Prima si dà al Governo Berlusconi la colpa di “paurosi buchi di bilancio” per poter aumentare le tasse persino ai precari, poi si scoprono “tesoretti” e li si usa per regalie elettorali, infine si finge la riduzione dei costi pubblici con un risparmio pari a zero
Intervento in Aula sull’assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l’anno finanziario 2007
Signor Presidente,
devo dire che, guardando l’insieme dei provvedimenti che in questo periodo sono in discussione nelle Commissioni e in Aula, in un periodo in cui sembrano esserci solo cattive notizie, io vedo invece buone notizie per gli Italiani. Vedo, cioè, una gestione da chiusura di esercizio: stiamo andando verso la caduta di questo Governo, stiamo andando verso nuove elezioni che metteranno fine a questa esperienza che è stata decisamente infelice.
Perché dico questo? Perché vedo una serie di misure chiaramente dettate dalla disperazione e dal tentativo di raddrizzare un pochino la barca che sta affondando o, quantomeno, di creare qualche scialuppa di salvataggio per la numerosissima coalizione, la numerosissima aggregazione di Partiti, di Ministri, di Vice ministri e di Sottosegretari che questa barca stanno molto malgovernando.
Uno dei sintomi lo troviamo in questo disegno di legge di assestamento del bilancio. Siamo stati accusati – il precedente Governo della Casa delle Libertà, il Governo Berlusconi – di aver creato paurosi buchi di bilancio. È una balla assoluta, usata prima in campagna elettorale e poi come pretesto per la stangata della scorsa manovra finanziaria dello scorso decreto Bersani e di altre misure vessatorie nei confronti dei Contribuenti. Il piano qual era? Era abbastanza chiaro: con una certa astuzia – con poca onestà, ma con parecchia astuzia – si intendeva dare al Governo Berlusconi la colpa delle tasse che l’attuale Governo vuole imporre, per motivi ideologici e allo scopo di finanziare una spesa pubblica che si vuole incrementare (altro che tenere sotto controllo). Il tentativo è dunque quello di dare la colpa alla gestione precedente. L’idea era poi di andare avanti e, dopo un periodo credibile di almeno due o tre anni, scoprire improvvise nuove entrate e usare questo denaro non già per ridurre le tasse ai cittadini, se non in modo estremamente marginale, ma per fare qualche regalia elettorale.
Questo piano si è però dimostrato fallimentare.
Intanto gli italiani hanno capito benissimo che chi aumenta le tasse ha la responsabilità di farlo e non può dare la colpa a chi ha lasciato i conti in ordine e a chi, durante il periodo in cui ha governato, le ha diminuite. In secondo luogo, il piano è fallito perché il consenso dell’attuale Maggioranza è talmente basso nel Paese e la situazione politica nel suo insieme è talmente compromessa che questo piano, che aveva bisogno di almeno due o tre anni per avere una sua realizzabilità, ha dovuto essere anticipato e dunque, appena finito di dire che c’era il buco spaventoso lasciato dal Governo Berlusconi, si è dovuto dire che al posto del buco c’era il tesoretto A, il tesoretto B e tanti altri tesoretti. Di questi tesoretti, per altro, il contribuente non ha visto traccia, perché il tesoretto l’ha tirato fuori lui, l’hanno tirato fuori i Contribuenti dalle proprie tasche per finanziare la spesa pubblica in aumento.
Il fatto di dover comprimere così tanto i tempi di questa commedia è chiaro sintomo che la commedia, grazie al Cielo, sta per finire, ma ci sono altri elementi che indicano che siamo all’atto finale di questa triste commedia: per esempio, i provvedimenti che vediamo nella legge finanziaria che è stata licenziata dal Governo e che inizierà il suo iter qui al Senato, che contiene delle misure di finanziamento, di clientela e delle misure che vengono apparentemente incontro ai redditi più bassi, che alla fine si concretizzano nella riduzione della bellezza di 40 centesimi al giorno di imposte per famiglie che si trovano in situazioni particolari.
A fronte di questo, abbiamo degli atti che dovrei dire inconsulti: abbiamo nella finanziaria – questo indica proprio che siamo a fine corsa – una radicale riforma della strutturazione delle amministrazioni locali, abbiamo la ristrutturazione dei Consigli provinciali, dei Consigli comunali e delle Comunità montane contenute nella finanziaria; cioè, per questo Governo, le amministrazioni locali non sono un fatto istituzionale che dunque dovrebbe essere riformato secondo il normale iter che si deve seguire per le riforme istituzionali, e cioè nelle Commissioni competenti, con un provvedimento a sé stante: sono considerate solo un costo e dunque, essendo solo un costo, vengono trattate dalla finanziaria. Ma allora, se sono un costo, sarebbe più coerente sopprimerle del tutto: si mettono tanti amministratori unici come quello che Veltroni vorrebbe mettere alla RAI, un amministratore unico per la Regione, per la Provincia, per il Comune – sistema che, peraltro, mi ricorda il tentativo fatto un’ottantina di anni fa di abolire le amministrazioni locali, che alla fine non ebbe un grosso successo.
Con il pretesto di contenere la spesa, allora, ad esempio si va a ridurre da 16 a 12 i consiglieri comunali nei Comuni tra i 3.000 e i 10.000 abitanti. Chi sa a quanto ammontino le retribuzioni dei Consiglieri comunali dei Comuni dai 3.000 ai 10.000 abitanti ha idea di quanto si risparmi con questa misura – e la misura, infatti di questo risparmio è contenuta nella relazione tecnica allegata agli articoli della finanziaria – e cioè zero; senza contare che, molto spesso, gli amministratori di questi piccoli Comuni sono persone che finiscono per fare volontariamente attività per le quali altrimenti bisognerebbe assumere qualcuno, e non mi riferisco ovviamente all’attività amministrativa ma a lavori inerenti il funzionamento dei servizi che il Comune si sforza di dare ai cittadini.
Se poi nell’ambito di questi amministratori comunali ci sono dei disonesti, evidentemente se ce ne sono di meno non vuol dire che saranno meno disonesti; questo indica proprio un gesto di disperazione; chi governa – che dovrebbe avere il compito di risanare quello che c’è da risanare, di riformare quello che c’è da riformare, di dare una risposta ai problemi reali del Paese – non riuscendoci e non riuscendoci in particolare in quei settori in cui più ha insistito durante la campagna elettorale e nella prima parte del Governo, non riesce a dare risposte.
Mi riferisco al problema del precariato, su cui si è fatto un grande battage in campagna elettorale, falsificando la realtà e cioè attribuendo al Governo Berlusconi l’introduzione del precariato – che, semmai, è stato reso più regolamentato, con maggiori garanzie per il lavoro, perché sappiamo bene che questa tipologia di contratti fu varata soprattutto nel 1998 e dunque sotto il precedente Governo di centrosinistra; su questo ha molto puntato il centrosinistra in campagna elettorale, facendo credere che, una volta mandato via il Governo Berlusconi e la Casa delle Libertà, sarebbe cessato il precariato e tutti sarebbero stati assunti stabilmente, a tempo indeterminato, e così via.
Ebbene, siccome assolutamente nulla è successo di questo genere e l’unico provvedimento preso in tal senso è stato di aumentare le tasse ai precari, questi devono sapere che dopo le grandi promesse, tutto ciò che è stato attuato è l’aumento dei contributi a loro carico; ciò dovrebbe incentivare il passaggio a tempo indeterminato, ma è chiaro che può essere avvenuto in un numero così ridotto di casi che non è certo paragonabile con un numero certamente maggiore di casi in cui si è ritornati dal precariato al lavoro nero, che indubbiamente non è un progresso.
Allora, quando di fronte a tutto questo, di fronte alle promesse fatte, l’unica cosa che riesce a realizzare questo medico che dovrebbe essere il Governo – il medico dei mali del Paese quale si era proposto – è fingere di abbassare la propria parcella, riducendo il numero dei consiglieri comunali, anche dei piccoli Comuni: ebbene, questo è un segno di resa e di disperazione che rappresenta una buona notizia per il Paese, perché i danni che questo Governo ha fatto e che deriverebbero dall’approvazione dei parecchi provvedimenti che in qualche modo, molto a rilento, vanno avanti nelle Camere, sarebbero troppo pesanti perché questo Paese li possa sopportare. Speriamo che l’ultimo atto della commedia finisca presto e che si vada a nuove elezioni.