“Sblocca Italia”: in omaggio ad alcuni concessionari autostradali, proroghe di 30 anni – senza gare e senza lavori – e costanti aumenti dei pedaggi

Se non si facessero dei giochini, molto sporchi e pesanti, potremmo pagare le tariffe autostradali l’85 per cento in meno

Primo intervento in Aula sul business delle concessioni autostradali contenuto nel decreto

Signora Presidente, Colleghi, Signor rappresentante del Governo,

il Senato, alla fine, con il voto sulla ormai immancabile fiducia, avrà avuto circa 30 ore notte compresa (e forse anche meno) per esaminare questo provvedimento. Un tempo assolutamente indegno, uno sfregio al Senato e uno sfregio ai cittadini che hanno votato per il Senato. E questo, naturalmente, verrà fatto passare come necessario contro coloro che frenano, i gufi e così via, perché l’importante è fare in fretta. Facendo in fretta, però, si sfugge al controllo che i cittadini dovrebbero poter esercitare direttamente tramite i parlamentari, ma anche tramite i lavori parlamentari con i quali potrebbero essere informati su ciò che contengono i provvedimenti al nostro esame.

Un esame parlamentare degno di tale nome non avrebbe consentito di far passare l’articolo cinque di questo provvedimento, quello relativo al rinnovo delle concessioni autostradali. Un business (come ha detto più volte il Presidente del Consiglio stesso e il ministro Padoan) da 10-12 miliardi di euro – cifra probabilmente sottostimata visto che si apre alla possibilità, almeno nelle intenzioni manifestamente espresse dal Presidente del Consiglio, di rinnovare le concessioni autostradali senza gara, senza alcuna forma di concorrenza, per periodi fino a 30 anni: un periodo più lungo del ventennio fascista. E per 30 anni, gli stessi che le gestiscono oggi continueranno a gestirle. Ricordo che chi gestisce oggi le autostrade non ha vinto una gara d’appalto, che comunque sarebbe abbondantemente scaduta, ma è riuscito ad entrare acquistando quote di società che avevano già in gestione alcune tratte autostradali. Non hanno mai vinto una procedura competitiva.

Grazie al fatto che gestivano di fatto queste autostrade, hanno spesso promesso di fare dei lavori. In cambio della promessa di questi lavori, si sono già visti prorogare le concessioni di 10-12 anni. Siccome anche questi 10-12 anni sono finiti, e probabilmente sono finiti anche i benefici per coloro che avevano favorito questo tipo di operazioni, adesso promettono di fare ulteriori lavori per avere un rinnovo. All’inizio si poteva pensare ad altri 10-12 anni, invece no: si parla di trent’anni, da notizie uscite su giornali come «La Repubblica» – citando fonti vicine al Governo.

L’ulteriore sfregio in questa procedura è che il provvedimento al nostro esame, di cui si parla dall’inizio di agosto e che dovrebbe essere di straordinaria necessità e urgenza, è uscito il 12 settembre. Ma, se era straordinariamente necessario e urgente, perché non lo si è fatto ad agosto? Oppure, perché piuttosto non lo si è fatto con un disegno di legge all’inizio di agosto? Sarebbe stato un degno modo di impiegare il mese di agosto, discutendo seriamente di queste cose. Il provvedimento poteva passare negli stessi tempi totali, ma si poteva anche parlarne.

I principali beneficiari saranno i gestori delle concessioni in scadenza. I principali danneggiati saranno i cittadini italiani utenti di autostrade ma anche i cittadini che sono non sono direttamente utenti delle autostrade, perché pagheranno o direttamente o indirettamente le alte tariffe che si pagano nel nostro Paese.

Cosa sono le concessioni autostradali? Lo Stato, non ritenendo di investire i soldi necessari a costruire l’opera (come ad esempio si è fatto in Germania, dove le autostrade sono gratuite), le ha fatte di solito con società proprie ma, in qualche caso, con società private le quali costruiscono loro le autostrade. In cambio, queste società possono gestirle incassando le tariffe più che salate per un periodo stabilito fin dall’inizio.

Terminato questo periodo, i cittadini italiani dovrebbero poter circolare sulle autostrade esattamente come su quelle statali, perché ormai l’opera è stata pagata. È come acquistare un’auto a rate: quando hai finito di pagare le rate, dovresti poter utilizzare l’auto. Naturalmente c’è il costo della benzina, dell’assicurazione e di altre cose, ma non si devono più pagare le rate. Invece, con questi signori ci si inventa di fare qualche opera (che nella maggior parte dei casi non fanno) e, in cambio, questi soggetti continuano a prendersi le stesse tariffe; anzi, con aumenti costantemente superiori al tasso d’inflazione.

La conseguenza la pagano i cittadini e le nostre aziende che, per spostarsi all’interno del territorio nazionale, devono pagare delle tariffe molto più alte di quelle che dovrebbero essere se si limitassero a coprire la manutenzione. In questo modo siamo meno competitivi, e le tantissime merci che circolano sulle nostre autostrade costano di più ai cittadini – anche perché bisogna pagare le tariffe autostradali.

Secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture, il costo della manutenzione delle autostrade è pari a circa il 10-15 per cento del totale dei pedaggi autostradali incassati. Questo vuol dire che, se non si facessero dei giochini, francamente molto sporchi e pesanti, noi potremmo pagare le tariffe autostradali l’85 per cento in meno: ad esempio, anziché pagare 10 euro si potrebbe pagare 1,5 euro. Così non è grazie a questi giochini.

Chi sono i beneficiari di questi giochini? In questa circostanza, il principale beneficiario è lo stesso imprenditore che comprò delle quote dell’autostrada dalla Provincia di Milano – parliamo della Giunta Penati – e le rivendette un anno e mezzo dopo con un incremento di 114 milioni di euro. Questo stesso imprenditore è evidentemente ritenuto degno di grande attenzione, visto che gli facciamo un regalo con un business – parole del presidente Renzi – di 10-12 miliardi. Se un sindaco provasse a fare la stessa cosa con un servizio da 200.000 euro all’anno, per prima cosa non potrebbe farlo e, seconda cosa, sarebbe messo in carcere.

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