Premierato. Malan: riforma che da’ maggiori garanzie costituzionali

Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione i numerosi interventi della opposizione, anche quelli del MoVimento 5 Stelle, di cui purtroppo non abbiamo nessun esponente in Aula al momento, anzi no, ce ne sono due.

Poco fa noi eravamo solo dieci e hanno detto che non c’era nessuno. Per carità, ciascuno ha i suoi impegni, può valere anche all’inverso. Comunque, ho tratto innanzitutto una buona notizia dal complesso degli interventi dell’opposizione, perché la maggior parte di essi dicevano che questa riforma, alla quale sono evidentemente contrari, serve per dare maggiori poteri a Giorgia Meloni e all’attuale Governo. Siccome ovviamente questa riforma entrerà in vigore con le prossime elezioni, vuol dire che i colleghi dell’opposizione sono sicuri che vinceremo di nuovo noi. (Applausi. Commenti). Questa, secondo me, è una buona notizia naturalmente per noi, perché in una competizione elettorale si cerca di vincere, ma per l’Italia, perché potremmo continuare non soltanto fino al 2027, ma anche in seguito con il Governo che ha dato risultati già in questo primo anno e mezzo, nonostante la situazione estremamente difficile a livello internazionale e nonostante l’enorme peso economico costituito da colpi di genio come il superbonus e altri che peseranno ancora per anni per decine di miliardi sui nostri bilanci.

Tengo, quindi, a precisare che questa riforma non riguarda il Governo Meloni, perché il Governo Meloni è attualmente in carica grazie al voto che i cittadini italiani ci hanno dato e grazie alla compattezza della coalizione. (Applausi. Commenti). Non riguarda questo Governo, quindi, ma riguarda i prossimi Governi, e a meno che voi riteniate che abbiamo già vinto noi, potrebbe anche riguardare i vostri Governi, che potrebbero anch’essi avere una maggiore stabilità. Il senatore Alfieri, intervenuto poco fa, ha ricordato i numeri, ma da questi numeri poi bisogna trarre delle conseguenze. Se negli ultimi quarant’anni, nei quarant’anni precedenti l’inizio dell’attuale Governo, l’Italia ha avuto 28 Governi diversi, la Germania 12 e il Regno Unito 16, c’è una bella differenza e forse dovremmo chiederci se per cambiare e migliorare sotto questo aspetto dovremmo lasciare tutto com’è oppure se non si dovrebbe tentare di fare qualche riforma.

Ricordo che tutti gli articoli della Costituzione sono importanti, sono il frutto di un grande lavoro, sono il frutto di un passaggio dalla dittatura alla democrazia, ma lo è anche l’articolo 138, che è quello che prevede il cambiamento a determinate condizioni, cambiamento che peraltro hanno tentato di fare anche i Governi di centrosinistra. Sento dire che con questa riforma una maggioranza che potrebbe non aver ottenuto la maggioranza dei voti dai cittadini potrebbe – pensate un po’ – avere la maggioranza alla Camera e al Senato, potrebbe – orrore, orrore – eleggere un Presidente della Repubblica che appartiene a quella maggioranza. È una cosa terribile agli occhi di chi preferisce invece stare al Governo senza vincere e avere sempre la garanzia che in qualche modo ci si aggiusta per restare al Governo e controllare ampie fette di potere. (Applausi).

Se poi a dire questo è chi ha votato la riforma, che poi è stata bocciata dal referendum, conosciuta come Renzi-Boschi, che modificava 53 articoli della Costituzione, mi dico che il problema non è il contenuto della riforma, ma chi la sta facendo. Se la fa il centrosinistra, va benissimo modificare 53 articoli, va benissimo approvare una legge elettorale che avrebbe portato alla maggioranza nell’unica Camera vera, perché il Senato sarebbe stata una sorta di dopolavoro per consiglieri regionali e sindaci; se lo stesso avviene attraverso una riforma proposta dal centrodestra, allora non va bene, è uno scandalo, c’è la Costituzione, è un pericolo per la democrazia e così via. Mi sono detto che forse molto è cambiato, che sono già passati diversi anni, bene o male, da quando questa riforma è stata votata, ma ho guardato una per una le schede dei colleghi del Partito Democratico e ho visto che 22 su 37 avevano votato a favore di quella riforma. Solo negli ultimi sette o otto anni hanno maturato questa idea che una legge che ottiene esattamente gli stessi risultati che si proponeva la legge che hanno votato loro sarebbe un pericolo per la democrazia. (Applausi). Non ho visto segni di pentimento, nessuno ha detto che aveva sbagliato all’epoca. Non lo so, si vede che il processo è stato molto intimo e nessuno ne ha avuto notizia. Quanto poi alle leggi maggioritarie, ricordo che non ci sono solo quelle col premio di maggioranza, e che anche i collegi uninominali o la prevalenza di collegi uninominali hanno degli ampi effetti maggioritari. La legge che ha governato le elezioni dal 1994 al 2001 ha fatto sì che nel 1994 ci fosse il primo Governo Berlusconi, che però aveva preso il 42,6 per cento dei voti; due anni dopo andò al Governo Romano Prodi, con la sua coalizione, con il 43,4 per cento dei voti. Anche all’epoca era un obbrobrio? Mi permetto di ricordare che quella legge si chiamava Mattarellum e il nome suggerisce chi l’ha proposta. (Applausi). Allora, se le leggi con effetti maggioritari sono un obbrobrio per la democrazia (cosa che io non credo), allora questo è uno di quei famosi attacchi alla figura istituzionale che tutti rispettiamo e che dunque non ci sogneremmo di attaccare; tuttavia, certo che se si dice che si dà la maggioranza a chi non ha una maggioranza nell’elettorato, allora c’è un implicito attacco.

Poi ho sentito parlare di Parlamento al guinzaglio, di parlamentari burattini e così via. Si dice questo perché, per far cadere il Presidente del Consiglio eletto, bisognerebbe sfiduciarlo e, di conseguenza, avere l’alta probabilità (in alcuni casi la certezza, su scelta del Presidente del Consiglio sfiduciato) di andare alle elezioni. Ricordo che nella storia della nostra Repubblica questo è successo molte volte: nel 1979, nel 1983, nel 1976, nel 1987, nel 1996, nel 2008, nel 2013 e nel 2022. Il Parlamento non diede la maggioranza al Governo al quale avrebbe potuto darla, ben sapendo che si sarebbe andati alle elezioni. Pertanto il Parlamento non è servo del Governo per il fatto che se cade il Governo si va alle elezioni; il Parlamento ha avuto e ha la sua autonomia ed ha il potere (anche con questa riforma non cambierebbe nulla rispetto a tutti i numerosi casi che ho citato) di cambiare Governo, di togliergli la fiducia e di andare alle elezioni, anziché cambiare pasticci, o Governi di unità nazionale che notoriamente sono salvifici più che altro per definizione. Ad esempio, infatti, il penultimo Governo tecnico ha aumentato di molto il debito pubblico e ha mortificato l’economia italiana, rendendola preda di varie operazioni finanziarie internazionali.

C’è un altro aspetto che vorrei sottolineare. Il presidente Monti ha detto che non saranno più possibili Governi di unità nazionale. Non è vero, perché se c’è un’emergenza, nulla vieta di avere unità nazionale come succede praticamente in tutte le altre democrazie, se c’è il momento in cui bisogna stringersi a coorte. Ci si stringe intorno a chi è stato designato dai cittadini. (Applausi). Non è obbligatorio avere dei banchieri, dei tecnici, persone non elette da nessuno, non è obbligatorio e in democrazia dovrebbe essere veramente una ipotesi da escludere, anche se è successo e noi lo rispettiamo. Naturalmente era tutto fatto nel rispetto della Costituzione, invece il rispetto del volere dei cittadini è un’altra cosa.

Concludo il mio intervento con un ultimo elemento. Si evocano pericoli per la democrazia e le dittature del secolo scorso, naturalmente non quelle comuniste, perché, come ci insegna la senatrice Maiorino, di quello che succede all’estero non ci interessa niente. Il presidente Pera ha dato una lezione su come funziona la più antica democrazia del mondo, ma quello non c’entra perché avevano il re, gli hanno tagliato la testa; noi non abbiamo tagliato la testa al re, dunque non possiamo fare paragoni e dunque cade anche la questione di dire che altrove non c’è l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Ebbene, nel 1921 ci furono le elezioni parlamentari in Italia e furono elezioni regolari; i deputati di Benito Mussolini furono eletti nella misura del 6,5 per cento e questa non mi sembra una misura sufficiente per vincere le elezioni presidenziali. Se ci fosse stata l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, non mi pare che Mussolini sarebbe potuto diventare Presidente del Consiglio. Lo divenne con meccanismi che per l’appunto hanno consentito al Capo dello Stato di fare scelte sue, valutando le opportunità e magari facendo un Governo che poteva essere visto come di salvezza nazionale. (Proteste. Richiami del Presidente). Volete dirmi…

Invito i colleghi che stanno rumoreggiando a controllare: nel 1921 i deputati di Benito Mussolini erano il 6,5 per cento, perché i voti erano quelli (mica perché aveva preso il 90 per cento dei voti e poi ha deciso di prendere solo quelli). Ricordo anche che in Germania il partito nazionalsocialista arrivò al potere senza aver superato neppure il 38 per cento dei voti (fintanto che non è stata instaurata la dittatura, naturalmente; dopo, si arrivò al 90 o al 100 per cento; mi verrebbe da dire al 110 per cento, ma quella è un’altra cosa). Ricordo che alle elezioni presidenziali, quando i tedeschi scelsero chi doveva essere il Presidente con voto diretto (e il cancelliere non era scelto con voto diretto), Hitler fu battuto da Hindenburg 49 a 30 nel primo turno e 53 a 36 nel secondo turno. Non dite pertanto che il pericolo dell’elezione diretta è quello, perché mi sembra che con l’elezione diretta i due più celebri dittatori del secolo scorso – a parte le dittature comuniste – non sarebbero stati eletti. Dopodiché, ciascuno la vede a modo proprio; quello che però è certo è che, al di là dei meccanismi, occorre il rispetto della Costituzione, che va rispettata sempre, anche quando c’è un’emergenza, perché da nessuna parte in essa c’è scritto che i diritti dei cittadini sono tali a meno che non ci siano emergenze; altrimenti una emergenza si troverebbe sempre.

Noi a questo ci atteniamo e riteniamo che con la riforma che proponiamo ci sia una maggiore garanzia per i cittadini e del rispetto dei diritti costituzionali, che sono sacri e non vanno toccati neppure quando ci sono le emergenze.

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