Refendum Costituzionale. Volete dare modo agli italiani all’estero di esprimersi?

Signor Presidente, noi voteremo a favore di questa pregiudiziale, per una serie di ragioni che sono state molto ben illustrate dal senatore Pagano; ci riconosciamo anche in quelle illustrate da Fratelli d’Italia. Se c’è un argomento a proposito del quale dovrebbero essere coinvolte le opposizioni (che peraltro secondo i sondaggi sono più rappresentate e più presenti nel Paese rispetto alla maggioranza, ma per ora stiamo ai numeri in Parlamento), questo è rappresentato dalle consultazioni elettorali.

Ebbene, siamo stati coinvolti nel senso che anche noi partecipiamo alla discussione sul decreto-legge; ma sulle date non c’è stata interlocuzione. Dunque almeno si sarebbe dovuta seguire una procedura che non prevedesse innovazioni mai viste, come quelle di abbinare un referendum costituzionale a delle consultazioni di carattere chiaramente politico. Sappiamo bene infatti che nelle Regioni il confronto è politico: i vari schieramenti rappresentati nel panorama politico italiano si presenteranno con i loro candidati, con le loro alleanze e con le loro coalizioni in sede regionale. Sicuramente si favoriscono gli uscenti, perché si prevede di fare “campagna elettorale” (lo dico tra virgolette) ad agosto e in un agosto molto particolare, dal momento che saremo in una situazione in cui le preoccupazioni dovute alla pandemia, che ancora è presente, saranno molto forti. Ma, soprattutto, i 5 milioni di italiani all’estero si troveranno spesso in Paesi nei quali l’epidemia rende impossibili o sconsiglia i contatti e tiene molte persone lontano da casa, in condizioni nelle quali non potranno esercitare il loro diritto di voto.

Tale diritto di voto avrebbe particolarmente senso a essere espresso su questo referendum perché ha conseguenze specialmente sulla rappresentanza degli italiani all’estero. Con questa riforma fatta in fretta e furia, accontentando di qua e di là rispetto a certe resistenze in essere, i 5 milioni di italiani all’estero iscritti alle liste elettorali – poi ci sono tutti quelli che non sono iscritti ed è grosso il tasso di iscrizione – avranno quattro senatori (uno per ciascuno delle immense ripartizioni) e, dunque, saranno tutti dei collegi uninominali, quando la legge dice che è proporzionale. La legge dice formalmente che sono proporzionali, ma quando è eletto un solo rappresentante in Europa, uno solo in Nord America, uno solo in Sudamerica e uno solo nel resto del mondo, in realtà è un maggioritario feroce, dove solo il primo partito sarà rappresentato. Ciò è esattamente l’opposto dell’idea che, a suo tempo, portò a modificare la Costituzione – e non una leggina – per dare rappresentanza agli italiani all’estero. I 4,2 milioni di italiani oggi – l’aumento fa prevedere che ormai alle ultime consultazioni siano arrivati a 5 milioni – avranno quattro senatori di un solo partito, perché chi vince in un Paese verosimilmente vincerà anche negli altri, mentre gli 857.000 abitanti del Trentino-Alto Adige ne avranno 6 e, cioè, un senatore ogni 200.000 abitanti, contro un senatore ogni milione di abitanti per gli italiani all’estero.

È giusto: molti qui l’hanno votato. Bravi, avete votato questa meraviglia! Gli italiani all’estero vengono privati della loro rappresentanza in grandissima parte perché la maggior parte saranno eletti da una minoranza. (Applausi). Volete dare modo, allora, agli italiani all’estero di esprimersi?

Anche in Italia ci saranno delle disparità: gli abitanti della Valle d’Aosta e del Trentino-Alto Adige avranno 5,9 senatori per ogni milione di abitanti. Gli abitanti delle altre Regioni ne avranno, più o meno, la metà e, cioè, 3,2. È giusto questo? Ha senso? È compatibile con lo spirito della Costituzione? La Carta costituzionale, tra l’altro, se non fosse stata cambiata successivamente, prevedeva una Camera di 750 membri e un Senato di 300 e, cioè, un numero di parlamentari più alto rispetto a quello attuale. Vogliamo dare modo agli elettori di leggere queste indicazioni e di poter esserne informati? Ricordo che eravamo arrivati vicino alla data di celebrazione del referendum, prima che fosse rinviato per la pandemia, e non c’era stato modo di avere informazioni attraverso i grandi mezzi di informazione, a cominciare da quelli del cosiddetto servizio pubblico. Non c’era stato modo di avere informazione e ce ne sarà ancora meno adesso, perché si sarà sovrastati dalle campagne partitiche delle elezioni regionali.

Il senso del referendum è dare modo ai cittadini di esprimersi indipendentemente dai partiti, che non sono brutti e cattivi, o dai movimenti – li si chiami come si vuole – che hanno fatto già il loro lavoro, hanno i loro rappresentanti in Parlamento che hanno votato delle leggi e, in questo caso, hanno votato la riforma costituzionale. Vogliamo dare modo ai cittadini di esprimersi in modo indipendente ed evitare che la campagna sia per le elezioni regionali con annesso qualcuno che dirà come votare al referendum. Quasi tutti, nello stesso modo, diranno di votare pensando di raccattare qualche voto in più, andando a raccontare che l’Italia è il Paese che ha più parlamentari in tutto il mondo. Al contrario, se facciamo un confronto con l’unico Paese dell’Unione europea che ha realmente un numero di parlamentari inferiore all’Italia rispetto alla popolazione, che è la Germania, rileviamo che ha molti più rappresentanti politici eletti e pagati dell’Italia. È vero che in Germania ci sono solo 707 deputati e non vi è un vero Senato, ma, poiché è uno Stato federale e c’è un Parlamento per ciascuno dei 16 sedici land che lo costituiscono, ha un totale di 1.900 rappresentanti equivalenti ai nostri consiglieri regionali, che, invece, sono circa 850.

Dunque, i legislatori tedeschi sono circa il doppio dei legislatori italiani. Ma non basta perché, al di sotto di quel livello e al di sopra del livello comunale, noi abbiamo le Province che, pur se sono state scardinate e devastate dalla riforma Delrio, ancora esistono, non hanno risorse i cui consiglieri non sono eletti dal popolo e non sono pagati. Sarebbero state 107, ma poi ci sono state varie e strane riforme.

In Germania ci sono i distretti, che sono ben 294, per un totale di 18.000 rappresentanti, equivalenti ai nostri consiglieri provinciali: tutti pagati. I Comuni in Germania, rispetto alla popolazione, solo in proporzione: in Italia sono meno di 8000, mentre in Germania sono più di 10.000. E tutti i sindaci sono pagati assai di più dei sindaci italiani e forse sono meno soggetti a interventi da parte della magistratura nei loro confronti; magistratura che, quando interviene giustamente, è la benvenuta e svolge molto bene il suo lavoro; quando, invece, se la prende con un sindaco perché c’è stata una frana in una frazione del suo Comune e, dunque, capita qualche disgrazia, è colpa del sindaco stesso, e allora i problemi sono maggiori.

Vogliamo fare in modo di dare un’informazione di questo genere agli italiani, anziché raccontare loro che la rovina di tutto è davvero una rappresentanza democratica? Magari, prendiamo esempio dalla Cina, che ha pochi parlamentari rispetto a una popolazione di un miliardo e mezzo di persone? O magari dal Venezuela o dall’Iran, dove il Parlamento è sottoposto all’autorità del leader religioso? (Applausi).

Sono questi gli esempi che volete portare in Italia? Diamo modo agli italiani di esprimersi e di capire. Poi decideranno, perché il popolo è sovrano.

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