A diciotto anni dalla revisione del Concordato, finalmente si provvede a risolvere il problema degli insegnanti di religione

Il loro inserimento deve avvenire a pari livello degli altri, evitando situazioni di disparità

Intervento in Aula per dichiarazione di voto sull’articolo 6 del disegno di legge in materia di stato giuridico e reclutamento degli insegnanti di religione cattolica

Signor Presidente,

la mia sarà una dichiarazione di voto a titolo personale, sicuramente favorevole sull’articolo 6 – come, del resto, lo è il mio Gruppo.

Vorrei, però, evidenziare alcune perplessità per il modo in cui si sta portando a compimento un provvedimento fondato su un’esigenza ormai inderogabile. Sappiamo che, con la revisione del Concordato, da diciotto anni si sarebbe dovuto provvedere a risolvere questo problema ma non lo si è fatto. È merito di questa legislatura averlo portato a soluzione; in particolare, ringrazio il relatore, senatore Brignone, e la rappresentante del Governo, Sottosegretario Aprea, per aver così ben lavorato a tal fine con il contributo di tutti, Maggioranza e Opposizione. Le mie perplessità riguardano un aspetto molto particolare. Sono esponente (essendo, peraltro, eletto in un collegio dove questa è presente) di una minoranza religiosa che non è certamente favorevole nel suo insieme al regime concordatario. (Tuttavia, si tratta di un trattato internazionale e come tale va osservato; in questo senso, ritengo di esprimere comunque il mio voto favorevole.) Qualche perplessità rimane sull’insieme della problematica e su alcuni aspetti dell’inserimento, peraltro doveroso, di questa categoria di insegnanti a un livello pari agli altri e, in particolare, per la possibilità – ripetutamente sottolineata – che vi possano essere, alla fine di un processo forse complesso e speriamo raro, insegnanti che si trovino in situazioni privilegiate rispetto ad altri per aver usufruito di un canale del tutto particolare.

Mi rendo conto della difficoltà di normare una materia così particolare. Si tratta, infatti, di insegnanti scelti in base a requisiti stabiliti non dallo Stato italiano ma da un altro organismo, la Chiesa cattolica. Tuttavia, ritengo si debba essere molto attenti, anche a evitare – proprio perché questo inserimento avvenga nel miglior modo possibile – eventuali situazioni di favore, forse persino neppure volute, a favore di insegnanti che, grazie a questo canale, potrebbero trovarsi a insegnare altre materie in una situazione di disparità rispetto ad altri colleghi.

Torna in alto