Decreto COVID 19 E’ STATA VIOLATA LA COSTITUZIONE SULLA QUESTIONE DELL’URGENZA CON IL PRETESTO DELL’URGENZA – INTERVENTO IN AULA

Signor Presidente, noi ci siamo opposti a questa proroga dello stato di emergenza, non perché non riteniamo che debbano essere mantenute delle precauzioni, che vanno osservate per prevenire la diffusione del virus, che, indubbiamente, è molto meno micidiale di quanto lo fosse questa primavera. Noi riteniamo che bisogna proseguire con le misure di sicurezza, che vanno semmai ragionate e discusse, seriamente e apertamente, con gli esperti e con la comunità scientifica. Non possiamo, infatti, per dare un’idea di sicurezza, mantenere delle misure strette rispetto a ciò che magari la stessa Organizzazione mondiale della sanità suggerisce, come ad esempio una riduzione della quarantena, che so che il qui presente vice ministro Sileri ha proposto. Ci siamo opposti, perché in questi mesi lo Stato d’emergenza è stato usato dal Governo per scopi che non hanno nulla a che fare con l’epidemia e, comunque, in modi ampiamente scorretti, a cominciare dall’uso del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in luogo di ciò che la Costituzione prevede si possa usare in casi di straordinaria necessità ed urgenza.

Poiché questi casi di straordinaria necessità ed urgenza, che determinano l’uso del decreto-legge, sono stati ampiamente abusati nel passato, si è ritenuto che il sistema non fosse abbastanza forte. Questo alla faccia della Costituzione e alla faccia dei Padri costituenti, che di emergenza se ne intendevano, essendo appena usciti da una guerra che aveva fatto centinaia di migliaia di morti (una guerra tra italiani, anche in Italia, con l’occupazione straniera, la miseria e città distrutte dai bombardamenti).

Ebbene, loro, che sapevano cos’era l’emergenza, dicevano che, in caso di emergenza, si ricorre al decreto-legge. Poi arriva il Governo Conte, che ne sa molto di più di chi ha vissuto la Seconda guerra mondiale e ha combattuto per la libertà, e decide che si procede con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri rispetto al quale il Presidente della Repubblica non può e non ha necessità di apporre la sua autorizzazione, come per i decreti-legge, che non viene necessariamente annunciato alle Camere e non viene esaminato dal Parlamento, come invece deve essere fatto per il decreto- legge. Questo è gravissimo. Devo dire che, come Forza Italia e come centro-destra, noi siamo orgogliosi del fatto che, nel momento dell’emergenza, quando hanno cominciato a fioccare questi decreti del Presidente del Consiglio, noi non abbiamo denunciato questo grave problema per senso di responsabilità. In una situazione in cui c’erano centinaia di morti al giorno, noi non abbiamo voluto dare l’impressione di disunirci su un punto che sarebbe stato difficilmente percepibile, specialmente in una informazione monopolizzata dal Presidente del Consiglio, che compariva nelle ore di massimo ascolto per fare comunicazioni che avrebbe dovuto fare in Parlamento, non scegliendo l’ora del massimo ascolto con la consulenza di Casalino (che, giustamente, è pagato molto più di un parlamentare e, pertanto, ha un ruolo molto più importante). (Applausi).

Non abbiamo fatto polemica all’epoca ma adesso, con la situazione che è cambiata, dobbiamo denunciare questo fatto: è stata violata la Costituzione sulla questione dell’urgenza con il pretesto dell’urgenza. L’urgenza c’era, ma la Costituzione dice che, in caso di urgenza, si approva un decreto legge. Invece no: si è proceduto con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, eliminando ogni tipo di ruolo del Presidente della Repubblica e del Parlamento. È proprio il modello dell’atto autoritario. Naturalmente, poi sono arrivati anche i decreti-legge, con palese violazione, anche qui, di ciò che la Corte costituzionale ha detto. La Corte costituzionale ha già dichiarato illegittime delle norme, tra l’altro a distanza di anni (mi riferisco alla cosiddetta legge Fini-Giovanardi sulla droga), perché erano state inserite in modo disomogeneo all’interno di decreti legge.

In questo caso il Presidente della Repubblica l’ha addirittura certificato con una lettera. È stata violata la Costituzione anche dal punto di vista dell’estraneità di materia. Lì la lettera del Presidente della Repubblica si riferiva a un argomento, ma ce ne sono ben altri di argomenti. Faccio riferimento, per esempio, alla disposizione contenuta nel cosiddetto decreto rilancio grazie alla quale, per pura casualità, il padre della compagna del Presidente del Consiglio si è trovato, da un giorno all’altro, dall’essere sotto accusa per il reato di peculato (e, dunque, rischiando fino a dieci anni e sei mesi di carcere, con un minimo di quattro anni e sei mesi) all’essere di fronte alla probabilità di dover fare una transazione e tirare fuori qualche soldo. (Applausi). Per che cosa? Perché per cinque anni si era dimenticato (sono cose che succedono) di versare la tassa di soggiorno che egli percepiva dai clienti del bellissimo albergo che gestisce. Si tratta di soldi non suoi, ma del Comune di Roma, perché la tassa va al Comune e non certo all’albergatore, che se lo è dimenticato. Questo è un reato di peculato, cui si è posto rimedio con un bel comma inserito nel cosiddetto decreto rilancio, che doveva essere adottato per rispondere all’emergenza Covid, ma che evidentemente ha risposto a ben altra emergenza.

Ancora adesso non abbiamo alcuna spiegazione da parte del Presidente del Consiglio. In tanti abbiamo presentato interrogazioni, tra cui quella a prima firma del senatore Ferro, ma non vi è stata risposta, alla faccia del Regolamento del Senato che ha rilevanza costituzionale. Mi viene ora in mente una cosa. Quando è stato approvato il decretolegge (che è firmato dal presidente del Consiglio Conte e da un altro Ministro), il Presidente del Consiglio è uscito dalla sala del Consiglio dei ministri, oppure lo ha approvato? Ricordo che questa persona viene definita il suocero del Presidente del Consiglio, ma non formalmente in quanto il Presidente del Consiglio non è sposato con la figlia. Tuttavia, ricordo che la cosiddetta legge Cirinnà equipara del tutto il matrimonio all’unione civile e che spetta al giudice stabilire se c’è una situazione di convivenza, comunanza e unione. Pertanto, la parentela virtualmente c’è.

L’emergenza è stata usata anche per i banchi. L’ottima collega Gallone ha parlato del problema funzionale dei banchi, che non ripeto perché non si può dire meglio di come lo ha illustrato lei. C’è però un problema di soldi. Siccome per risparmiare si tagliano la democrazia e la Costituzione, ora parliamo di soldi e risparmi veri. (Applausi).

Il 12 agosto scorso è stato annunciato il completamento delle procedure per la fornitura di 2.400.000 banchi, la cui utilità è già stata illustrata: probabilmente non servono assolutamente a nulla; si buttano via banchi nuovi (e non si sa come farlo); probabilmente questi nuovi banchi non sono adeguati. Parliamo però di costi. L’unico contratto che è venuto fuori evidenzia che sono stati pagati 247,78 euro l’uno, quando su Internet se ne trovano di identici a non più di 102 euro l’uno, ma bisogna cercarli bene perché altrimenti si trovano facilmente quelli da 70 o 80 euro l’uno e, qualora se ne acquistino più di 5.000, il prezzo scende addirittura a meno di 30 euro l’uno. Ancora oggi, con interrogazioni depositate e a trentacinque giorni dalla firma di questi contratti, non sappiamo quanto sono stati pagati e da chi sono stati ordinati. (Applausi). L’unico contratto che è venuto fuori si riferiva palesemente a una società fantasma, costituita per fare profitto su banchi verosimilmente acquistati presso il Paese di riferimento della politica estera di questo Governo, ossia la Repubblica popolare comunista cinese, alla quale si fa anche riferimento come modello di democrazia e magari la si ,fa entrare nel nostro sistema informativo e di sicurezza. (Applausi).

Come è stato detto dal senatore Arrigoni, poi, è stata inserita anche una previsione che grida vendetta, ovvero la proroga dei servizi di informazione, che mette nelle mani del Presidente del Consiglio la minaccia giornaliera, rispetto ai servizi di informazione, di poterne rimuovere i capi. In altre parole, questi devono obbedire e fare gli interessi del Governo, che purtroppo – l’abbiamo visto nei due esempi che ho citato – non fa gli interessi del Paese, ma gli interessi di qualcuno, altrimenti vengono rimossi. È veramente una situazione degna di un regime autoritario. (Applausi). È per questo che ci battiamo per difendere il ruolo del Parlamento, perché il Parlamento vigila sulle leggi da approvare e deve approvarle a viso aperto e non con la fiducia, come si farà anche oggi, nonostante ci siano soltanto 29 emendamenti. (Applausi).

La fiducia costringe ad approvare tutto insieme e poi nessuno è responsabile. Voi avete votato il condono al suocero del Presidente del Consiglio. Voi avete consentito ad Arcuri di comprare i banchi da chi vuole lui, da ditte fantasma. Effettivamente, però, avete inserito tutto in un pacchetto che conteneva anche delle misure utili e di conseguenza  non avete responsabilità. Il Paese allora dà la colpa alla politica, ma non esiste la politica, esistono delle persone, esistono dei partiti, ciascuno ha le sue responsabilità e questo Governo e questa maggioranza se ne stanno assumendo di grandissime e gravissime. Noi ci batteremo per difendere la
democrazia e il Parlamento fino all’ultimo respiro. (Applausi).

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