Lo Stato trae la sua legittimazione dal fatto che garantisce i diritti fondamentali dei Cittadini – in questo caso, la loro sicurezza

Dopo due anni nei quali si è ricorsi a ogni possibile norma e a ogni possibile espediente per allargare le maglie dell’immigrazione clandestina, misure per reintrodurre un controllo – a tutela degli Italiani e degli immigrati regolari – e assunzioni nelle Forze dell’Ordine

Intervento in Aula nella discussione del decreto-legge in materia di sicurezza pubblica

Signor Presidente,

assistendo ai lavori del Parlamento – e, in particolare, ai lavori del Senato, nelle Commissioni e in Aula – e poi guardando la rappresentazione che ne viene fatta dall’Opposizione sui mezzi di comunicazione, sembra di vivere due realtà del tutto diverse. Sui mezzi di comunicazione di massa ci viene detto che la Maggioranza e il Governo si stanno occupando soltanto di determinate e singolari vicende giudiziarie e che tutto il resto viene trascurato. Noi sappiamo però – lo sappiamo noi della Maggioranza, il Governo, e lo sa anche l’Opposizione – che qui, in realtà, ci si occupa di tutt’altro. Oggi, ad esempio, ci occupiamo di un decreto sulla sicurezza pubblica.

In queste poche settimane (siamo ad appena tre mesi dall’insediamento dal Governo, con tutti gli adempimenti necessari), come promesso in campagna elettorale, è già stata abolita l’ICI sulla prima casa, c’è stata la detassazione degli straordinari ed è stato approvato un provvedimento per la rimodulazione dei mutui, che tante difficoltà creano alle famiglie che devono pagare rate di mutui a tasso variabile. Inoltre, è stato risolto l’enorme problema – che giaceva da anni, con grave danno a Napoli, alla Campania e, di riflesso, a tutto il nostro Paese – dello smaltimento dell’immondizia in quell’area. È stato, poi, varato il “Piano casa”, che da ottobre farà partire un piano di investimenti di 800 milioni per venire incontro alle difficoltà delle famiglie con i redditi più bassi. Ci sono già stati dei provvedimenti per liberare il lavoro, per fare in modo che quelle possibilità reali e produttive di lavoro non vengano soffocate da norme che, in realtà, rendono impossibile le assunzioni e obbligano, di conseguenza, o a rinunciare a quel rapporto oppure costringono a rapporti di lavoro sommersi, illegali, senza pagare le imposte e senza tutele per i lavoratori. A partire dal gennaio 2009, sarà abolito il cumulo delle pensioni e dei redditi.

Infine, dopo decenni in cui si andava alla giornata, è stato varato un piano dell’energia. L’Italia è il più grande importatore del mondo di energia dall’estero ed è il Paese d’Europa dove si paga l’energia più cara, con un margine rispetto agli altri Paesi non di 2-3 punti percentuali, ma di 30-40 e a volte 60 punti percentuali in più. Ciò con ovvi riflessi sia sul bilancio delle famiglie, sia sulla competitività delle aziende. Si è ampiamente avviata – e nelle prossime settimane verrà completata al Senato – una manovra che, oltre a contenere parecchie altre misure oltre a quelle che ho già menzionato, va nella direzione di un pareggio di bilancio, come da impegni presi dal precedente Governo in sede di Unione europea.

Certo, pur salvaguardando i settori più importanti come la Sicurezza e la Sanità, questa manovra comporta delle riduzioni di spesa che devono essere assorbite, a volte con qualche difficoltà. Ricordo, però, che, durante la campagna elettorale, il candidato alla Presidenza del Consiglio del Partito Democratico, all’epoca alleato con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro – non sappiamo se oggi lo sia ancora – aveva promesso di tagliare la spesa di 15 miliardi di euro all’anno. Attualmente stiamo affrontando tagli che si aggirano sui 10 miliardi. Non si capisce, quindi, da quale presupposto partano le critiche che vengono rivolte. Partono dal presupposto di avere detto in campagna elettorale qualcosa che non si intendeva realizzare o che proprio non si pensava? O, forse, si tratta di qualche altro fenomeno inspiegabile?

Così come è inspiegabile l’intervento del senatore Serra, che mi ha preceduto, il quale si è lamentato della impossibilità di vedere approvati gli emendamenti presentati. Ricordo al senatore Serra – che mi sembra abbia lasciato l’Aula – che siamo alla terza lettura di questo provvedimento e che nella prima sono stati approvati molti emendamenti, diversi dei quali presentati dall’Opposizione. Non dovrebbe sfuggire che un decreto-legge, che deve essere convertito in legge entro 60 giorni, prima o poi deve arrivare all’ultima lettura in cui è dovere del relatore esprimere un parere contrario sugli emendamenti perché altrimenti, se si continua a modificarne il testo, non si arriva mai alla conversione. Questo vale persino per un disegno di legge, figurarsi per un decreto-legge. Allo stesso modo, ha destato il mio stupore la senatrice Della Monica che, nel suo pur garbato intervento, ha rimproverato al presidente del mio Gruppo, senatore Gasparri, di avere citato testualmente una frase di Giovanni Falcone – il quale ricordava che la Magistratura spesso ha rivendicato la propria indipendenza, lasciandosi in realtà troppo spesso irretire surrettiziamente dalle lusinghe del potere politico. Dopo aver rimproverato al senatore Gasparri di avere citato testualmente – e, di conseguenza, ciascuno lo interpreta nel modo che ritiene opportuno, anche se a me sembra piuttosto chiaro – il pensiero che a suo tempo espresse il compianto Giovanni Falcone, ha ritenuto di sostenere che Giovanni Falcone non avrebbe votato a favore della conversione di questo decreto. Ebbene, francamente, ci troviamo di fronte a una contraddizione che si svolge nel giro di due semplici periodi.

Di fronte a tali contraddizioni, possiamo serenamente procedere alla conversione del decreto al nostro esame che, invece, è perfettamente coerente con gli impegni assunti durante la campagna elettorale, con quanto la nostra maggioranza ha fatto tra il 2001 e il 2006 e, soprattutto, con le necessità dei Cittadini che hanno bisogno di maggiore sicurezza e, quindi, delle misure contenute in questo decreto che, ad esempio, intervengono sul settore dell’immigrazione. Faccio presente che, in tale settore, per due anni si è ricorsi a ogni possibile norma e a ogni possibile espediente per allargare le maglie e per ridurre i controlli.

Con questo provvedimento noi abbiamo reintrodotto alcuni positivi elementi di controllo, nell’interesse degli immigrati stessi oltre che, naturalmente, degli Italiani. Abbiamo previsto, ad esempio, l’espulsione per coloro che sono condannati a pene superiori ai due anni ed è stata introdotta una serie di misure importanti, di cui hanno parlato più ampiamente il relatore e altri Colleghi, perché la sicurezza è un diritto primario per ciascuno. Ricordo che lo Stato trae la sua legittimazione dal fatto che garantisce i diritti fondamentali dei Cittadini. Tale garanzia sta alla base del diritto dello Stato di esigere le imposte, di richiedere dai Cittadini determinati comportamenti, di esercitare tutte quelle funzioni che gli spettano. Lo Stato, però, innanzitutto – con la sua organizzazione, con i suoi apparati, con le sue forze dell’ordine – deve difendere la sicurezza dei Cittadini.

A tal proposito, richiamo l’attenzione del Governo sull’ordine del giorno G100, da me presentato affinché tenga in considerazione la situazione di coloro che – dopo avere encomiabilmente servito il nostro Paese nell’Esercito, spesso in missioni internazionali – ora si trovano in attesa di essere immessi, come da bando di concorso, nelle Forze dell’Ordine, che sono fondamentali per garantire la sicurezza. Le norme che stiamo approvando naturalmente sono utilissime; altre verranno approvate con il disegno di legge sulla pubblica sicurezza che esamineremo nel prossimo futuro, ma senza il lavoro delle Forze dell’Ordine tutto sarebbe vano. Dobbiamo, perciò, essere riconoscenti all’opera di queste persone che, giorno per giorno, tra mille difficoltà, a volte tra l’ostilità di certi settori dell’arco politico, lavorano mettendo a repentaglio la loro vita per difendere la nostra sicurezza.

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