pagare. Certo, prima arriva la comunicazione ma, a quel punto, il Contribuente è un presunto evasore.

(Quanto poi agli atti di mutuo, sarò un Contribuente molto fortunato, ma da anni trovo mutui e atti di stipulazione di società che non avevo neppure capito fossero atti notarili, risalenti a molto prima del 2007, addirittura agli anni ’80. Comunque i miei atti ci sono, come ci sono quelli di migliaia di Cittadini, solo dal 2007. Perché questa richiesta di documenti viene fatta anche a Contribuenti che hanno acquistato case dopo il 2007, quando questo è chiaramente indicato nella denuncia dei redditi?)

Se si parte dal presupposto che il Contribuente è un evasore e come tale va trattato, pur ribadendo la condanna più ferma a qualunque atto di violenza – anche perché questi atti ottengono un effetto del tutto opposto a quello che si propongono – si dà spazio a coloro che, sbagliando, commettendo un crimine e un danno a se stessi, pensano di usare mezzi violenti e l’intimidazione nei confronti dell’Agenzia delle Entrate.

Infatti, nel momento in cui si prende la legge e la si calpesta, facendo richieste assurde e richiedendo adempimenti inutili, probabilmente la ragione è che qualcuno è a caccia di incentivi. Anche su questo non mi ha risposto. Non ha risposto sulla questione degli incentivi alla vessazione del Contribuente, così come sul lodevole perseguimento dell’evasione fiscale. Purtroppo, però, i due obiettivi si confondono nel momento in cui il Contribuente onesto viene trattato come quello disonesto. Ho l’impressione che questa sia una delle ragioni, e la ritengo assolutamente inaccettabile.

Gli Italiani sono sottoposti a gravi sacrifici. È giusto che li facciano tutti ma i Cittadini devono vedere i loro diritti rispettati. Quindi è inaccettabile che, per il capriccio di non citare dei dati e di volersi rifare a tutti i costi a scadenze sbagliate, coloro che hanno pagato debbano vedersi richiedere più volte lo stesso pagamento – cosa che succede in molti altri casi con riferimento a multe pagate e strapagate di cui viene richiesto il pagamento a distanza di anni, e così via; oggi però stiamo affrontando un altro argomento.

Spero che, al di là della risposta formale – e, ahimè, a mio modesto parere molto zoppicante dal punto di vista del fondamento – da parte del Governo vi sia invece una risposta adeguata. Rida pure: i Cittadini italiani sottoposti a queste vessazioni non ridono per nulla. Veramente mi meraviglio di Lei. Un Sottosegretario di Stato che ride di fronte a richieste di questo genere! Spero che, al di là dell’atteggiamento, non commendevole, che Lei tiene in quest’Aula, il Governo nel suo insieme, a cominciare da Lei che so essere persona assai più seria, si attivi perché queste azioni da parte dell’Agenzia delle Entrate e delle altre agenzie fiscali siano volte a perseguire gli evasori avendo un atteggiamento di lealtà e di collaborazione nei confronti del Contribuente.

Sospiri pure: gli Italiani sospirano molto di più.

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