Negazionismo: è doveroso che in quest’Aula si sancisca che quell’orrore c’è stato e che negarlo è inaccettabile

Intervento in Aula nella discussione sul negazionismo come aggravante del reato di istigazione all’odio per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi

Signor Presidente, siamo al secondo passaggio in Aula per questo provvedimento a causa delle modifiche apportate dall’altro ramo del Parlamento. Bene ha fatto la commissione Giustizia, che ringrazio per il lavoro svolto, a eliminarle in gran parte dal testo, ritornando a un aspetto molto più specifico e che non può dare luogo a interpretazioni di questa norma, quando sarà legge, in senso opposto a quello dato dai proponenti – dei quali, naturalmente, mi onoro di fare parte.

Credo sia importante esaminare il provvedimento in generale e, in particolare in questi giorni, con una lettura che speriamo definitiva. Auspichiamo che l’altro ramo del Parlamento accetti l’introduzione dell’aggravante specifica per coloro, come dice il testo, che negano in tutto o in parte la Shoah o altri crimini di genocidio, come riconosciuti dalla Corte penale internazionale e, quindi, per un numero limitatissimo di casi.

Sono passati settantun’anni dall’epilogo di quei fatti. Dei pochissimi sopravvissuti ai campi di sterminio alcuni sono ancora con noi. È bene mettere per iscritto nella nostra legge che quelle cose sono avvenute e che, al di là di una speculazione storica – che è sempre legittima anche quando demenziale – sia reato usare la negazione dello sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale sotto il regime nazista e altri regimi che collaborarono – tra i quali, purtroppo, anche quello che c’era nel nostro Paese – allo scopo di istigare all’odio. Si tratta di un disegno di legge estremamente equilibrato, che addirittura prevedeva la riduzione della pena per il reato in generale di istigazione all’odio. Opportunamente si è reinserito – la Camera l’aveva tolto, ma la commissione Giustizia l’ha nuovamente inserito – il requisito che tale istigazione, nel caso che interessa questa legge, con l’inclusione della negazione della Shoah, avvenga pubblicamente. La specifica è introdotta per evitare applicazioni grottesche di questa norma.

È particolarmente importante in questo periodo perché c’è un aspetto storico: quella generazione ci ha ormai in gran parte lasciato, ma la memoria deve durare. In particolare, il 27 gennaio, che è il Giorno della Memoria che ricorda quei fatti, si dice che non si deve mai più essere conseguenti. È particolarmente importante che ciò avvenga in questo periodo, in cui in Europa assistiamo indubbiamente a un rinascente – sebbene mai morto – antiebraismo o antisemitismo. Sono migliaia gli episodi di profanazione di tombe nei cimiteri ebraici; ci sono episodi sconcertanti.

Utilizzerò il minor numero di parole possibile per citare quanto avvenuto in una giornata come quella di ieri, che dovrebbe unire gli Italiani al di là del fatto che – lo sappiamo bene – ricorda la fine di una guerra civile, dove alcuni si schierarono da una parte e altri dall’altra. Ieri si celebravano i protagonisti, ovvero i vincitori della guerra di liberazione: i membri della Resistenza, coloro che aiutarono e – anche se parecchio dimenticati e messi da parte – quei 300.000 caduti di Paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, India, Francia e tanti altri, che sono venuti a combattere nel nostro Paese. Ebbene, che da alcune celebrazioni sia stata esclusa la Brigata ebraica, che combatté a fianco delle truppe alleate subendo anche pesanti perdite, che siano stati esclusi dalle celebrazioni del 25 aprile i rappresentanti di questo reparto glorioso ed eroico che ha combattuto per la libertà di tutti gli Italiani è veramente un’onta senza fine su coloro che hanno perpetrato tale esclusione. È bene, dunque, che una legge lo ribadisca a chiare lettere: l’orrore di Auschwitz e dei tanti altri campi di sterminio, l’orrore che è avvenuto anche nel nostro Paese, nella nostra città, quell’orrore c’è stato e non può essere negato, e negarlo è un atto di violenza in sé. Questo è il giudizio morale. Il giudizio che questa legge dà dal punto di vista penale è che se, poi, questo viene usato per istigazione all’odio, è anche reato.

Credo sia doveroso che in quest’Aula (e poi in quella della Camera), dove in passato – certo, era un Senato estremamente diverso da quello di oggi sotto ogni aspetto – furono approvate le leggi razziali, da molti giustamente definite leggi razziste (che sarebbe il termine più proprio), si sancisca che quell’orrore è inaccettabile; quell’orrore c’è stato e negarlo è inaccettabile. È pertanto molto appropriato che ciò avvenga in queste stesse Aule. Lo dobbiamo fare per la verità storica; lo dobbiamo ai sopravvissuti, alla memoria dei tanti, dei milioni che furono uccisi; lo dobbiamo ai tanti che lottarono perché ciò non avvenisse mai più, Italiani e non.

Credo che davvero stiamo facendo un passo importante e, personalmente, spero che il lavoro fatto in Commissione venga, se possibile, migliorato e comunque confermato in Assemblea attraverso l’approvazione di un testo equilibrato; e conto – credo che tutti coloro che hanno a cuore questo provvedimento devono impegnarsi ad agire in questo senso – di chiedere ai colleghi dell’altro ramo del Parlamento di confermare il testo che sarà approvato oggi in modo che, nel giro di poche settimane, sia finalmente legge.

Si tratta di un percorso lungo, iniziato già nella scorsa legislatura. È un disegno di legge che porta le firme dei rappresentanti di tanti Gruppi, e mi piace ricordare che, nella scorsa legislatura, il terzo firmatario fu la senatrice Rita Levi Montalcini, che quei fatti visse come testimone diretta; che, in quanto ebrea, fu esclusa da ogni possibile attività nel nostro Paese, insieme a tantissimi altri. Anche in memoria di lei, della nostra collega scomparsa, credo stiamo facendo un passo importante che, spero, avrà buon frutto e rapidamente.

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