È inutile abolire trenta adempimenti con la legge di semplificazione se, poi, se ne aggiungono dieci al giorno

In un Paese in cui le norme cambiano ogni mese, gli agricoltori si trovano a fare più gli avvocati e i commercialisti di se stessi

Intervento in Aula nella discussione della delega al Governo in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo e agroalimentare

Signor Presidente, il senatore Amidei aveva fatto anche in questo caso una richiesta precisa, che è rimasta senza risposta. Ci troviamo di fronte a una situazione curiosa. C’è un articolo sul quale c’è il parere favorevole e che è stato approvato dalla Camera; poi, però, ci sono due ordini del giorno che dicono di applicarlo ma con calma; uno addirittura, premettendo che abbiamo approvato l’articolo 41, chiede chiaramente di non applicarlo. Forse sarebbe il caso di fare le cose in modo più chiaro. Lo stesso Vice Ministro ha detto che il Governo tornerà su questa materia. È proprio quello che temono gli operatori di tutti i settori, cioè che le norme cambino ogni mese, che le leggi siano una pubblicazione periodica, una sorta di quotidiano o settimanale. Pertanto gli agricoltori (oggi parliamo di agricoltori ma, per la verità, non solo di loro, perché questi materiali possono derivare anche da attività non propriamente agricole) si trovano a dover fare più gli avvocati e i commercialisti di se stessi che gli agricoltori, che è già un mestiere abbastanza complicato con tutta la situazione di difficoltà che attraversa il settore per la concorrenza internazionale, per le mille ragioni di cui sappiamo, per le modifiche nella politica agricola comunitaria e così via.

In questo caso, visto che, secondo noi, su questo punto specifico si interviene positivamente, con una norma sostanzialmente di buon senso, mi chiedo perché non si estenda tale buon senso al materiale trattato meccanicamente sul posto di produzione, cioè in un modo anche virtuoso. Francamente, è difficile per noi, che abbiamo una certa abitudine alle procedure legislative, figuriamoci per l’agricoltore e per l’operatore che si trovano a fare un lavoro assai più pratico di quello che ci troviamo a fare noi. Possibile che non si possano mantenere queste caratteristiche, con questo trattamento e con queste previsioni legislative, anche nel caso di prodotti che vengono trattati meccanicamente sul posto di produzione? Francamente è difficile capirlo. Anche l’emendamento 41.2 meritava una sua attenzione. Anziché circoscrivere in modo eccessivo e, francamente, poco comprensibile l’applicazione di queste norme, era più semplice dire che si trattava di materiale proveniente da lavori agricoli e forestali.

Quando si dice che si vogliono semplificare le leggi, bisogna pensarci tutti i giorni; non bisogna aspettare che arrivi la legge di semplificazione – che, di solito  è di complicazione. Bisogna pensarci giorno per giorno; è inutile abolire trenta adempimenti con la legge di semplificazione e poi aggiungerne dieci al giorno, come anche sta dicendo il senatore Marino che, mi pare, mi stia dando ragione a gesti. Perché non dare un voto favorevole all’emendamento? Perché non elaborare delle norme che siano davvero applicabili anziché approvare una norma che poi si intende cambiare il mese successivo? Questa incertezza costa tempo e denaro agli operatori. Lo Stato dovrebbe spianare la strada a coloro che vogliono lavorare nel nostro Paese, specialmente in un settore difficile come l’agricoltura. Non dovrebbe creare ostacoli artificiali e cambiare le norme a ogni giro di calendario. Ecco perché chiederei a tutti il voto favorevole all’emendamento e, più in generale, un atteggiamento di maggiore lungimiranza nel fare le leggi. Non dobbiamo fare le leggi perché abbiamo una scadenza o dobbiamo andare a pranzo. Le leggi devono essere a favore dei settori di cui ci occupiamo.

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