Dispiace che il Governo abbia ammorbidito il dispositivo di questa mozione: la dignità e il sostenere con coerenza una posizione rafforzerebbero l’autorevolezza dell’Italia
Intervento in Aula per dichiarazione di voto sulla mozione concernente i diritti umani in Birmania
Signor Presidente,
intervengo innanzitutto per dichiarare in modo chiaro il voto favorevole di Forza Italia alla mozione di cui la senatrice Bianconi, che fa parte del mio Gruppo, è seconda firmataria. Vorrei sottolineare, nell’esprimere questo nostro voto, due punti principali.
In primo luogo, ringrazio i Colleghi che hanno particolarmente sostenuto questa mozione per aver portato all’attenzione, focalizzandolo su un Paese, il problema dei diritti umani, rispetto al quale mi pare ci sia un calo di sensibilità nonostante la grande attività e il grande impegno di molti – forse per paura, forse per un mancato o non sufficiente apprezzamento di ciò che rappresentano la libertà e la democrazia a cui ci stiamo abituando, forse non nel modo migliore. È importante sottolineare questo aspetto.
Oggi ci occupiamo della Birmania: sappiamo bene, credo, che i diritti umani sono conculcati in molti altri Paesi e che, dopo un periodo in cui c’è stata una tendenza positiva verso una maggiore libertà e democrazia nel mondo, siamo ora in una fase in cui si sta procedendo in un’altra direzione. Dunque, è importante, accanto naturalmente alla percezione generale di questo problema, impegnarsi su punti specifici, altrimenti si fanno solo enunciazioni di principio. Oggi ci occupiamo, appunto, della gravissima situazione birmana.
A tale riguardo, occorre ricordare la presenza di un convitato di pietra che è stato citato di passaggio sia dal senatore Martone sia dal rappresentante del Governo: mi riferisco alla Repubblica popolare cinese, che ha sostenuto – senza deviare dal suo percorso – il regime militare birmano fin dal 1988. Nessun altro Paese è stato così costantemente, e direi acriticamente, vicino alla Giunta militare birmana, che ha perpetrato tutto quanto abbiamo sentito nel corso di questa discussione.
La Repubblica popolare cinese è di gran lunga il primo partner commerciale della Birmania: è un importante partner commerciale anche per Paesi assai più lontani – come per esempio il nostro – figuriamoci per la Birmania e, di conseguenza, fosse anche solo per questo, ha già forti responsabilità. Ma non si tratta solo di una responsabilità di relazioni commerciali: vi è un sostegno politico che, come dicevo, ha ben ricordato il Sottosegretario, sia pure di passaggio, sottolineando che il precedente tentativo di far passare alle Nazioni Unite una risoluzione a favore dei diritti umani della Birmania ha incontrato (guarda caso) il veto di Russia e Cina. Sappiamo, dunque, chi è che potrebbe davvero agire ed esercitare reali pressioni sulla Birmania.
È stato sostenuto che i boicottaggi economici hanno generalmente scarso successo e spesso peggiorano la situazione di fasce della popolazione non colpevoli di quanto sta accadendo in un Paese. Credo che in questo senso si debbano fare dei distinguo, perché ogni situazione è diversa dall’altra. Questa, in particolare, ci suggerisce che, se il primo partner commerciale della Birmania non soltanto non partecipa al boicottaggio ma sostiene attivamente, specialmente dal punto di vista militare, questa Giunta, difficilmente un’azione di carattere economico da parte di altri Paesi potrà raggiungere qualche risultato se non esprimere una condanna morale, un dissociarsi, una critica forte e in qualche modo resa concreta da un intervento di questo tipo.
Ritengo, quindi, che sia importante non dimenticare che cosa c’è dietro e accanto alla Giunta militare birmana, perché essa non è una monade indipendente che non ha sostegno all’estero. Ciò bisognerebbe ricordarlo tenendo presente che fra undici mesi si celebreranno le Olimpiadi a Pechino, che saranno una colossale operazione di propaganda a favore di un regime dittatoriale che, a sua volta, sostiene altri regimi dittatoriali.
Sono dispiaciuto – come lo sono stati anche diversi Colleghi del centrosinistra – del fatto che il nostro Governo abbia in qualche modo ammorbidito il dispositivo di questa mozione. Credo che non dovremmo restare indietro rispetto ad altri, in particolare rispetto all’Unione Europea, nel sostenere azioni forti o quantomeno azioni simboliche presso le Nazioni Unite nei confronti della Giunta militare, della feroce dittatura che c’è in Birmania.
Pertanto, il voto sarà favorevole, con il rammarico che la mozione è stata ammorbidita in alcuni punti. Certo, ci vuole realismo e bisogna tener conto delle esigenze della diplomazia, ma occorre anche avere le idee chiare e coerenza, e assumersi a volte qualche rischio.
Bisogna sapere che la dignità e una posizione sostenuta da parte di un Paese con coerenza rafforza la sua autorevolezza (in questo caso parlo naturalmente dell’Italia) e può sicuramente avere degli effetti positivi, anche dal punto di vista pratico e delle relazioni commerciali, che compensano quel poco di benevolenza in meno che si teme di avere se si assumono posizioni troppo chiare.