Minoranza ladina: forte preoccupazione per la situazione nell’area

Intervento in Aula per dichiarazione di voto sul disegno di legge costituzionale in materia di tutela della minoranza linguistica ladina

Signor Presidente, Onorevoli colleghi,

il Gruppo Forza Italia è sicuramente favorevole alla tutela delle minoranze linguistiche. Siamo particolarmente convinti di questo in un periodo in cui, invece, si tende all’accentramento, ai grandi numeri e persino alla cancellazione o all’attenuazione delle identità nazionali. Siamo, quindi, particolarmente attenti alla tutela di tutte le minoranze, e in particolare di quelle piccole come quella ladina, che vive in un ambito caratterizzato dalla forte maggioranza – a livello locale – di lingua tedesca.

Il provvedimento in esame contiene delle modifiche alle norme attuali che vanno in una direzione che noi riteniamo accettabile e ragionevole. Il nostro voto di astensione deriva, perciò, da una perplessità; anzi, da una forte preoccupazione sull’assetto di quell’area proprio in considerazione dei rapporti tra la locale maggioranza linguistica tedesca, la principale minoranza – che è quella italiana – e il terzo gruppo, rappresentato dalla minoranza ladina. Si tratta di una situazione che vede con preoccupazione da parte nostra una compressione dei diritti, delle prerogative, degli aspetti italiani di quell’area (mi riferisco alle note polemiche a livello nazionale e, a maggior ragione, notissime a livello locale). La toponomastica ha visto fare dei passi indietro rispetto all’epoca dell’impero austro-ungarico, nella quale parecchie località erano indicate anche in Italiano e alcune solo in italiano, mentre oggi si tende a eliminare la denominazione italiana. Poco scandalo sarebbe se la denominazione italiana fosse stata introdotta in modo un po’ artificioso: conosciamo il periodo in cui, in quell’area (e anche nella mia, ad esempio), molte località furono ridenominate in italiano, a volte con traduzioni o traslitterazioni estremamente opinabili o non attestate nella cultura locale. In questo caso, però, si tratta proprio di località che persino in epoca imperiale avevano un nome italiano e che, ora, rischiano di perderlo.

Abbiamo situazioni e norme che non portano una caratterizzazione di gruppo etnico-linguistico, ma sono volte a una limitazione dell’emigrazione interna – come quelle per le quali si ottiene il diritto di voto alle elezioni provinciali solo dopo quattro anni di residenza. Si tratta di un precetto che non esiste in nessun’altra parte d’Italia – calcolando che, altrove, le elezioni provinciali sono state abolite per tutti gli Italiani, con un egualitarismo al ribasso – e che, però, è una realtà. Nelle Province autonome, peraltro, l’istituzione “Provincia” è davvero importante, perché è paragonabile alla Regione ed è portatrice di una fortissima autonomia con notevoli prerogative, fasti e vasta dotazione economica. Ebbene, una persona residente da tre anni e mezzo in quelle Province autonome non può votare a quelle elezioni.

Sono situazioni che noi riteniamo probabilmente più urgenti di quelle affrontate dal presente disegno di legge e che non possono essere ignorate. Sono situazioni che portano a un declino sia nei numeri sia nella incidenza della comunità italiana in quelle aree e determinano il fenomeno paradossale per cui alcuni Italiani si iscrivono come minoranza ladina perché ciò gli crea evidentemente dei vantaggi – visto che difficilmente un Italiano conosce davvero la lingua ladina, che è di non facile comprensione pur essendo una lingua romanza. Questo vogliamo esprimere. Nella Regione del Trentino-Alto Adige/Südtirol ci sono situazioni che meritano una grande attenzione e devono essere guardate con preoccupazione per alcuni versi e in un’ottica innovativa, probabilmente assai più ampia di quella oggi proposta.

Il nostro voto di astensione non è assolutamente contro la minoranza ladina, che noi rispettiamo e che riteniamo giusto debba avere le sue prerogative, ma esprime la preoccupazione per la situazione degli Italiani e per la promozione di una convivenza che vada al di là di quanto comprensibilmente si è stabilito subito dopo la Seconda guerra mondiale.

In questo senso, noi esprimiamo il voto di astensione.

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