AUTOSTRADE. MALAN (FI): BENE GRONDA E AT-CN, MA GOVERNO DICA COSTI

“Ben vengano la costruzione della gronda di Genova e il completamento dell’Asti-Cuneo: sono cose attese da molti anni senza che nessuno sia stato chiamato a rispondere dei gravi ritardi, ma il Governo – che ha tenuto il Parlamento all’oscuro di tutta l’operazione non rispondendo alle interrogazioni – deve ora spiegare quanto costerà agli Italiani questa manovra che, tanto per cominciare, si scontra frontalmente con l’articolo 178 del Codice degli appalti, scritto appena due anni fa dallo stesso Ministro Delrio, dove si dice chiaramente che ‘è vietata la proroga delle concessioni autostradali’. Invece, i trionfali comunicati che leggiamo parlano di proroghe corrispondenti a incassi per 17 miliardi: 16 miliardi per i quattro anni di Autostrade per l’Italia, 1 miliardo per i quattro anni della Torino-Milano. Il Governo dovrebbe spiegare questa enorme incongruenza, che si somma ai tre anni di proroga di fatto della Torino-Piacenza, scaduta da un anno e che non potrà essere riassegnata per almeno 2 anni – e si tratta di altri 600 milioni di incassi – e ai quattro anni dell’Ativa, con incassi di 600 milioni. Si legge che il Governo rinuncia a ulteriori proroghe. Evidentemente ci stava lavorando, benché vietate dalla legge, e senza informare il Parlamento.

Se il Governo – anziché seguire vie tortuose, in segreto, e contrarie alla legge italiana – avesse fatto partire le gare nei tempi debiti e avesse chiesto conto degli oltre 5 anni di ritardo nella realizzazione dell’Asti-Cuneo, gli investimenti di cui ora si parla sarebbero già in corso; senza problemi, peraltro, per grandi aziende come ASPI e SIAS, che partirebbero strafavorite su qualunque gara. Certo, le gare implicano una limatura degli enormi profitti, attraverso una riduzione dei pedaggi a beneficio dei cittadini, delle imprese e del sistema Italia.

Il Governo dovrà anche dirci se è vero, come risulta da un documento ministeriale, che remunererà gli investimenti effettuati al tasso del 7,95%, nonostante la Cassa Depositi e Prestiti finanzi quegli stessi investimenti a un tasso inferiore al 2%. Ora che c’è il via libera dell’Unione Europea, è bene vedere dove sta la convenienza per l’Italia e per gli automobilisti, costretti a pagare pedaggi che garantiscono profitti abnormi e senza rischi ad aziende private, che spesso li reinvestono all’estero”.

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