Con una norma insensata, il Governo rischia di cancellare la legge che punisce i reati di istigazione all’odio, alla discriminazione e alla violenza razziale o per motivi religiosi

L’Esecutivo informi il Parlamento su come intende agire

Intervento in Aula

Signor Presidente,

approfitto del finale di seduta per intervenire nuovamente su un argomento.

La scorsa settimana, il Senato ha approvato con voto di fiducia il decreto-legge sulle espulsioni con il maxiemendamento presentato dal Governo che include l’ormai famigerato articolo 1-bis. Abbiamo fondato motivo di credere – anche autorevoli membri del Governo si sono espressi in questo senso – che tale articolo non stia in piedi perché il riferimento al Trattato di Amsterdam è errato e si riferisce a un articolo che rende priva di senso tutta la formulazione dell’articolo 1-bis.

La questione non ci preoccuperebbe particolarmente se non fosse che questo articolo è sostitutivo di una legge in vigore dal 1975: l’unica legge che punisce i reati di istigazione all’odio razziale, istigazione alla discriminazione razziale, discriminazione razziale, istigazione alla violenza per motivi razziali o religiosi e perpetrazione di atti di violenza per motivi razziali o religiosi. Se entrasse in vigore questo articolo, così come formulato, cancellerebbe la norma precedente, scomparirebbero dal nostro Paese questi reati che, tra l’altro, sono previsti da convenzioni e da trattati internazionali (non dal Trattato di Amsterdam ma da convenzioni internazionali come, ad esempio, la Convenzione di New York contro ogni discriminazione del 7 marzo 1966).

Il Governo ha fatto sapere, in modi del tutto impropri – cioè attraverso stringati e sibillini comunicati stampa rilasciati da singoli Ministri – che probabilmente il rimedio sarà trovato chiedendo alla Camera di approvare questa norma insensata (non secondo me, ma secondo gli stessi membri del Governo), chiedendo al Presidente della Repubblica di firmarla e poi rimediando con l’emanazione nella stessa data di una norma da inserire in un fantomatico decreto milleproroghe. Secondo la Costituzione (che va aggiornata alla realtà), ed in particolare in base all’articolo 70, sarebbe il Parlamento a dover formulare le leggi; sarebbe interessante, dunque, che il Parlamento quanto meno venisse informato del modo in cui intende muoversi il Governo. Quest’ultimo si è già dimostrato incapace di scrivere la norma: essa, infatti, non è stata scritta da un parlamentare di passaggio o da chissà chi, ma proprio dal Governo. Su questa norma, poi, è stata posta la questione di fiducia.

Sarebbe quanto meno gentile da parte del Governo, oltre che rispettoso della Costituzione, farci sapere come formulerà questo comma nel cosiddetto decreto milleproroghe che entrerà immediatamente in vigore, anche rispetto ai tempi. Infatti, se la nuova formulazione cancellerà alcuni di questi reati, tutti coloro che hanno commesso reati nel passato saranno automaticamente scagionati e non potranno più essere puniti; molte persone in carcere verranno liberate. Se, invece, esso sarà formulato correttamente, ma per qualche disguido entrerà in vigore dopo la conversione in legge del decreto-legge sull’espulsione, l’effetto sarà lo stesso. E allora chiedo – lo faccio qui perché non saprei in quale altra sede chiederlo – che il Governo informi il Parlamento, o perlomeno il Senato, su come intende agire, ad esempio presentandosi davanti alle Commissioni competenti di entrambe le Camere, anche se a noi interessa il Senato.

Chiedo, pertanto, alla Presidenza, così come al rappresentante del Governo (che anche se non è un Sottosegretario del Ministero competente è pur sempre membro dell’Esecutivo), di farsi carico di tutto questo, per dare quantomeno un’informazione al Senato dopo che gli si è chiesto, con la fiducia, di votare una norma dichiaratamente insensata.

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