Definire “inutili” o “ridicoli” i lavori di una Commissione sulla presenza e sull’attività dei Servizi segreti dell’Unione Sovietica in Italia sembra quanto meno una leggerezza

Stabilire la verità dovrebbe essere interesse di tutti. Ritengo importante, proprio alla luce delle osservazioni mosse, che i lavori della Commissione proseguano e non vengano lasciati a metà

Intervento in Aula, come facente funzioni di relatore, sulla proroga della Commissione parlamentare d’inchiesta concernente il “dossier Mitrokhin” e l’attività d’Intelligence italiana

Signor Presidente,

intervengo molto brevemente, anche perché non sono il relatore titolare di questo provvedimento. Vorrei precisare solo due punti.

Il primo è che mi sembra difficile ritenere inutile, risibile e così via i lavori di una Commissione che ha per oggetto l’accertamento della verità su un documento – ritenuto tra l’assolutamente autentico e l’altamente attendibile da tutti, nonché da parecchi, importanti Servizi segreti occidentali – in cui sono contenuti elementi così rilevanti sulla presenza e sull’attività dei Servizi segreti dell’Unione Sovietica in Italia.

Credo che la più spericolata delle posizioni contrarie potrebbe sostenere che l’opera di questi Servizi segreti in Italia è stata ininfluente, e dunque sarà interessante, nel prosieguo dei lavori della Commissione, accertare se così è stato; a meno che ci si voglia spingere – per richiamarmi a un intervento che è stato svolto – a sostenere, come alcuni dicono della mafia, che il KGB non esiste e non è mai esistito. Altrimenti, forse ha un qualche interesse stabilire qual’è stata l’attività di questi Servizi segreti in Italia: se hanno tentato di influenzare la vita politica nel Paese, se ci sono stati tentativi di depistaggio a proposito di vari episodi della Storia della nostra Repubblica. Allora, definire inutile, ridicolo e così via questo argomento mi sembra quanto meno una leggerezza.

Per quanto riguarda la conduzione dei lavori, vorrei solo fare due piccole osservazioni. Il fatto che si sia citata più volte l’audizione della stessa persona credo sia indice della efficacia di questi lavori, poiché ci si è dovuti focalizzare su quella audizione, che ha avuto aspetti certamente non positivi, per trovare elementi contrari al proseguimento dei lavori. Dico, peraltro, che quel colonnello che è stato audito – che ha dato risposte che certamente non hanno soddisfatto la Commissione e che è stato anche redarguito dal Presidente della Commissione medesima – era il vice capo dei Servizi segreti sovietici in Italia. Pertanto, credo che fosse dovere della Commissione audirlo; il fatto che egli non abbia dato risposte soddisfacenti dipende da lui e non può essere imputato alla Commissione.

L’altra osservazione che volevo fare sull’andamento dei lavori della Commissione è che quanto emerso dalle varie audizioni, dai documenti ottenuti ed esaminati dalla Commissione medesima con grande senso della misura e con grande correttezza, non è stato riversato sui media come verità assoluta, come ritrovamento di verità dimostrate in tutto e per tutto- a differenza di ciò che tante volte in passato è stato fatto per l’attività di altre Commissioni d’inchiesta. Tanto meno si ritiene (e se anche lo si ritenesse, non si avrebbe una sufficiente forza di comunicazione nell’ambito dell’egemonia culturale) di far passare queste presunte verità nei libri di scuola – come spesso è stato fatto rispetto al lavoro svolto da altre Commissioni su congetture, quelle sì infondate o, quanto meno, assai di parte.

Per questo ritengo importante, nonostante le osservazioni mosse – anzi, proprio alla luce di tali osservazioni – che i lavori della Commissione proseguano e non vengano lasciati a metà. Dovrebbe essere nell’interesse anche di coloro i quali ritengono che l’oggetto dell’inchiesta sia poco consistente perché, allora, il punto sarebbe dimostrare che l’attività dei Servizi segreti sovietici in Italia è stata ininfluente o addirittura inesistente, ovvero che l’intero dossier Mitrokhin non sia attendibile o sia falso.

Sarebbe interesse di tutti stabilire la verità, e stabilire anche qual’è stata la gestione del dossier da parte dei Servizi segreti italiani, ai quali all’epoca è stato inviato.

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