Altro Quotidiano: “Sette giorni in Senato. Tra defezioni, banche, corruzione e…fucilazioni”

Sul ddl anticorruzione ho ascoltato il questore del Senato Lucio Malan di F.I. che, appena terminato il suo intervento in Aula. mi dice: “Sul DDL anticorruzione si è scatenata un’attenzione mediatica del tutto sproporzionata rispetto all’impatto che esso potrà avere sulla lotta alla corruzione. Un sensazionalismo che sembra far passare il pericoloso e falso messaggio che oggi la corruzione e i reati consimili non sono puniti né perseguiti. Come se gli arresti di appena pochi giorni fa, le centinaia di arresti dell’epoca di Mani Pulite, fossero stati fatti sulla base delle norme che il Senato sta esaminando”.

“In realtà, il ddl contiene due cose. La prima sono aumenti di pene indiscriminati e sproporzionati ad altri reati, che però oggi non fanno notizia. Ad esempio, si punirà la mera appartenenza a una organizzazione di carattere mafioso, senza la commissione di alcun atto criminale concreto, in modo più grave dell’omicidio volontario. Chi corrompe o si fa corrompere non valuta certo i due anni in più o in meno di carcere, ma confida nella impunità. Viene però detto esplicitamente che l’aumento delle pene è volto, più che altro, ad allungare conseguentemente i tempi di prescrizione – come se in Italia i processi non fossero già abbastanza lunghi. L’Italia ha già pagato, parole del ministro Orlando del 15 gennaio, 580 milioni di risarcimento per i ritardi dei processi e altri 400 li deve pagare ma ancora non l’ha fatto. Chi pagherà questa cifra? Naturalmente il contribuente italiano. Il processo interminabile è sempre una grave ingiustizia: il colpevole sarà punito a distanza enorme dai fatti commessi, quando magari è diventato un’altra persona, e nel frattempo resta impunito. L’innocente vede la sua vita devastata per dieci o vent’anni, o anche di più: una sorta di pena di morte civile”.

“L’altro elemento è l’estensione della punibilità del falso in bilancio, che – va ricordato – nonostante le mistificazioni di certi partiti seguiti a ruota da molti media, è sempre stato punibile nel nostro Paese. Come ha detto Squinzi, questo allargamento della punibilità rischia di far scappare le imprese, poiché non prevede soglie minime di scostamento; pertanto, un mero errore o una valutazione contabile legittimamente diversa da quella del perito del tribunale può portare a anni di carcere. Più verosimilmente, quello stesso bilancio non sarà più quello di un’azienda italiana, ma di una ex-italiana spostatasi in Paesi dove le cartelle pazze non sono un fenomeno endemico, i tribunali tendono ad avere valutazioni costanti, e i reati sono punti quando sono reati, non quando consistono in legittime valutazioni diverse”.

“Ho proposto una norma seria, pensando che, se è grave creare danno allo Stato e all’economia dando o ricevendo tangenti, è ancora peggio farlo con norme ingiuste come quella della proroga delle concessioni autostradali, che regala ad aziende private che non hanno mai vinto una gara la bellezza di 16 miliardi – che starebbero assai meglio nelle tasche dei cittadini e delle imprese d’Italia. Se sarà bocciata, vorrà dire che questa Maggioranza vuole mettere in atto l’antico triste adagio: Chi ruba poco va in galera, chi ruba molto fa carriera”.

Articolo integrale

Torna in alto