“I casi di bambini sottratti alle famiglie esistono. E lei è per loro l’unica tutela. Li difenda”.

 

Signor Presidente, vorrei rivolgere alla dottoressa Garlatti i migliori auguri per l’importantissimo incarico che ha assunto. La ringrazio per quanto ci ha esposto con una visione molto ampia della questione, indubbiamente preziosissima, della tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. Ordinariamente non c’è bisogno di tutelarla, perché lo fanno le famiglie, ma ci sono casi in cui ciò non avviene.

Mi associo a quanto è già stato detto, a cominciare dal presidente Ronzulli che ringrazio. Tuttavia, quando lei ha detto che un bambino non viene mai allontanato dalla famiglia per motivi economici, perché in quei casi subentrano gli aiuti, mi sono chiesto se quello fosse l’indicativo che si scrive nelle leggi, cioè che così deve essere fatto, oppure se è l’indicativo che si usa generalmente, cioè che così avviene.

GARLATTI. Ribadisco che ciò avviene nella realtà. Forse non mi sono spiegata bene: la povertà economica si inserisce in un contesto multiproblematico in cui la famiglia non è in grado, a causa di carenze genitoriali, di utilizzare le risorse che le vengono date. Tuttavia, solo perché sono poveri, i bambini non vengono allontanati.

MALAN (FIBP-UDC). La ringrazio per la precisazione, perché così posso essere più specifico. Dottoressa Garlatti, avviene che i bambini vengano allontanati dalle famiglie per motivi economici; avviene e sono casi strazianti. Ci sono famiglie distrutte, a cui vengono strappati i bambini, poi messi in case famiglia che in alcuni casi sono ottimi luoghi, ma non sono comunque le loro famiglie. In altri casi questi bambini sono in situazioni di abbandono e dimagriscono, non perché fossero in sovrappeso, ma perché mangiano male e sono distrutti nei loro affetti. Questo avviene.

Questi bambini hanno una sola tutela: non ce l’hanno nella loro famiglia, perché la loro famiglia è impotente, ma è tutto nelle mani della combinazione tra servizi sociali e, a volte, le procure dei tribunali. Quando queste due realtà collaborano o semplicemente la procura riceve le comunicazioni senza intervenire, se tutto va bene, se l’allontanamento era fatto legittimamente e per giustificati motivi, allora va bene così; quando questo non avviene, i bambini sono soli. I genitori non hanno di fatto la possibilità d’intervenire e non possono chiedere aiuto, perché vengono più o meno esplicitamente minacciati e viene detto loro che, se parlano con dei giornalisti o dei politici, non vedranno mai più i loro bambini. Questa è la realtà. La legge da aggiornare è una cosa, mentre la realtà è un’altra.

         Tale realtà si è aggravata con la pandemia. I bambini vengono allontanati dalle famiglie, anche senza che vi sia alcuna indicazione di maltrattamento, neppure da parte dei servizi sociali, ma basta una “generale inadeguatezza”. Ho seguito un caso qui nel Lazio di una bambina allontanata dalla famiglia, perché in una singola ispezione la casa era stata trovata in disordine; hanno detto genericamente che c’era sporcizia e che due volte la bambina di dodici anni era andata a scuola vestita in modo non appropriato, senza ulteriori specificazioni. La bambina è stata tenuta lontana dalla famiglia per quattordici mesi; solo grazie a un bravissimo avvocato e grazie a un tribunale che ne ha ascoltato le ragioni, questa bambina è potuta rientrare a casa, sia pure con tutte le limitazioni e sotto la sorveglianza degli psicologi e dei servizi sociali.

Si tratta di una bambina tranquillissima, che è stata strappata alla sua famiglia e che poteva solo vedere la madre; purtroppo questo non è un caso isolato o estremo, ma è uno dei casi che viene fuori. La bambina è figlia di madre bulgara e di padre italiano; ha sempre parlato bulgaro con la madre e naturalmente parla benissimo l’italiano, frequentando le scuole in Italia. Nei pochi minuti in cui poteva vedere la madre, la bambina è stata costretta a parlarle in italiano; non era un problema, perché lo sapevano tutte e due, ma è stato un trauma. Anch’io parlavo una lingua non italiana con mio padre; le rarissime volte in cui mi è capitato di parlargli in italiano mi è sembrata una violenza al nostro rapporto. Ma non c’erano problemi, perché non ero stato allontanato dalla famiglia. Questa bambina, non cattolica, è finita in un istituto dove era stata messa a fare la chierichetta. Queste sono le realtà.

Le cito un altro caso recente, tuttora in atto: quattro bambini in una famiglia della provincia di Cuneo denunciano il padre per maltrattamenti, anche di carattere sessuale; prima stanno con la madre, poi vengono affidati ai genitori del padre accusato di maltrattamento. È vero che l’accusa non vuol dire colpevolezza, ma è pur sempre un’accusa; questi bambini vengono affidati ai genitori del padre, presunto maltrattante. Ma non basta; siccome erano uniti e chiedevano di ritornare con la madre, vengono strappati l’uno dall’altro e portati in quattro case famiglia diverse. La più piccola viene data in affidamento a una famiglia senza che la madre ne sappia qualcosa e la madre non è accusata di niente. Dovrebbero perlomeno essere garantiti ai bambini gli stessi diritti che hanno i boss mafiosi al 41-bis; i boss hanno diritto a un avvocato che li difenda, mentre i bambini (come lei ha detto e la ringrazio moltissimo per quello che ha detto sul contraddittorio) non hanno questa possibilità. Il capo mafioso, conclamatamente pluriomicida, è giustamente tutelato nei suoi diritti in tribunale, mentre i bambini non lo sono. Spesso i bambini possono vedere i loro genitori naturali meno di quanto un boss mafioso possa vedere i suoi parenti; da quando c’è il Covid-19 non hanno goduto neanche di questo diritto.

Potrei andare avanti a lungo, ma non voglio togliere tempo ad altri. Le dico solo una cosa: questi bambini – come ho detto – non hanno tutela. Sono spesso al centro di lunghissime battaglie giudiziarie, che a volte durano anni; alla fine possono anche avere una giustizia parziale, ma nel frattempo la loro infanzia è stata distrutta. L’unica tutela che possono avere è da lei, perché i Garanti regionali, che spesso si danno molto da fare, hanno poteri del tutto “consolatori”; hanno poteri consultivi, ma solo per i genitori, non per i tribunali. L’unica speranza che possono avere deriva da lei: su di lei c’è questa grandissima responsabilità e prego che possa fare qualcosa per queste famiglie.

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