Huffington Post: “Lucio Malan: Vogliono espellere Berlusconi per indegnità morale, come fecero i fascisti con Gramsci”

“Oscar Luigi Scalfaro, per un accenno d’indagine, diffuse un messaggio a reti unificate nel suo ruolo di presidente della Repubblica. Con i 54 procedimenti che ha a carico, Silvio Berlusconi dovrebbe parlare due mesi”. Lucio Malan, senatore e membro della Giunta delle elezioni del Senato, non è preoccupato del videomessaggio del Cavaliere atteso per domani. Né pensa che potrà modificare gli equilibri nell’organismo di Palazzo Madama che dovrà decidere sulla decadenza del leader azzurro: “Mi sembra che la situazione sia ormai delineata: nessuno dei nostri voterà per la decadenza, così come nessuno del PD o del M5s sembra poter cambiare idea”. Anche il socialista Enrico Buemi, l’ultimo degli incerti, è intervenuto per spiegare che ritiene “che si debba bocciare la relazione di Augello”.

Ma, secondo Malan, il problema è più profondo: riguarda la natura stessa della legge Severino. Per spiegarlo ricorre a un inaspettato parallelo. “Il 9 novembre del 1926…”. Scusi quando? “Dicevo, il 9 novembre del 1926 venne dichiarata la decadenza dei deputati che si erano ritirati sull’Aventino e approfittato del loro status di parlamentari per portare avanti una lotta contro le istituzioni e contro lo Stato. Una decadenza senza surroga dichiarata con una norma dagli effetti retroattivi, e utilizzando come pretesto l’indegnità morale a ricoprire quella carica”.

Dove vuole andare a parare l’esponente azzurro è presto detto: “Anche la Severino sanziona un’indegnità morale. Stabilisce chi è degno e chi non è degno a stare in Senato – per questo i suoi fautori non vedono alcun problema nella retroattività. Anzi, Antonio Gramsci fu arrestato la sera prima, a norma ancora non introdotta”. Dunque Berlusconi come Gramsci? “Sì, come Gramsci e come tutti gli aventiniani. Le spiego: se, in Giunta, al posto del Cavaliere ci fosse un politico che ritengo il mio più grande avversario, di cui fossi convinto della pericolosità per il Paese, anche in quel caso non vedrei motivi per la decadenza”.

Se si lancia la provocazione che, al pari degli aventiniani, anche il leader azzurro non è brillato per presenza ai lavori del Senato, Malan coglie la palla al balzo: “Con questo andazzo, un domani si potrebbe inserire anche questa norma per decretare la decadenza di un senatore”. “Tutti i leader di partito hanno avuto scarsa dimestichezza con le aule – continua – Berlusconi è stato presente in Senato un po’ quanto Matteo Renzi in Consiglio comunale, per dire”.

Per prolungare ancora un po’ la (non) presenza di Silvio nell’emiciclo, Buemi ha avanzato oggi un ennesimo tentativo di mediazione: un voto all’unanimità di un comitato ristretto, affinché l’Aula non debba votare ma semplicemente ratificare l’interdizione dai pubblici uffici – una volta fissata nei suoi termini temporali. Un modo per il PD di dribblare i presunti franchi tiratori, e per il PdL per guadagnare qualche settimana. Ma non è destinato a concretizzarsi, dopo il semaforo rosso da parte dei Democratici per bocca di Felice Casson e l’altolà da parte del PdL: “La proposta non mi piace”, spiega Malan mentre spinge il passeggino di sua figlia che dorme serafica nonostante il chiasso delle vie intorno al Senato. “Non mi piace perché la trovo incongrua di fronte ad un’interdizione ancora da calcolare. Apprezzo lo sforzo di mediazione di Buemi, ma non è una strada auspicabile. Dopotutto, anche il presidente Dario Stefano l’ha giudicata inaccoglibile, dunque non mi sembra ci siano i margini”.

Insomma, tra bizantinismi regolamentari, richiami al ventennio e paragoni pre-elettorali, c’è infine spazio per buttare uno sguardo al videomessaggio atteso da Arcore: “Berlusconi parlerà della sua vicenda personale, dirà di continuare a lavorare per l’Italia, che questa è la funzione del nostro partito. E spero anche che approfondisca la sua persecuzione giudiziaria, la parzialità e l’accanimento che gli sono stati riservati da parte della magistratura”. I temi di sempre, i toni di sempre. In sintesi, dopotutto, la strada seguita dal Cavaliere rimane costantemente quella indicata a suo tempo da Henri Bergson: “La vita è sempre creazione, imprevedibilità e, nello stesso tempo, conservazione integrale e automatica dell’intero passato”.

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