CROLLO A14. MALAN (FI): GOVERNO SVELI MISTERI DELLA CONCESSIONE

“Il Governo non ha colpe dirette sul tragico crollo del cavalcavia della A14, ma ha tutta la responsabilità di non aver mai fatto chiarezza sui rapporti tra la società privata Autostrade e lo Stato. Infatti, a 20 anni da quando il primo Governo Prodi prorogò la concessione, portandone la scadenza al 2038, ancora non è dato conoscerne il contenuto nonostante la specifica richiesta formulata mesi fa dalla Commissione Trasporti del Senato che, sotto la presidenza di Altero Matteoli, ha fatto un ottimo lavoro sulla questione.

Io stesso ho presentato il 9 giugno 2016 una specifica interrogazione di cui proprio ieri mattina, prima del crollo, avevo di nuovo sollecitato la risposta. Con l’interrogazione chiedo che finalmente si sappia quali sono gli impegni che Autostrade ha preso, a fronte di 4 miliardi di incassi annui garantiti dal regime di monopolio di fatto, per quanto riguarda la manutenzione o la realizzazione di migliorie come quella che si stava effettuando sulla A14. Infatti, fino ad oggi regna il mistero e non si conosce né la convenzione del 1997, né quella del secondo Governo Prodi del 2007, né gli atti aggiuntivi del 2013 e del 2015 dei Governi Letta e Renzi.

È accettabile una cosa del genere, considerando il fatto che l’atto aggiuntivo del 2013 fu approvato dal Ministero in soli due giorni lavorativi, a cavallo del Natale, quando in altri casi ci sono voluti mesi? È in quei due giorni che sono state approvate, tra le mille altre questioni di una rete di 2854 km, le modalità di ampliamento dei viadotti della A14? Il Senato e i Cittadini non hanno il diritto di sapere a quali condizioni una società privata gestisce, senza aver vinto gare pubbliche, la metà della rete autostradale italiana con 4 miliardi di incassi annui su cui si è vista concedere dal Governo aumenti dei pedaggi per il 27% in dieci anni, il doppio dell’inflazione?

Ora, accanto al dolore per le vittime della tragedia del cavalcavia, occorre fare piena chiarezza – tanto più che, con il pretesto della realizzazione della gronda di Genova, sta chiedendo altri 7 anni di proroga o ulteriori esosissimi aumenti dei pedaggi”.

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