Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi senatori, illustri ospiti presenti, quando si parla di Shoah, e cioè di quella tempesta devastante – questo vuol dire la parola che è stata costituita dallo sterminio del popolo ebraico sotto il regime nazionalsocialista in Germania e in altri Stati europei – si usa spesso l’espressione «mai più». Ci sono stati molti altri genocidi o tentativi di genocidio nella storia e molti altri gravi episodi di massacri di ebrei. Ma le dimensioni della Shoah, i milioni e milioni di vittime, il suo contesto moderno, con al centro il colto popolo tedesco, la sua programmazione industriale, il coinvolgimento di altre Nazioni di lunghissima civiltà come l’Italia, l’antichità plurimillenaria del popolo ebraico e la sua straordinaria influenza sulla civiltà europea e occidentale, lo rendono un fatto unico: un abisso di infamia, la negazione di ciò che è l’umanità.
Giusto e doveroso dire mai più, e ricordare quanto avvenne, coltivarne la memoria, ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti, come la nostra cara collega Liliana Segre – oggi impegnata in altre commemorazioni – e studiare quei fatti in tutti i loro aspetti. Tanto più che oggi c’è chi nega la realtà dello sterminio, e negare è premessa per replicare.
Per questo il Parlamento italiano ha approvato nel 2016 una norma che fa del negazionismo della Shoah un’aggravante per chi compie o istiga a compiere reati. sulla base di esso.
Non dobbiamo dimenticare che nella stessa Aula, dove pochi anni fa approvata questa legge e nel 2000 fu approvata l’istituzione del Giorno della memoria, nel 1938 furono approvate le infami leggi razziali. Conseguenza di quelle leggi – sia pure indiretta – fu, dopo pochi anni, la deportazione da Roma e da tutta Italia di migliaia e migliaia di ebrei, tra i quali il nonno della senatrice Mieli, che ci onora di essere nel nostro Gruppo. Pochissimi di loro fecero ritorno dai campi di sterminio.
Non va dimenticato che a preparare quelle leggi ci fu il manifesto della razza, firmato solo da scienziati, tutti prestigiosi docenti universitari; scienziati di una scienza prona a un’ideologia, il cui antisemitismo aveva radici nei vari filoni dell’antisemitismo storico, tra cui, sia pure secondariamente, la radice cristiana, fatto che da cristiano è doloroso, ma doveroso ricordare. Ma in quell’ideologia era soprattutto forte l’aspetto “pretesamente” scientifico e ateistico, per il quale la selezione darwiniana era non solo la causa unica della nascita della specie umana, ma anche un valore sociale e politico. E, poiché le moderne comodità e l’idea – ritenuta inaccettabile – che ogni vita umana è degna avevano fortemente indebolito la selezione naturale, occorreva l’eugenetica e la soppressione di chi non era adatto e indeboliva la razza.
Queste teorie, già allora assai diffuse, oggi non sono scomparse. Non dobbiamo poi dimenticare che, con la fondazione dello Stato di Israele, è arrivato l’antisemitismo vestito da antisionismo, a forte componente islamica, ma non solo. Ricordiamo – per limitarci ai fatti avvenuti in Italia – gli attentati a Fiumicino nel 1973 e, dodici anni dopo, con 48 morti e decine di feriti, e solo a pochi passi da qui, davanti alla grande sinagoga, l’attentato in cui morì Stefano Gaj Taché di due anni, e 40 furono i feriti, tra cui il fratello di Stefano.
Ricordiamo anche le innumerevoli risoluzioni presso le Nazioni Unite contro lo Stato di Israele, più numerose di tutte le altre risoluzioni contro altre violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani sommate insieme.
Dunque, mai più tutto questo. Mai più ritenere che ci sia chi non è degno di vivere e che lo Stato possa sopprimere il senso di umanità e le libertà naturali in nome di ideali o di esigenze più alte.
Oltre alla memoria, oggi abbiamo un altro grande scudo, la Costituzione, che stabilisce principi e limiti invalicabili anche per le leggi stesse. In nessun modo potrebbero essere accettate e approvate norme come quelle del 1938, con le loro tragiche conseguenze, anche perché la libertà di espressione consentirebbe di opporvisi. La Costituzione va dunque difesa ogni giorno, mai disapplicata o interpretata in modo creativo e arbitrario.
Dunque mai più Shoah, mai più dignità umana calpestata. Teniamo vivo il ricordo e voglio farlo ricordando il versetto di Isaia da cui è tratto il nome del memoriale della Shoah che c’è a Gerusalemme, lo Yad Vashem, in cui ha detto: «E per loro concederò nella mia casa e dentro le mie mura un memoriale e un nome», Yad Vashem, […] «darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato.».