Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti
Premesso che:
la determina del direttore generale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 521 del 4 settembre 2019 indice la procedura ristretta per l’affidamento in concessione delle attività di gestione delle tratte autostradali A21 Torino-Alessandria-Piacenza, A5 Torino-Ivrea-Quincinetto, bretella di collegamento A4-A5 Ivrea-Santhià e il sistema autostradale tangenziale torinese e alcuni lavori connessi;
le vecchie concessioni sono scadute, per la A21 il 30 giugno 2017 e per le altre tratte il 31 agosto 2016;
considerato che gli stessi documenti del Ministero testimoniano che occorrono non meno di 2 anni e mezzo per l’operatività della concessione e che il codice dei lavori pubblici impone di avviare le procedure competitive almeno 2 anni prima della scadenza, tale atto giunge con oltre 4 anni di ritardo; tale periodo corrisponde a circa 600 milioni di euro di incassi;
dall’insediamento del primo Governo Conte non si è avuto alcun segno di passi avanti nell’indizione delle gare per l’assegnazione delle concessioni autostradali scadute o in prossima scadenza;
per legge le procedure di gara andrebbero avviate almeno 2 anni prima della scadenza;
la concessione dell’autostrada Ligure-Toscana scadrà il 31 luglio 2019, dunque la gara andava avviata più di un anno fa; quella dell’autostrada Torino-Piacenza è scaduta il 30 giugno 2017, quella delle Autovie venete il 31 marzo dello stesso anno, quella dell’Ativa il 31 agosto 2016, il lontano 30 aprile 2014 è scaduta la concessione dell’autostrada del Brennero, per la quale la gara fu avviata dal Governo Berlusconi fin dal 2011, ma in seguito fu bloccata;
ancora non è stata pubblicata la relazione della Direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali per il 2017; quella per il 2016 fu pubblicata il 7 settembre 2017;
la relazione è uno strumento indispensabile alla trasparenza di questo settore;
basandosi tuttavia sui dati del 2016, l’ultimo anno di cui è disponibile la relazione, si può facilmente stimare che solo dallo scorso giugno tali concessioni hanno incassato almeno 410 milioni di euro, di cui almeno 223 sono margine operativo lordo (EBIDTA), il quale, a concessione scaduta, dovrebbe coincidere o quasi con l’utile;
tali somme, a concessioni scadute, dovrebbero andare allo Stato, proprietario delle autostrade;
il ritardo nell’avvio delle procedure di gara comporta la perdita di tali somme da parte dello Stato e il pagamento da parte degli automobilisti di pedaggi eccessivi, poiché non sono previsti investimenti, neppure quando necessari;
a fronte delle numerose sollecitazioni da parte dell’interrogante, il Ministro pro tempore Delrio o suoi sottosegretari hanno più volte assicurato, anche rispondendo a interrogazioni, che il Ministero era a buon punto nella preparazione delle gare, almeno per quanto riguarda la Torino-Piacenza e la Ativa;
da anni l’Ativa, su richiesta del Minisetro, ha presentato una proposta di project financing, che comporta un prolungamento della concessione per risolvere il problema del nodo idraulico di Ivrea ma, nonostante le numerose sollecitazioni, non è giunta alcuna risposta, con il risultato che, a parte i lavori fatti partire dall’Ativa di sua iniziativa, resta il pericolo di allagamenti improvvisi in quella tratta;
è emerso da indiscrezioni e dalla rete che, negli ultimi mesi di attività, il Governo Conte II, in totale assenza di comunicazione al Parlamento o all’opinione pubblica, ha portato avanti operazioni di enorme portata economica nell’ambito delle concessioni autostradali, che comportano proroghe per diverse concessionarie, nonostante il codice dei lavori pubblici di cui al decreto legislativo n. 50 del 2016, all’articolo 178, comma 1, vieti la proroga delle concessioni autostradali per un elementare principio di concorrenza;
il piano, denominato “tabella di marcia”, proponeva principalmente: la proroga di 4 anni (dal 2038 al 2042) della scadenza concessione di Autostrade per l’Italia, accompagnata dall’aumento dei pedaggi del 2,5 per cento all’anno fino alla scadenza e dal conferimento di un valore di subentro di oltre 5 miliardi di euro a favore della concessionaria da parte di chiunque subentrasse, Stato compreso, nel 2042, in cambio della realizzazione della gronda di Genova e altre opere; proroga esplicita di 4 anni (dal 2026 al 2030) della concessione della Torino-Milano in cambio del completamento dell’Asti-Cuneo. Proroga di fatto delle concessioni Ativa (scaduta il 31 agosto 2016) e Torino-Piacenza (scaduta il 30 giugno 2017) fino almeno al 2021, in vista di una gara unica per le due tratte, che metterebbe fuori gioco l’attuale concessionario di Ativa (che per il 18 per cento è di proprietà della Città metropolitana di Torino);
a giudizio dell’interrogante non vi è motivo per riunire in una sola concessione Torino-Piacenza e Ativa, se non quello di restringere ulteriormente la concorrenza in generale, in un settore che raramente vede la presenza di più di due soggetti in una procedura competitiva; in particolare si metterebbe fuori gioco l’attuale concessionaria della rete Ativa, la Ativa SpA, il cui oggetto sociale limita le attività appunto a quella rete; Ativa ha dato buona prova di sé ed è per il 18 per cento patrimonio pubblico in quanto appartenente alla Città metropolitana di Torino, mentre il 41 per cento è nelle mani del gruppo Gavio, attuale concessionario della Torino-Piacenza, che ovviamente si opporrebbe all’estensione dell’oggetto sociale,
si chiede di sapere:
perché non sia stato fatto alcun percepibile passo avanti per attivare le procedure di gara sulle concessioni scadute o in prossima scadenza;
perché non sia stata data alcuna risposta sulla proposta di finanza di progetto formulata da Ativa SpA;
se si intenda accorpare le concessioni Torino-Piacenza e Ativa, chiudendo l’attività di Ativa SpA.