A oltre 14 mesi dalla presunta commissione dei fatti, un arresto preventivo per calunnia arriva al suo 45° giorno

Interrogazione al Ministro della Giustizia sul caso del Dott. Scaramella, consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul dossier Mitrokhin
Premesso che:

–   in data 14 ottobre 2005, il dottor Mario Scaramella, docente universitario, giudice onorario, consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul cosiddetto dossier Mitrokhin, si recava al commissariato “Dante” di Napoli segnalando che Alexander Litvinenko, già colonnello dei servizi segreti russi, l’aveva informato dell’arrivo in Italia di un gruppo di ucraini, forniti di ordigni esplosivi, che avrebbero avuto l’intenzione di attentare alle vite del senatore Paolo Guzzanti, dello stesso Scaramella e di Andrej Ganchev; questi segnalava altresì che, secondo la stessa fonte, a capo di tale gruppo c’era il cittadino ucraino, Oleksandr Talik, che in seguito si qualificherà come capitano dei servizi segreti russi, cioè di uno stato diverso dal suo;

–   il giorno dopo aggiungeva che sarebbe giunto in Italia a tale scopo armamento da guerra e in particolare lanciagranate RPG 7 con relativo munizionamento, specificando anche la targa di uno dei furgoni sui quali aveva notizia che quel materiale sarebbe giunto;

–   nelle primissime ore del 16 novembre 2005, grazie alla segnalazione del dottor Scaramella, venivano arrestati a Mosciano Sant’Angelo, in provincia di Teramo, sei ucraini che portavano, in finte bibbie scavate all’interno, due granate da lancio Vog 25 P da 40 millimetri per lanciagranate GP 25 e un detonatore elettrico; gli ordigni erano idonei a annichilire le protezioni di un’automobile blindata, quale quella usata – per provvedimento delle autorità competenti – dal senatore Guzzanti; i sei ucraini sono tuttora in stato di detenzione;

–   in data 16 ottobre Maxim Litvinenko confermava al Commissariato di Senigallia che il fratello Aleksandr sapeva del possibile attentato;

–   in data 1° dicembre 2005 Aleksandr Litvinenko, in una lettera alla Commissione “Mitrokhin”, formulava, ma in molto maggiore dettaglio, le stesse accuse riferite in precedenza da Mario Scaramella, fornendo dettagliate informazioni su Oleksandr Talik e il suo ruolo nella vicenda delle granate;

–   da allora il Talik non è mai stato indagato;

–   da allora non risulta sia stato sentito dalle competenti autorità giudiziarie per ottenere in qualsiasi modo notizie da Aleksandr Litvinenko;

–   l’unico provvedimento investigativo di cui si è a conoscenza è quello di intercettare le telefonate del dottor Scaramella, notoriamente e per dovere istituzionale di consulente della Commissione “Mitrokhin” in frequente contatto con il presidente della commissione stessa e verosimilmente anche di altri parlamentari;

–   il 1° novembre 2006, Scaramella incontrava Aleksandr Litvinenko a Londra; proprio quel giorno, ignoti avvelenavano con del polonio l’ex ufficiale russo, che il giorno 23 moriva dopo un’atroce agonia; il polonio, sostanza che è di reperimento estremamente difficile, contaminava anche Mario Scaramella, al punto da suggerirne il ricovero in una struttura ospedaliera londinese;

–   il 30 novembre 2006 il Corriere della Sera pubblicava intercettazioni vecchie di un anno di telefonate tra Scaramella e il senatore Guzzanti, coperte dal segreto istruttorio, illegali e incostituzionali perché coinvolgenti un membro del Parlamento, dalle quali si evince che il consulente sta facendo ricerche sui collegamenti dell’On. Prodi; in effetti esiste anche un video, realizzato il 3 febbraio 2006, in cui Litvinenko dichiara che l’On. Prodi era “un nostro uomo”, cioè un uomo del Kgb; tale video sarà diffuso da due importanti emittenti televisive britanniche, tra cui la BBC;

–   il 6 dicembre 2006 un’informativa della DIGOS alla procura competente attribuisce a Scaramella responsabilità di calunnia ravvisabile nella sua comunicazione di oltre un anno prima, senza che risultino elementi nuovi;

–   con una tempestività stupefacente, il giorno dopo la Procura stessa, per il solo presunto reato di calunnia, chiedeva l’arresto del docente e il giorno stesso il Gip accoglie la richiesta;

–   il 24 dicembre, Mario Scaramella, dopo aver ricevuto un attestato di Scotland Yard che lo ringrazia per la collaborazione prestata nelle indagini sull’assassinio di Litvinenko, tornava in Italia, benché consapevole del fatto che la Polizia italiana aveva chiesto informazioni sul momento del suo ritorno, che infatti avveniva al suo arrivo;

–   dopo oltre quaranta giorni, l’arresto continua a protrarsi, in assenza di pericolo di fuga, che assai più agevolmente avrebbe potuto mettere in atto quando si trovava in Inghilterra, in assenza di pericolo di inquinamento delle prove, difficile persino da immaginare essendo trascorsi oltre quindici mesi dalla presunta commissione del fatto, e non avendo provveduto la procura ad interrogare le fonti citate dall’imputato per i dodici mesi in cui erano entrambe in vita, e nell’irrilevanza del pericolo di reiterare il reato di calunnia, che può essere perpetrato anche in carcere;

–   a causa dell’isolamento dagli altri detenuti per motivi di sicurezza, le condizioni di detenzione sono oggettivamente pesanti pur in assenza di isolamento giudiziario;

si chiede di sapere:

–   quali provvedimenti intenda prendere il Ministro per evitare l’aggiramento dell’articolo 68, terzo comma della Costituzione, attuato sottoponendo a intercettazione una persona in notorio contatto telefonico un parlamentare, con l’inevitabile conseguenza di intercettare il parlamentare stesso senza l’autorizzazione prevista;

–   se non crede che un’inerte accettazione di questo modo di agire possa dare il via a massicce intercettazioni a congiunti, collaboratori e amici di parlamentari, scardinando una importante tutela costituzionale con gravi conseguenze, specialmente quando – come in questo caso – tali intercettazioni finiscono sui giornali;

–   quali provvedimenti siano stati presi per individuare i responsabili della consegna della trascrizione delle intercettazioni al Corriere della Sera e a Repubblica;

–   se conosce altri casi di arresto preventivo per calunnia protrattosi per quarantacinque giorni;

–   se conosce altri casi di arresto preventivo per calunnia a oltre quattordici mesi dalla presunta commissione dei fatti;

–   come giudichi il fatto che nulla sia stato fatto per sentire l’asserita fonte delle notizie rubricate come calunnia;

–   se ritiene che il suo invito del 4 dicembre scorso “chiedo alla Magistratura di fare accertamenti seri, prima che Scaramella faccia nomi”, sia stato accolto attraverso l’arresto di Scaramella stesso;

–   se, di fronte a quella che appare una vicenda del tutto inusuale, non ritenga di disporre un’ispezione presso la Procura competente per dissipare ogni dubbio sul suo corretto funzionamento, che appare peraltro accogliere uno specifico e irrituale invito del Ministro stesso.

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