“Sblocca Italia”: con una proroga di 38 anni, 30 miliardi in regalo a un Gruppo che non ha mai vinto una gara e non ha mai realizzato le opere promesse

Terzo intervento in Aula sul business delle concessioni autostradali contenuto nel decreto

Signora Presidente,

prendo la parola a malincuore, perché mi sembra non possa essere ammissibile reiterare una richiesta che non doveva neppure essere formulata perché il Governo dovrebbe fornirla a prescindere. Fra non molto, credo, verrà posta la questione di fiducia senza presentare neppure il testo! D’altra parte, si è votato il cosiddetto jobs act in cui non c’è scritto niente, poi ha provato a fare il Governo come vuole lui per regolare le sue battaglie interne (intendo interne al Partito Democratico). Non solo ci viene fornita una sola delle due convenzioni, ma viene fornita senza un elemento fondamentale – e cioè la durata della convenzione. Sarebbe come dire che vendo un’auto a rate senza indicare, però, quante rate si devono pagare. Due rate, cento rate, non si sa! Si stabilisce a seconda della convenienza del Governo e dei suoi finanziatori. Non finanziatori del Governo, naturalmente, perché si guardano bene dal dare soldi allo Stato. Dallo Stato li prendono per poi poterli spendere per le cene del Partito Democratico.

La vicenda che abbiamo sotto gli occhi è molto semplice…

L’articolo 5 dice – non lo dice in modo esplicito, ma il presidente Renzi lo ha detto in modo esplicitissimo in un’intervista rilasciata al «Corriere della Sera» a settembre – che ci sarà un prolungamento delle concessioni autostradali. Addirittura è emerso, parola dello stesso gestore concessionario principale beneficiario (quasi unico beneficiario) di questo decreto-legge, che prima di far uscire il decreto-legge (che – lo ricordo – dovrebbe essere di straordinaria necessità ed urgenza), si sono aspettati 40 giorni per avere il tempo di parlare con questi signori e chiedere come gradivano che fosse scritto il decreto-legge, in particolare il comma 5 dell’articolo 1.

Quando sono stati ben sicuri di come scriverlo, in modo che facesse comodo a precise persone e facesse più comodo possibile, si è scritto il decreto-legge: il 12 settembre. Per 40 giorni i rappresentanti del popolo, coloro cui spetterebbe fare le leggi (cioè i parlamentari), non ne sapevano nulla, invece ne sapevano qualcosa i beneficiari. Poi è stato pubblicato il decreto-legge. Alla Camera dei deputati, per fortuna, hanno inserito una cosa doverosa e cioè che la proroga di concessioni venga fatta solo dopo aver ricevuto il parere dell’Unione europea, che ha già intrapreso le pratiche per avviare la procedura di infrazione.

Alla Camera ci sono anche stati pareri fortemente contrari dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, dell’Autorità della Concorrenza e del Mercato, della Banca d’Italia. Ma non importa: bisogna andare avanti perché si tratta di dare un beneficio – ripeto: sono parole del presidente Renzi – di 10-12 miliardi di business da gestire ad un Gruppo già predeterminato. Si tratta di un Gruppo che gestisce delle società autostradali senza aver mai vinto una gara, ma solo per essere subentrato a società parapubbliche, mezze pubbliche e mezze private; grazie a questo gestisce delle autostrade. Ripeto: se le gestisce. Ha avuto delle proroghe in cambio della promessa di realizzare certe opere che non ha realizzato e adesso chiede di prolungarle; ma non più di modesti 10 o 12 anni: chiede di prolungarle di 38 anni. Ripeto: 38 anni. Chissà allora come sarà la situazione dell’Italia e dell’Unione europea. Si riesce a farlo in questo modo.

Cito le parole dell’altra sera di Davide Serra (altro finanziatore del Partito Democratico) – ma le cito in positivo – noto per aver espresso delle cose che non condivido sul diritto di sciopero. Egli ha detto: “Ci sono certi gestori autostradali che dicono: facciamo investimenti per cento. Ne fanno per 30 e poi riescono a mettere qualcuno alle autorità di controllo, amico loro. Sono oligopolisti e monopolisti che, guarda caso, adorano essere vicini alla classe politica per autocontrollarsi: una lobby allucinante. Continuano ad aumentare le tariffe”, eccetera. Sono parole di Davide Serra, cospicuo finanziatore, al massimo previsto dalla legge sul finanziamento ai partiti, del Partito Democratico, della Leopolda e di altre iniziative consimili. Si tratta dello stesso gruppo, il Gruppo Gavio, che, guarda caso, acquistò dalla Provincia di Milano guidata da Filippo Penati delle azioni dell’Autostrada Milano-Serravalle e che, nel giro di pochissimi anni, le ha rivendute con un profitto attestato dalle perizie del tribunale sui 176 milioni di euro, con un danno erariale di 119 milioni di euro. Allora, che cosa fa questo Gruppo Gavio a coloro che vogliono far passare queste leggi? Qual è la bacchetta magica?

Si dice che in questa raccolta di fondi si raccolga un milione e mezzo tra tutti i partecipanti. Beh, un po’ spilorcio: lui si prende un affare da 30 miliardi e, poi, dà solo 1.000 euro per una cena? Credo siano ben altri gli interessi in gioco ed è vergognoso che passi un provvedimento di questo tipo, con la fiducia, senza dare neppure i termini di altre cose che sono addirittura al di fuori di questo. Mi chiedo cosa ci sia scritto nella Convenzione, che non ci hanno detto, perché è già più che vergognosa quella che vediamo nel comma 1, dell’articolo 5.

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