ItaliaOggi: “Non c’è solo l’Autobrennero. Il senatore Malan rivela che Renzi sta regalando altre concessioni autostradali”

di Tino Oldani

C’è qualcosa di strano, nella politica delle concessioni autostradali. Anzi, qualcosa che puzza di marcio. A dirlo è il senatore Lucio Malan (Forza Italia) che – dopo avere letto su ItaliaOggi di giovedì 17 come il Governo di Matteo Renzi stia regalando al Trentino Alto Adige il rinnovo fino al 2045 della concessione dell’Autostrada del Brennero, aggirando così l’obbligo di una gara europea – ora va oltre, e denuncia altri casi simili. Primo fra tutti, quello della Brescia-Padova: anche questo, sostiene Malan, un ricco regalo politico dai contorni discutibili. Ma andiamo con ordine.

Pochi giorni fa, Malan è intervenuto al Senato contro la riforma del Senato renziana, per vari motivi. Per non annoiare il lettore, e restare sul nostro tema, ne ricordo due tra quelli da lui indicati. Primo: non è vero che la riduzione del numero dei senatori farà spendere meno soldi allo Stato. Il risparmio previsto sarà di appena 40 milioni di euro. Briciole in confronto ai regali che il Governo sta elargendo per avere partita vinta. Basta pensare (secondo motivo) ai 16 miliardi distribuiti a destra e a manca, assegnando senza gara europea le concessioni autostradali scadute. «Oggi ci sono soltanto due tratte autostradali assegnate per concessione», ha precisato Malan in Senato. «Si tratta della Pompei-Salerno e della Roma-Latina, e siamo ancora in attesa di conoscere il risultato di queste gare. Tutte le altre concessioni sono invece il frutto dell’acquisto di pacchetti azionari o di cessioni, mai di una gara».

Parlando con ItaliaOggi, Malan aggiunge: «L’Autobrennero è la prima autostrada per redditività in Italia, come dimostrano i dati dell’Istituto per la vigilanza sulle concessioni autostradali. Con i suoi 160 milioni di margine lordo l’anno, il giro di poltrone lautamente retribuite, le assunzioni clientelari e gli appalti per la manutenzione, si tratta di un centro di potere formidabile per una regione come il Trentino Alto-Adige. Gli enti locali della Regione sono i veri azionisti dell’autostrada, e il Governo – avendo scelto la «gara in house» per rinnovare la concessione, aggirando così l’obbligo della gara europea – di fatto ha rinunciato a incassare 4-5 miliardi di euro. Un regalo enorme, per cui non stupisce che i senatori alto-atesini siano tra i più entusiasti nel votare la riforma del Senato». La vicenda, sostiene Malan, fa il paio con quanto è successo per il rinnovo della concessione della Brescia-Padova, che è la seconda più ricca in Italia per redditività.

Qui il Governo Renzi entra in scena a cose quasi fatte, avallando in pratica quanto aveva combinato l’Esecutivo di Mario Monti, dove il ministro delle Infrastrutture era Corrado Passera, ex ad di Banca Intesa. In breve: in vista della scadenza della concessione, fissata per il 2013, gli azionisti della Brescia-Padova nel 2012 chiesero e ottennero dal Governo una proroga. Guarda caso, il primo azionista (51%) era Banca Intesa, da cui proveniva il ministro Passera, affiancata con quote minori dalla Astaldi, dalla famiglia Tabacchi, oltre a 17 enti locali delle province di Brescia, Bergamo, Verona, Vicenza e Venezia. Grazie alla proroga, il nuovo vertice di Banca Intesa (Carlo Messina) decise di smantellare le «operazioni di sistema» che erano state messe in piedi dall’ex ad Passera nel settore delle grandi infrastrutture. Risultato: il pacchetto di controllo della Brescia-Padova, insieme a quello della collegata A31 Vicenza-Piovene-Rocchetta (la Valdastico), è stato ceduto nell’agosto scorso alla spagnola Abertis, che da dieci anni cercava di mettere piede nel ricco mercato autostradale italiano. Il tutto in cambio di 1,2 miliardi di euro. Non solo: con l’annuncio della cessione, è arrivata anche la nuova concessione, fino al 2026, da parte di Renzi.
Dettaglio curioso: tra gli oppositori più scatenati contro la cessione dell’autostrada agli spagnoli si era segnalato più volte, in passato, il sindaco di Verona, Flavio Tosi, ex leghista, che ora se ne sta zitto e buono, è tutto pappa e ciccia con Renzi, mentre tre senatori a lui vicini sono pronti a votare la riforma del Senato.

Accusa Malan: «È evidente che lo Stato avrebbe potuto incassare direttamente quel miliardo e due, al posto di Banca Intesa e dei soci privati, se Monti e Passera avesse rispettato la normativa europea: riprendersi la concessione e indire una gara pubblica. Cosa che non è stata fatta e, purtroppo, si continua a non fare – tanto è vero che il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ha più volte ribadito che la soluzione della gara «in house», già adottata per consegnare l’Autobrennero agli enti locali del Trentino Alto Adige, dovrà essere messa in campo anche per la concessione di Autovie Venete Spa, in scadenza nel 2017».

Anche in questo caso la posta in gioco è elevata: basti pensare che alla holding Autovie Venete Spa fanno capo la Venezia-Trieste, la Tangenziale di Mestre, la Palmanova-Udine, la Portogruaro-Pordenone-Conegliano e la Villesse-Gorizia. Un fatturato ricco, più un giro di poltrone e di clientele al quale gli enti locali del Friuli Venezia Giulia non intendono rinunciare. Ecco perché l’intesa politica sulla «gara in house», annunciata di recente dal ministro Delrio e dalla governatrice del Friuli, Debora Serracchiani, lascia intuire che anche in questo caso l’Europa sarà beffata, a favore di un clientelismo mascherato da «difesa dell’Italianità».

Torna in alto