Assieme a un decreto che manda via poche decine di stranieri pericolosi per il nostro Paese, il Governo fa un disegno di legge che ne farà entrare un milione, mettendo in gravissimo pericolo la tenuta sociale del nostro Paese e la sicurezza dei Cittadini

Si potrà entrare in Italia anche se senza un lavoro. Il Governo dice «Venite in Italia, e poi cercheremo di trovarvi un lavoro». Nel frattempo, per tutta la durata della permanenza, concorrenza con i disoccupati italiani e alto rischio di microcriminalità quotidiana

Intervento in Aula nella discussione del decreto-legge sull’allontanamento dal territorio nazionale per esigenze di pubblica sicurezza

Signor Presidente, Signor Ministro,

il 1° novembre è stato emanato il decreto-legge in esame, il quale, secondo i dati che si conoscono, ha portato all’espulsione di un numero di persone compreso tra le 100 e le 200 unità. Contemporaneamente – anzi, qualche giorno dopo (il 6 novembre) – la Commissione competente della Camera ha adottato come testo base, nell’ambito delle varie proposte per la riforma della legge sull’immigrazione, il disegno di legge cosiddetto Amato-Ferrero. Successivamente, è stato fissato – prima a una data, poi al 27 novembre alle ore 15 – il termine per la presentazione degli emendamenti. A questo punto, essendo il termine scaduto, verosimilmente la prossima settimana inizierà la discussione degli emendamenti, per poi andare in Aula.

In altre parole, da una parte si è emanato con i caratteri dell’urgenza – e, soprattutto, con grande rilievo mediatico – un provvedimento che a stento è riuscito a respingere dal nostro Paese 100‑200 soggetti ritenuti pericolosi per la pubblica sicurezza, dall’altra si procede nell’elaborazione di un disegno di legge che, verosimilmente, porterà in Italia centinaia di migliaia di persone prive di un lavoro e che, dunque, non potranno che aggiungersi a quelle già molto numerose presenti nel nostro Paese.

A quel punto, spinte dal bisogno, spinte da un costo della vita che in Italia è assai più elevato di quello che caratterizza il loro Paese di provenienza, spinte ancora dal fatto che si trovano nel nostro territorio con la propria famiglia o che si conta su di loro per mantenere i congiunti che hanno lasciato nel proprio Paese d’origine, si troveranno di fronte alla concreta possibilità e alla forte tentazione di entrare nel mondo del crimine e di darsi alla cosiddetta microcriminalità che, per quanto il nome sia quasi rassicurante, in realtà è quella che mette in pericolo l’incolumità, la vita, la tranquillità, la sicurezza e i beni di tutti i cittadini italiani – perlomeno di quelli che non possono usufruire di una scorta o vivere in ville circondate da ingenti sistemi di sicurezza, anche se a volte persino queste persone rischiano di essere colpite da questo tipo di fenomeno criminale.

In Commissione è stato presentato un ordine del giorno che affronta proprio questo aspetto, che poi è stato presentato nuovamente in Aula, anche se sappiamo già quale sarà il parere del Governo in proposito. Con tale ordine del giorno, si chiede al Governo, a fronte della situazione di necessità e urgenza che ha comportato l’emanazione di un decreto‑legge, di ritirare la proposta di riforma della legge sull’immigrazione che va ad allargare in tutti i modi possibili ed immaginabili le maglie di ingresso degli immigrati. La situazione, infatti, non è certo tale da consigliare un simile passo.

Il Governo, coerentemente con quanto ha fatto in precedenza, non ha accolto questo invito, sostenendo che il provvedimento è stato approvato dal Consiglio dei Ministri e che bisogna dare atto che esso esprime la linea contenuta nel programma con cui l’intera coalizione dell’Unione si è presentata alle elezioni. Il Governo, poi, ha continuato affermando che, semmai, è stato suo demerito non avere evidenziato a sufficienza che quello era uno dei punti del programma dell’Unione.

Nel disegno di legge che rispecchia quindi parte di quel programma, si è dunque proceduto a disgiungere il permesso d’ingresso nel nostro Paese dalla sussistenza di un rapporto di lavoro. Se non è questo il modo certo di aggravare, e di molto, la questione sicurezza nel nostro Paese e di aumentare, e di molto, la probabilità di elevare di molte decine di migliaia di unità il numero di delinquenti che poi metteranno in pericolo la vita dei cittadini, è difficile trovarne uno peggiore.

Che senso ha discutere questo provvedimento che, nella migliore delle ipotesi, potrà portare all’espulsione di qualche altro centinaio di persone prive di mezzi e verosimilmente aventi condizioni di vita tali da minare l’ordine pubblico, quando con un altro provvedimento si propone l’ingresso di un numero di persone enormemente maggiore?

Vorrei ricordare alcuni dei punti previsti dal disegno di legge Amato-Ferrero, il cui esame sta avanzando in questi giorni alla Camera. Innanzitutto, i flussi d’ingresso non sono determinati in rapporto alle richieste dei datori di lavoro, bensì sulla base delle capacità di assorbimento del tessuto sociale e produttivo. Si stima, cioè, che il tessuto sociale e produttivo possa assorbire un certo numero di persone e si consente loro di entrare nel Paese, cosa ben diversa dallo stabilire che, a fronte di 200.000 richieste di lavoro, si consente l’ingresso di 200.000 persone – eventualmente con le loro famiglie.

Già ci sarebbe qualcosa da dire sul primo meccanismo. Non credo che possiamo basarci in modo acritico sulle richieste che vengono dai datori di lavoro. È vero che in alcuni settori c’è bisogno di persone ed è difficile trovarle in Italia, ma è difficile trovarle anche perché si propongono salari che nel nostro Paese non sono adeguati a vivere dignitosamente. È chiaro che è molto difficile trovare degli Italiani che ci si adattano ed è molto più facile trovare degli stranieri. Ciò vuol dire, però, far entrare stranieri che, anche quando avranno un lavoro, lo avranno retribuito in modo inadeguato e, contemporaneamente, significa ridurre le retribuzioni in quel settore non solo per gli immigrati, ma anche per gli Italiani. Questi ultimi o si adegueranno alle retribuzioni delle quali si accontentano – almeno inizialmente – i nuovi immigrati, oppure saranno completamente fuori dal mercato del lavoro, almeno in quel settore. Ma non tutti gli aspiranti lavoratori italiani possono mirare a lavori altamente qualificati. In questo modo, li mettiamo in concorrenza con i più disperati tra coloro che arrivano.

Ma il disegno di legge non si accontenta di ciò. A questi stranieri bisogna aggiungerne altri, perché si stima che ci possono essere capacità di assorbimento ulteriore. Se poi arrivano ulteriori richieste – che, tra l’altro, magari non coincidono con i profili delle persone che si fanno entrare – si può adeguare ulteriormente il numero, sempre verso l’altro, naturalmente, sempre per aumentare il numero di immigrati.

Non basta. Si prevede, infatti, anche l’ingresso nel territorio dello Stato per l’inserimento nel mercato del lavoro. In altre parole, persone che non hanno dichiaratamente un lavoro potranno entrare per cercare un lavoro a seguito di richiesta nominativa o numerica. Non si tratta di una richiesta di lavoro, bensì di richiesta del tipo «venite in Italia e poi cercheremo di trovarvi un lavoro» da parte di Regioni, Province, enti locali, associazioni imprenditoriali, professionali, sindacati, nonché istituti di patronato. In altre parole, tutti coloro che, per ragioni ideologiche o magari anche meno nobili, hanno bisogno di persone nel nostro Paese, potranno farne richiesta e altri stranieri potranno entrare.

Inoltre, è previsto l’ingresso in Italia di persone che dimostrino di avere mezzi finanziari sufficienti, per cui basterà che qualcuno abbia un conto in banca – magari fatto figurare in modo truffaldino, facendo transitare sul proprio conto una certa somma che poi deve essere subito restituita a chi l’ha prestata. Si fa un estratto conto in un determinato momento e si dimostra di avere 200.000 euro in banca o anche molto di meno, ad esempio 50.000 euro, e si può entrare in Italia. In realtà, questi 50.000 o 200.000 euro non ci sono, vengono passati a un altro che potrà fare la stessa richiesta ed ecco altre persone che arriveranno in Italia a fare non si sa bene che cosa. Purtroppo, tra questi ci sono molti che si dedicheranno ad attività criminose di cui sono vittime ogni giorno i cittadini.

Non basta ancora. Si propone l’ingresso fino ad un anno per venire a cercare un lavoro e si aumentano i termini per poter rimanere in Italia in relazione ai rapporti di lavoro a tempo determinato. Ad esempio, per rapporti di lavoro di durata tra i tre e i sei mesi si può stare in Italia due anni. Quando si perde il lavoro si può restare in Italia un altro anno. Che cosa fanno queste persone in tale intervallo di tempo in cui sono in Italia senza lavoro? Lo ripeto: purtroppo, i tanti cittadini vittime del crimine lo sanno molto bene. A quanto pare, sembra che non lo sappiano il Governo e la maggioranza, che portano avanti, assieme a un decreto che verrà ulteriormente ammorbidito e che riesce a mandare via poche decine di stranieri pericolosi per il nostro Paese, anche un disegno di legge che ne farà entrare probabilmente un milione, o anche di più, che metteranno in gravissimo pericolo la tenuta sociale del nostro Paese e anche la sicurezza di milioni di cittadini.

Torna in alto