Fusione Ferrovie-ANAS: aumento di capitale e nuovo CdA deliberati un giorno dopo lo scioglimento delle Camere

Una scelta concernente due infrastrutture strategiche, che sarebbe spettata al prossimo Governo scelto dagli Italiani e non a un Esecutivo dimissionario, in carica solo per il disbrigo degli affari correnti

Interrogazione dei senatori Gibiino e Malan ai Ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti e dell’Economia e delle Finanze
Premesso che:

poco si è discusso durante la XVII Legislatura della fusione delle due imprese industriali pubbliche che, con le loro opere infrastrutturali, assicurano un servizio essenziale ai Cittadini e al Paese, in quanto garantiscono il libero movimento delle persone e la connessione tra i Comuni e le loro comunità;

l’articolo 49 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito con modificazioni dalla legge 21 giugno 2017 n. 96, ha disciplinato il trasferimento da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel rispetto della disciplina della UE, a Ferrovie dello Stato italiane SpA delle azioni di ANAS SpA, mediante aumento di capitale, per un importo corrispondente al patrimonio netto di ANAS;

con i decreti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Ministero dell’Economia firmati il 22 dicembre 2017, il Governo ha dato il via libera alla formazione del Gruppo industriale e infrastrutturale FS-ANAS con il conferimento a FS della totalità delle azioni ANAS;

i decreti del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2017, n. 208 e n. 209, hanno proclamato, rispettivamente, lo scioglimento delle Camere e la convocazione per il giorno di domenica 4 marzo 2018 dei comizi per le elezioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica (la prima riunione delle Camere avrà luogo il giorno 23 marzo 2018);

in data 29 dicembre 2017, l’Assemblea dei soci del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane SpA, controllato al 100 per cento dal Ministero dell’Economia, ha deliberato l’aumento di capitale da 2,86 miliardi di euro mediante conferimento dell’intera partecipazione ANAS detenuta dallo stesso Ministero e, contestualmente, è stato nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione di Ferrovie dello Stato, che resterà in carica per un triennio e che sarà composto da Gioia Ghezzi confermata Presidente, Renato Mazzoncini, che rimarrà Amministratore Delegato, Simonetta Giordani, Federico Lovadina e Wanda Ternau, Francesca Moraci, proveniente dal Consiglio di Amministrazione di ANAS, e Giovanni Azzone, già Rettore e Presidente del Politecnico di Milano;

il Consiglio di Amministrazione di Ferrovie dello Stato aveva la sua scadenza naturale nel mese di aprile 2018, con l’approvazione del bilancio 2017; la nomina, quindi, sarebbe dunque spettata al prossimo Governo, dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018;

il Governo quindi, rimasto in carica per gli affari correnti, cogliendo l’occasione dell’approvazione della fusione FS-ANAS, ha anche rinnovato il Consiglio di Amministrazione, consegnando a Renato Mazzoncini, scelto nel maggio 2014 dal Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore Matteo Renzi, un nuovo mandato triennale come Amministratore Delegato fino al 2020;

tale scelta, che ha anticipato i tempi rispetto alla scadenza naturale dei vertici del Gruppo FS e che poteva essere evitata nonostante le procedure di fusione, è a giudizio degli interroganti scorretta e intollerabile in quanto, come detto in precedenza, sarebbe spettata al prossimo Governo scelto dagli Italiani per governare il Paese,

si chiede di sapere:

se non si ritenga politicamente inopportuno aver scelto di procedere alla fusione di Ferrovie dello Stato italiane SpA e di ANAS SpA, asset strategici per il Paese, in un arco temporale (dicembre 2017) in cui le Camere erano impegnate a esaminare l’annuale legge di bilancio, e soprattutto a conclusione della XVII Legislatura, dopo lo scioglimento delle stesse – cioè, quando la loro capacità di controllo sugli atti del Governo è, oggettivamente, estremamente contenuta;

quale sia la ragione per la quale l’Amministratore Delegato di Ferrovie dello Stato italiane, Renato Mazzoncini, audito nel 2017 sul piano industriale del Gruppo dall’8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni) del Senato, non abbia in quella sede sottolineato che la fusione avesse carattere di priorità per l’azienda e il Governo ma, anzi, fosse considerata come una delle “ottocento cose” che il management di Ferrovie dello Stato e il Governo stavano valutando;

quali siano stati i motivi che hanno spinto il Governo, oramai a fine mandato, a rinnovare per un ulteriore triennio il Consiglio di Amministrazione del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane SpA, la cui scadenza naturale è prevista per il prossimo aprile 2018;

se non si intenda, alla luce delle ormai prossime elezioni politiche, rivedere tale scelta, lasciando tale compito al prossimo Governo scelto dagli Italiani.

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