Intese con le confessioni religiose: dopo essersi impegnato in Parlamento, il Governo annuncia che la copertura non c’è più

Un adempimento costituzionale rischia di essere bloccato per coprire una spesa che nulla a che fare con le finalità della legge

Intervento in Aula sull’utilizzo dei fondi dell’8 per mille

Signora Presidente,

qualche settimana fa, durante l’approvazione del cosiddetto “decreto svuota-carceri”, il Governo ha accolto un ordine del giorno a mia firma che lo impegnava, nonostante il prelievo di una consistente somma dalla cosiddetta quota dell’8 per mille destinato allo Stato per coprire una spesa inerente a quel decreto, a mantenere la copertura di quel fondo a proposito di eventuali, nuove Intese da approvare in Parlamento, peraltro già firmate negli scorsi anni dai vari Governi che si sono succeduti. Il rappresentante del Governo, autorevolmente impersonato dal Ministro Severino, aveva accolto l’ordine del giorno. Purtroppo però, la settimana successiva, mentre era in corso l’esame di quel provvedimento alla Camera, abbiamo avuto notizia che non c’è più copertura per le Intese che sono state, lo ripeto, già firmate dai vari Governi, presentate dal precedente Governo per l’approvazione in Parlamento, approvate in Senato e ora in discussione alla Camera.

Ho voluto segnalare questo fatto non soltanto per il venir meno di un impegno appena assunto dal Governo, ma anche per l’esistenza di un adempimento di carattere costituzionale che viene bloccato per l’utilizzo improprio di fondi, peraltro nominalmente di spettanza dello Stato, per coprire una spesa che nulla ha a che fare con le finalità della legge sull’8 per mille.

Ho voluto fare questa segnalazione affinché Lei, signora Presidente, facesse presente al Governo e alla Presidenza del Senato la necessità di una maggiore trasparenza e coerenza nei comportamenti e, più in generale, per sollevare il problema della pari dignità delle confessioni religiose nel nostro Paese, riservandomi di presentare in materia atti di sindacato ispettivo. Però, purtroppo, vi è il rischio che l’iter molto faticoso, durato vent’anni, possa essere bloccato per un uso improprio dei fondi e, soprattutto, di una considerazione impropria delle conseguenze di quest’uso. Sostenere, infatti, che – a causa del prelevamento di una somma dalla quota destinata allo Stato – non c’è più spazio per un’ipotetica nuova casellina di una nuova confessione religiosa, è francamente cosa illogica, assurda e incostituzionale.

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