Il senatore berlusconiano Malan analizza il voto emiliano con amaro sarcasmo: “In Piemonte abbiamo tenuto solo perché non ci sono state le elezioni”. E invita i dirigenti locali a lavorare per i prossimi appuntamenti con le urne, a partire dalle amministrative.
[…] «La proposta della Lega, che ha saputo innovarsi, cambiare e parlare chiaro, è passata. La nostra no». Il giorno dopo la batosta, più dura del previsto, «non si può far finta di niente. Dobbiamo ripartire e convincere i nostri elettori che vale la pena votare per noi». Già, ma come? Magari proprio imparando da Matteo e spiegando, come non si è fatto, che con l’altro Matteo non c’è niente da spartire che non siano le riforme e la legge elettorale. «A chi vota il centrodestra non piace la politica arruffona di Renzi, che aumenta le tasse mascherando diminuendone qualcuna. A noi – spiega Malan, tra i più navigati parlamentari e, pur vicino ad Arcore, non intimorito nel chiedere qualche ricambio ai vertici – è mancata e manca una visione complessiva da poter offrire per chiedere consenso. Parliamo a gente lontana dal renzismo-leninismo e che ha visto nel Patto del Nazareno quasi un tradimento, una svolta. Non è così, ma il messaggio passato è quello». […]
Quel che non funziona in casa Forza Italia è parecchio, «ma non credo che chi non ha votato per noi torni a farlo solo se cambia qualche nome nell’organigramma. Uno non vota se va via Verdini o se si fa da parte Toti. Vota o non vota se la proposta e il posizionamento e le proposte sono chiare”. […]
Scampato il pericolo di uscire in Piemonte più a pezzi di quanto non sia accaduto in primavera, all’orizzonte e neppure troppo lontano si profilano le elezioni per il Comune di Torino. A suggerirgli il tema, Malan lo coglie come una palla al balzo: «Ecco, pensiamo a quanto voti la Lega ha preso in Emilia Romagna, dove con Bossi non toccava terra. Perché non si potrebbe invertire, pure a Torino, la tendenza?”